venerdì 30 agosto 2019

Cuore di legno



Il mio vicino di casa è robusto.
È un ippocastano di corso Re Umberto;
ha la mia età ma non la dimostra.
Alberga passeri e merli, e non ha vergogna,
in aprile, di spingere gemme e foglie,
fiori fragili a maggio,
a settembre ricci dalle spine innocue
con dentro lucide castagne tanniche.
È un impostore, ma ingenuo: vuole farsi credere
emulo del suo bravo fratello di montagna
signore di frutti dolci e di funghi preziosi.
Non vive bene. Gli calpestano le radici
i tram numero otto e diciannove
ogni cinque minuti; ne rimane intronato
e cresce storto, come se volesse andarsene.
Anno per anno, succhia lenti veleni
dal sottosuolo saturo di metano;
è abbeverato d’orina di cani,
le rughe del suo sughero sono intasate
dalla polvere settica dei viali;
sotto la scorza pendono crisalidi
morte, che non saranno mai farfalle.
Eppure, nel suo tardo cuore di legno
sente e gode il tornare delle stagioni. 
 
Primo Levi, Cuore di legno


 


Wave








mercoledì 28 agosto 2019

lunedì 26 agosto 2019

Cup




Ancient Attic Greek drinking cup in the shape of a dog’s head,
 from the necropoli di Celle at Falerii (4th c BCE) 





 

Cuore










sabato 24 agosto 2019

venerdì 23 agosto 2019

Virus



Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga.

The Matrix


 Se l'Amazzonia avesse la forma di una cattedrale
oggi il mondo sarebbe commosso





Amazzonia















Deforestazione




Il ritmo col quale viene distrutta l'Amazzonia è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, e nei primi 7 mesi del 2019 la deforestazione nella foresta pluviale è aumentata del 67% rispetto al 2018, segnando l'avanzamento più rapido di sempre. 
Secondo il sistema di monitoraggio satellitare dell'Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale brasiliano (Inpe), nel solo mese di luglio 2019 si è concretizzata la distruzione di 2.255 chilometri quadrati di foresta, che equivale alla superficie dell'intero Lussemburgo.
Ma il dato, che è di per sé allarmante, non è l'unico a preoccupare gli ambientalisti in questo frangente. Infatti la notizia forse persino peggiore è che questo aggiornamento sulla situazione della foresta amazzonica potrebbe essere l'ultimo che ci perviene. Il mondo, dalla pubblicazione di questi dati in poi, potrebbe essere tenuto completamente all'oscuro circa la velocità con cui si persegue la distruzione del polmone del pianeta.
Il presidente Bolsonaro però si ostina a sostenere che i numeri dell'Inpe sarebbero falsi. "Cattivi Brasiliani osano fare campagne con numeri falsi contro la nostra Amazzonia" ha dichiarato il presidente, con il risultato secondo lui che la notizia "ha minato l'immagine del Brasile all'estero". E ancora "dobbiamo superare tutto questo" ha dichiarato Bolsonaro "per mostrare al mondo che il governo è cambiato e che l'Amazzonia appartiene solo a noi".  




 

mercoledì 21 agosto 2019

You see?



If I had a world of my own, everything would be nonsense. Nothing would be what it is, because everything would be what it isn’t. And contrary wise, what is, it wouldn’t be. And what it wouldn’t be, it would. You see?

Lewis Carroll, Alice in Wonderland





Tintarella









Oh yes












lunedì 19 agosto 2019

domenica 18 agosto 2019

sabato 17 agosto 2019

Frammenti



                Claudio Magris




Thanks



Potrò mai ringraziarvi, compagni sconosciuti,
disponibili sempre a offrire amore e vino
sperduti in questo mondo non a grandezza d'uomo
e nemmeno di donna, e neanche di bambino
provincia di una vita che dovrà pur finire,
Potrò mai ringraziarvi,
compagni a venire

Claudio Lolli, Bologna, 28 marzo 1950 / Bologna, 17 agosto 2018
 








giovedì 15 agosto 2019










Camere anecoiche



Le camere anecoiche sono i luoghi più silenziosi sulla Terra: il loro “rumore di fondo” è misurato in decibel negativi. Dopo qualche minuto nella camera, puoi sentire il battito del tuo cuore e il sangue che circola nelle tue orecchie, e in alcuni casi diventa difficile orientarsi e stare in piedi.

