sabato 1 settembre 2012

Mare




Profonde lontananze di luce dischiudono orizzonti al di là dell'orizzonte, e perciò il mare si fa simbolo del senza-confine che impaurisce chi abita terre protette, intimi focolari, passioni quiete che nessuna gioia ha mai fatto danzare, alcun dolore inabissato. Il mare conosce la danza e l'abisso, ma chi sono coloro che hanno abbastanza cuore per questo? I signori della terra? Gli uomini di carattere? No, la superficie del mare è troppo pura per i loro occhi, e loro sono troppo sgraziati e avidi di territorio per prendere il largo con la semplicità del navigante che incoraggia il suo cuore. E prende a conoscere come il piacere si intreccia con il dolore, la maledizione con la benedizione, la luce del giorno con il buio della notte, e come tutte le cose sono nel mare incatenate, intrecciate, innamorate senza una visibile distinzione perché l'abisso, che tutte le cose sottende, vuole che così si ami il mondo. Le linee del mare sono infatti la profondità dell'abisso e il senza confine dell'orizzonte, due dimensioni che inquietano l'anima, incapace di vivere senza i segni del mondo, ma non il cuore che non dice al dolore «sparisci» e all'amore «calmati». A differenza dell'anima che vuole il mondo, il cuore anela a cose più lontane, più abissali, più indistinte nei loro indiscernibili confini e, come il mare, vuole se stesso, come l'onda, vuole il ritorno, come il vento, vuole tempesta e, come l'abisso, vuole profondità. In questo senso il mare è la metafora del cuore come la terra lo è dell'anima, perché a differenza dell' anima, che da quando è nata è sempre in cerca di salvezza, nel cuore c'è quella voglia di terre non ancora scoperte che solo il mare può concedere a chi non teme il senza-confine dischiuso da quegli spazi senza meta dove neppure il tempo conosce altra segnalazione se non quella offerta dalla luce e dal buio: la luce di mezzogiorno che cancella tutte le ombre e il buio della notte dove la luna diffonde il suo raggio solo per ingannare con le ombre. Il senso del mondo si capovolge e l'incalcolabile, che sulla terra incute timore, diventa atmosfera del cuore costretto a non fidarsi né della calma trasognata dell'acqua né del suo burrascoso inabissarsi ed elevarsi, quando la costa è scomparsa e lo spazio e il tempo appaiono nel loro assoluto. 

Da Paesaggi dell'anima di Umberto Galimberti



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