Profonde lontananze di luce
dischiudono orizzonti al di là dell'orizzonte, e perciò il mare si fa simbolo
del senza-confine che impaurisce chi abita terre protette, intimi focolari,
passioni quiete che nessuna gioia ha mai fatto danzare, alcun dolore inabissato.
Il mare conosce la danza e l'abisso, ma chi sono coloro che hanno abbastanza
cuore per questo? I signori della terra? Gli uomini di carattere? No, la
superficie del mare è troppo pura per i loro occhi, e loro sono troppo
sgraziati e avidi di territorio per prendere il largo con la semplicità del
navigante che incoraggia il suo cuore. E prende a conoscere come il piacere
si intreccia con il dolore, la maledizione con la benedizione, la luce del
giorno con il buio della notte, e come tutte le cose sono nel mare incatenate,
intrecciate, innamorate senza una visibile distinzione perché l'abisso, che
tutte le cose sottende, vuole che così si ami il mondo. Le linee del mare sono infatti la
profondità dell'abisso e il senza confine dell'orizzonte, due dimensioni che
inquietano l'anima, incapace di vivere senza i segni del mondo, ma non il cuore
che non dice al dolore «sparisci» e all'amore «calmati». A differenza
dell'anima che vuole il mondo, il cuore anela a cose più lontane, più abissali,
più indistinte nei loro indiscernibili confini e, come il mare, vuole se
stesso, come l'onda, vuole il ritorno, come il vento, vuole tempesta e, come
l'abisso, vuole profondità. In questo senso il mare è la metafora
del cuore come la terra lo è dell'anima, perché a differenza dell' anima, che
da quando è nata è sempre in cerca di salvezza, nel cuore c'è quella voglia di
terre non ancora scoperte che solo il mare può concedere a chi non teme il
senza-confine dischiuso da quegli spazi senza meta dove neppure il tempo conosce
altra segnalazione se non quella offerta dalla luce e dal buio: la luce di
mezzogiorno che cancella tutte le ombre e il buio della notte dove la luna
diffonde il suo raggio solo per ingannare con le ombre. Il senso del mondo si
capovolge e l'incalcolabile, che sulla terra incute timore, diventa atmosfera
del cuore costretto a non fidarsi né della calma trasognata dell'acqua né del
suo burrascoso inabissarsi ed elevarsi, quando la costa è scomparsa e lo spazio
e il tempo appaiono nel loro assoluto.
Nessun commento:
Posta un commento