Chi vive immerso nei rumori delle grandi città spesso può trovarsi a desiderare un po’ di pace. Ma persino il silenzio, se troppo, può arrivare a far male. Nelle camere anecoiche, infatti, nessuno è mai riuscito a stare più di 45 minuti.
Uno degli esempi più notevoli di camera anecoica è quella degli
Orfield Laboratories, in Minnesota. Si tratta di un luogo così silenzioso che il rumore della stanza deve essere misurato in decibel negativi (-9,4 dBA).
Nella stanza, quando le orecchie di chi vi entra iniziano ad adattarsi, è possibile udire ogni singolo rumore del proprio corpo. Si sente il cuore battere, il sangue scorrere nelle orecchie, lo stomaco rumoreggiare. Nella camera anecoica, il suono sei tu.
Queste stanze vengono usate dalle aziende per testare i prodotti, misurandone l’esatta rumorosità. La NASA le ha usate per aiutare gli astronauti ad adattarsi al silenzio della spazio.
Dal momento che l’orientamento si basa anche sugli indizi acustici, nelle stanze anecoiche è addirittura difficile orientarsi
e persino stare in piedi. Il corpo perde moltissimi indizi che, di norma, utilizza per interagire con lo spazio che lo circonda.






mercoledì 14 agosto 2019

Messaggi



Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole, ma che appunto perciò mi si presentano come decisivi. Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell’esistenza ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare ma il modo d’essere generale di tutto. Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni.

Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore






martedì 13 agosto 2019

Cogli conchiglie



Primo per bellezza è sempre il cielo,
poi viene il mare, dopo ancora i baci,
il glicine e il suo viola, l’amor fati,
poi l’onda conclusiva del pensiero.
Ultravioletta monta la marea
sopra la sabbia rimane una medusa,
ributtala nel mare dell’Idea
permetti all’onda di portarti via.
Cogli conchiglie e fanne poesia 
 
Francesca Genti, Mare d’inverno








Vista



La villa era in cima a un colle. Dalla terrazza sul davanti si godeva una splendida veduta di Firenze; dietro c'era un vecchio giardino, con pochi fiori ma con begli alberi, siepi di bosso tosato, vialetti erbosi e una grotta artificiale dove una cascatella d'acqua sgorgava fresca e argentina da una cornucopia. Costruita nel '500 da un nobile fiorentino, la villa era stata venduta dai suoi impoveriti discendenti a certi inglesi, e costoro l'avevano data temporaneamente in prestito a Mary Panton.
(…) Adesso, in giugno, quando stava a casa, Mary passava buona parte della giornata sulla terrazza, da cui vedeva le cupole e le torri di Firenze, oppure nel giardino sul retro.
Nelle prime settimane del suo soggiorno aveva dedicato molto tempo ai monumenti, aveva trascorso mattinate piacevoli agli Uffizi e al Bargello, visitato le chiese e vagabondato a caso per le vecchie vie; ma adesso scendeva di rado a Firenze, salvo per andare a pranzo o a cena con amici. Si contentava di starsene in giardino, a leggere un libro, e se aveva voglia di uscire preferiva salire sulla sua Fiat e girare per la campagna. Niente superava l'incanto di quel paesaggio toscano, con la sua raffinata semplicità; e quando gli alberi da frutto furono in fiore, e i pioppi si ammantarono di foglie, di un color tenero esultante tra il perenne grigioverde degli ulivi, lei si era sentita nell'animo una leggerezza che aveva creduto le fosse per sempre preclusa.

