domenica 30 settembre 2012
venerdì 28 settembre 2012
lunedì 24 settembre 2012
venerdì 21 settembre 2012
giovedì 20 settembre 2012
Darwiniana
La compassione e l'empatia per il più
piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa ricevere
in dono.
Una gran parte delle emozioni più
complesse sono comuni agli animali più elevati ed a noi. Ognuno può aver veduto
quanta gelosia dimostri il cane se il padrone prodiga il suo affetto ad
un'altra creatura; ed io ho osservato lo stesso fatto nelle scimmie. Ciò
dimostra che non solo gli animali amano, ma sentono il desiderio di essere
amati.
domenica 16 settembre 2012
Utopie
Le utopie appaiono oggi assai
più realizzabili di quanto non si credesse un tempo. E noi ci troviamo
attualmente davanti ad una questione ben più angosciosa: come evitare la loro
realizzazione definitiva? ...
Le utopie
sono realizzabili. La vita marcia verso le utopie. E forse un secolo nuovo
comincia; un secolo nel quale gli intellettuali e la classe colta penseranno ai
mezzi d'evitare le utopie e ritornare ad una società non utopistica, meno
"perfetta" e più libera.
(Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev)
venerdì 14 settembre 2012
giovedì 13 settembre 2012
mercoledì 12 settembre 2012
sabato 8 settembre 2012
Fobia
C’è chi ha paura dei ragni, chi degli
scarafaggi, chi dei topi. Io ho paura delle persone.
Sia chiaro, ho paura anche
di ragni, scarafaggi e topi, ma delle persone ho più paura. Non so perché.
Perché uno ha paura dei ragni? Non lo sa. Non è perché sono pericolosi. Tutti
sanno che i ragni non sono pericolosi, almeno qui da noi. Certo, se si va in
quei posti dove sono grandi come tigri, ruggiscono come tigri e hanno la forma
di tigri è un altro discorso, ma qui da noi sono innocui come ragni. Da un certo
punto di vista sono anche buffi. Non ho idea da quale ma da un qualche punto di
vista lo saranno pure. Dopotutto c’è gente che trova buffe le battute di Ezio
Greggio, figuriamoci se non si può trovare buffo un ragno. Io ho molta più
paura delle battute di Ezio Greggio che dei ragni. Quando vado a dormire, prima
di spegnere la luce, controllo sempre in tutti gli angoli che non ce ne sia una
nascosta. Con le persone è più o meno la stessa cosa: non ho paura perché sono
pericolose, ho paura e basta. Tutte le mie giornate sono organizzate in modo da
entrare in contatto col minor numero di persone possibile, per il più breve
tempo possibile e nel modo più impersonale possibile. Per esempio vado a fare
la spesa solo quando ho esaurito tutte le scorte di tonno in scatola, sottaceti
e lepisme, e vado sempre nel primo pomeriggio, cioè quando al supermercato c’è
al massimo qualche commesso troppo concentrato a essere un commesso per fare
caso a me. Ma una giornata perfetta è una giornata in cui non devo fare la spesa.
Una giornata veramente perfetta è una giornata in cui non esco proprio di casa.
Perché? Forse uno psicanalista saprebbe rispondermi, ma uno psicanalista è
molto peggio della spesa. Se avessi il coraggio di trovarmi faccia a faccia da
solo con uno psicanalista, non avrei certo bisogno di uno psicanalista.
Non è odio, è solo paura. Per odiare una persona bisogna avere un motivo, è da stupidi odiare a prescindere. Per esempio io odio quello che abita al piano di sopra perché è un grande appassionato di spostamento di mobili. Appena ha cinque minuti liberi, si mette a spostare il mobilio per tutta la casa. Forse è uno con un sacco di mobili, milioni e milioni di rumorosissimi mobili, oppure sposta da anni la stessa credenza, non saprei dire, ma se la smettesse di fare tutto quel rumore io non lo odierei più. Non sono uno che porta rancore. Se si dedicasse a qualcosa di più silenzioso, tipo morire, non lo odierei più. Io non odio le persone. Mi piace spiarle dalla finestra quando passano in strada, ascoltare quello che dicono o anche annusarle, quando riesco a farlo senza sporgermi troppo. A volte prendo la videocamera e le filmo. È molto interessante poter apprezzare tutti i dettagli di una persona con lo zoom 24x. In un certo senso si potrebbe quasi dire che le persone mi piacciono. Se però ne trovo una nel ripostiglio o sul piatto della doccia, prendo la scopa e l’ammazzo.