W. Somerset Maugham, In villa 







 

lunedì 12 agosto 2019

venerdì 9 agosto 2019

Poete


le mamme delle poete si siedono sul divano,
è tardo pomeriggio e aspettano le figlie.
le vedo dalla cima di una stella;
accendersi una sigaretta, farsi un bicchiere,
incrociare e scrociare le gambe,
girare gli anelli, mangiarsi le unghie.
le madri delle poete sono inquiete,
è tardo pomeriggio e aspettano le bimbe,
poete appunto, non luminari della scienza,
né capitane d’industria o avvocatesse,
non donne che sanno organizzarti una casa,
una vacanza, un veglione per cento persone,
poete appunto, inabili alla vita,
perennemente offese dalla durezza della realtà,
le vene azzurrate di micro apocalissi,
e una passione smodata per le ciliegie sotto spirito
(ma niente soldi per il dentista).
nell’attesa che le separa dalla visita
si chiedono veloci dove avranno sbagliato,
le rivedono in stellina dentro i cieli,
quando erano soltanto puro desiderio
senza ombra di dubbio, e una felicità,
morbida e tiepida, dalla nuca profumata,
quando dicevano le cose buffe a tavola
e aspettavano sveglie i topini dei denti.
forse le avevano allattate poco
o lasciate troppo davanti alla televisione,
saranno stati i campi steineriani?
o la sopravvalutata pedagogia montessoriana?
più acqua? meno acqua?
più luce, madre mia, ancora sulla terra.
le madri delle poete sembrano marat,
nel celebre quadro al british museum,
o vecchie ofelie preraffaellite,
nel famoso dipinto alla tate gallery,
sdraiate sui cuscini del divano,
confuse con i fiori dei tessuti,
il vino rovesciato lungo i polsi,
allorché queste figlie poete,
(un tempo così brillanti e allegre,
un tempo così belle e in salute),
si mettono comode, si tolgono le scarpe
e raccontano di problemi esistenziali,
o come si sono fatte fottere marito e lavoro
da qualcuna più giovane e furba
(qualcuna la cui madre avrà allattato meglio
e di sicuro cucinato tutte quelle torte
che nell’abbaglio delle loro giovinezze
loro mai si sono sognate di architettare).
le mamme delle poete reagiscono
ognuna a suo modo alla cattiva sorte,
se sono di indole frivola
partiranno per un lungo viaggio,
per un tour di shopping compulsivo,
che manco elton john nei momenti più bui.
se sono inclini alla saccenza
chioseranno “l’avevo capito da quella poesia”
(le madri delle poete infatti
tendono a leggere l’opera delle figlie,
con approccio gossipparo,
come una sorta di Eva Tremila).
se sono di indole lugubre
si chiuderanno in un atroce silenzio
e puzza amara sarà, fino ai prossimi natali.
le rivedono in stellina fluorescente,
ballare a ferragosto sulla spiaggia,
così carine nei loro costumi di sirena,
così della vita fiduciose,
pescioline nel brillare della luna,
di ogni marea, di ogni compleanno,
di ogni adorazione del piedino
(tutti gli altari d’oro dell’infanzia).
forse le avevano allattate troppo,
o quella volta giù dal seggiolone,
sarà stata la baby sitter isterica?
o i racconti horror della zia?
più vino? un po’ di vino?
più luce madre mia, ancora sulla terra.

Francesca Genti, Le mamme delle poete








Sobrietà







 




giovedì 8 agosto 2019

martedì 6 agosto 2019

Burning





LA SIBERIA BRUCIA

Una serie di piccoli incendi minori ha dato vita a una delle più grandi catastrofi ambientali di sempre.
Le fiamme divampano da settimane, lentamente le stanno domando, ma il fumo ha già raggiunto Stati Uniti e Canada. Orsi, volpi, lupi e renne si avvicinano alle zone antropizzate spaventati, storditi, alla ricerca di cibo.
Questi incendi vanno a sommarsi a quelli già devastanti di Groenlandia, Canada e Alaska, la cui causa potrebbe essere ricondotta al surriscaldamento globale (il 4 luglio in Alaska sono stati registrati 32°, mentre in Siberia le temperature erano di 10° sopra la media).
Angarsk Maya Fleishter abita a ridosso di uno dei boschi distrutti dalle fiamme e racconta: “Un piccolo orso bruno è uscito dal bosco ieri sera. Era tutto pelle e ossa, con evidenti tracce di ustioni e così esausto da non aver paura delle persone. Mio marito ha dato all’orso biscotti e acqua. All’inizio l’orso ha ringhiato ma poi ha mandato giù acqua e biscotti facendo piangere tutti quelli che lo stavano osservando e che hanno trascorso la settimana soffocati dai fumi”.
Basta delfinari
 
 
 
 
 
 
 

lunedì 5 agosto 2019











Viaggio



La storia di questo viaggio non è la riprova che non c'è medicina contro certi malanni e che tutto quel che ho fatto a cercarla non è servito a nulla. Al contrario: tutto, compreso il malanno stesso, è servito a tantissimo. E' così che sono stato spinto a rivedere le mie priorità, a riflettere, a cambiare prospettiva e soprattutto a cambiare vita. E questo è ciò che posso consigliare ad altri: cambiare vita per curarsi, cambiare vita per cambiare se stessi. Per il resto ognuno deve fare la strada da solo. Non ci sono scorciatoie che posso indicare. I libri sacri, i maestri, i guru, le religioni servono, ma come servono gli ascensori che ci portano in su facendoci risparmiare le scale. L'ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce al tetto dal quale si vede il mondo sul quale ci si può distendere a diventare una nuvola, quell'ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli.
Io provo.
Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra



 














giovedì 1 agosto 2019

Sbadigli



Un gesto popolare, popolarissimo, che unisce uomini e animali, con la sua essenzialità, ed è stato vittima, per troppo tempo, dei peggiori luoghi comuni.  
La noia, la depressione, il sonno, la mancanza di gioia: tutto falso. O meglio, tutto da prendere con le pinze, senza restare intrappolati nel meccanismo infernale delle dicerie. Sono gli scienziati, ormai in coro, che continuano a produrre ricerche in base alle quali si scoprono le vere qualità dello sbadiglio, che non è affatto associabile in modo automatico alla stanchezza o alla noia. Al contrario, per tradurre la voce della scienza in gergo popolare, lo sbadiglio serve a dare una svegliata al cervello. Lo rinfresca, meglio ancora se con aria pura. Ma non solo inaliamo, sbadigliando, aria fresca che ci raffredda il cervello, consentendogli di lavorare meglio, ma allo stesso tempo contraiamo e rilassiamo i muscoli della faccia, e quindi aumentiamo l’afflusso di sangue caldo attorno alla scatola cranica. Insomma: lo sbadiglio è un prezioso termoregolatore del nostro organismo. Inoltre, sono sempre gli scienziati a darci queste buone notizie, lo sbadiglio migliora il nostro tono muscolare e la frequenza cardiaca. Ed è contagioso, a partire dai 4 anni di età, in quanto produce empatia, comunicazione con gli altri, e allo stesso tempo alza il livello della nostra efficienza mentale. Nei loro studi, i professori hanno anche calcolato i tempi dello sbadiglio, associandolo, perfino sotto questo aspetto, al funzionamento del nostro intelletto: 7 secondi per l’uomo, 6 secondi per gli elefanti, 1,5 secondi per i topi. 
 










Poesia



La difficoltà di diffondere la poesia ci sarà sempre. A leggere un romanzo riescono tutti, persino un romanzo profondo e difficile: l'autore comincia col raccontare una bella storia e se è intelligente ti insuffla l'intelligenza in modo subliminale, senza fartene accorgere; ti trovi cambiato e non sai neanche a chi dire grazie. Mentre l'orecchio per il romanzo è molto diffuso, l'orecchio per la poesia lo è molto meno, perché bisogna avere — in parte in dotazione e in parte dalla cultura — una specie di metronomo interno, una specie di senso della musica che non tutti hanno. Vi sono persone molto intelligenti che rimangono inerti di fronte alla poesia: vogliono sapere prima di tutto «che cosa vuol dire», e già una richiesta così formulata rivela che non possono capire perché non si abbandonano; e poi non ne vedono l'utilizzazione immediata, cioè non si divertono, non sanno come va a finire la storia.
La poesia non dà frutti immediati: al contrario, i suoi frutti sono assai lenti e difficili da cogliere, e infatti la poesia che piace immediatamente è spesso quella meno valida. Mentre il romanzo è tutto sopra l'acqua, della poesia si vede soltanto la punta dell'iceberg.
Il gioco sta nello scoprire quello che c'è sotto.

Maria Luisa Spaziani