Non è odio, è solo paura. Per odiare una persona bisogna avere un motivo, è da stupidi odiare a prescindere. Per esempio io odio quello che abita al piano di sopra perché è un grande appassionato di spostamento di mobili. Appena ha cinque minuti liberi, si mette a spostare il mobilio per tutta la casa. Forse è uno con un sacco di mobili, milioni e milioni di rumorosissimi mobili, oppure sposta da anni la stessa credenza, non saprei dire, ma se la smettesse di fare tutto quel rumore io non lo odierei più. Non sono uno che porta rancore. Se si dedicasse a qualcosa di più silenzioso, tipo morire, non lo odierei più. Io non odio le persone. Mi piace spiarle dalla finestra quando passano in strada, ascoltare quello che dicono o anche annusarle, quando riesco a farlo senza sporgermi troppo. A volte prendo la videocamera e le filmo. È molto interessante poter apprezzare tutti i dettagli di una persona con lo zoom 24x. In un certo senso si potrebbe quasi dire che le persone mi piacciono. Se però ne trovo una nel ripostiglio o sul piatto della doccia, prendo la scopa e l’ammazzo.
(Pubblicato da :
incomaemeglio.blogspot.com/)
venerdì 7 settembre 2012
giovedì 6 settembre 2012
sabato 1 settembre 2012
Mare
Profonde lontananze di luce
dischiudono orizzonti al di là dell'orizzonte, e perciò il mare si fa simbolo
del senza-confine che impaurisce chi abita terre protette, intimi focolari,
passioni quiete che nessuna gioia ha mai fatto danzare, alcun dolore inabissato.
Il mare conosce la danza e l'abisso, ma chi sono coloro che hanno abbastanza
cuore per questo? I signori della terra? Gli uomini di carattere? No, la
superficie del mare è troppo pura per i loro occhi, e loro sono troppo
sgraziati e avidi di territorio per prendere il largo con la semplicità del
navigante che incoraggia il suo cuore. E prende a conoscere come il piacere
si intreccia con il dolore, la maledizione con la benedizione, la luce del
giorno con il buio della notte, e come tutte le cose sono nel mare incatenate,
intrecciate, innamorate senza una visibile distinzione perché l'abisso, che
tutte le cose sottende, vuole che così si ami il mondo. Le linee del mare sono infatti la
profondità dell'abisso e il senza confine dell'orizzonte, due dimensioni che
inquietano l'anima, incapace di vivere senza i segni del mondo, ma non il cuore
che non dice al dolore «sparisci» e all'amore «calmati». A differenza
dell'anima che vuole il mondo, il cuore anela a cose più lontane, più abissali,
più indistinte nei loro indiscernibili confini e, come il mare, vuole se
stesso, come l'onda, vuole il ritorno, come il vento, vuole tempesta e, come
l'abisso, vuole profondità. In questo senso il mare è la metafora
del cuore come la terra lo è dell'anima, perché a differenza dell' anima, che
da quando è nata è sempre in cerca di salvezza, nel cuore c'è quella voglia di
terre non ancora scoperte che solo il mare può concedere a chi non teme il
senza-confine dischiuso da quegli spazi senza meta dove neppure il tempo conosce
altra segnalazione se non quella offerta dalla luce e dal buio: la luce di
mezzogiorno che cancella tutte le ombre e il buio della notte dove la luna
diffonde il suo raggio solo per ingannare con le ombre. Il senso del mondo si
capovolge e l'incalcolabile, che sulla terra incute timore, diventa atmosfera
del cuore costretto a non fidarsi né della calma trasognata dell'acqua né del
suo burrascoso inabissarsi ed elevarsi, quando la costa è scomparsa e lo spazio
e il tempo appaiono nel loro assoluto.
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