giovedì 31 agosto 2017

31 di agosto












Profezie




Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci.
Sarà la punizione del suo principio astratto dell’uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi.
Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga.

Henri-Frédéric Amiel, Frammenti di diario intimo, 1871





lunedì 21 agosto 2017

Conversation




Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all'uomo: attraversare la vita senza fare rumore.

E. Hemingway










domenica 20 agosto 2017

Vertigo




Che cos’è la vertigine? Paura di cadere? Ma allora perchè ci prende la vertigine anche su un belvedere fornito di una sicura ringhiera?   
La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura.

Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere 


























Topsy e Mary, elefantesse




Topsy era nata libera in India molti anni prima della sua morte. E non si era mai rassegnata al destino infausto che l’aveva vista catturata, venduta e portata negli Stati Uniti dov’era diventata, suo malgrado, una delle attrazioni principali del circo Forepaugh. L’avevano fatta esibire un po’ ovunque e alla fine dei suoi ventotto anni di carriera era finita nel Luna Park di Coney Island, dove i suoi compiti erano diventati portare in groppa le persone e muovere i materiali da costruzione. Topsy però non ci stava a fare questa vita infame e così come ogni prigioniero piegato nel corpo ma non nello spirito continuava a ribellarsi ai suoi carcerieri. E lo faceva senza paura delle conseguenze che avrebbe pagato. Per questo uccise tre dei suoi guardiani, l’ultimo le aveva spento una sigaretta in bocca.
Le autorità decisero che l’elefantessa andava soppressa. Ci provarono con il veleno, e meditarono di impiccarla. Quando erano sul punto di farlo giunse in loro soccorso Thomas Edison, che propose di ucciderla mediante elettrocuzione. Non era la prima volta che lo scienziato uccideva animali in questo modo, e già da tempo era entrata in funzione la sua ultima invenzione: la sedia elettrica. Tuttavia la morte di Topsy rappresentava per lui un’occasione unica per infliggere al rivale George Westinghouse un duro colpo. Si combatteva, infatti, in quegli anni la cosiddetta “guerra delle correnti”. Da una parte Edison, inventore della corrente continua, dall’altra appunto Westinghouse e Tesla sostenitori di quella alternata. In ballo non c’era il primato scientifico ma il controllo delle infrastrutture elettriche americane, con tutto ciò che ne conseguiva dal punto di vista economico. In questa guerra senza esclusione di colpi Edison era desideroso di dimostrare la pericolosità della corrente alternata e così proprio per screditare i suoi rivali la utilizzò per l’assassinio di Topsy.
L’esecuzione, immortalata in un macabro filmato dal titolo "Electrocuting an Elephant", fu portata a termine il 4 gennaio 1903 al Luna Park di Coney Island di fronte a circa 1500 persone. Ci vollero pochi secondi perché la folgorazione spezzasse la vita dell’elefantessa. Edison fece circolare il filmato in tutti gli Stati Uniti ma perse lo stesso la sua battaglia contro Westinghouse.
Edison il grande inventore, Edison il padre dell’elettricità, Edison lo scienziato del futuro. Edison il ladro di idee, Edison il creatore della sedia elettrica, Edison il boia di Topsy, l’elefantessa colpevole di aver spezzato troppe volte le sue catene. 



Mary era nata libera. E libera voleva tornare.
Per questo non si era mai rassegnata a vivere in cattività, nelle gabbie di quel circo che la tenevano prigioniera tra uno "spettacolo" e l'altro: il circo di Charlie Sparks, impresario di secondo piano, che aveva comprato lei e altri quattro elefanti per farne le attrazioni principali della sua carovana itinerante. 12 vetture contro le 40 dei suoi colleghi più famosi, il circo di Sparks risultava piuttosto modesto. L'unica vera attrazione era Mary, addestrata a colpi di frusta a soffiare in strumenti che riproducevano diverse melodie, a lanciare la palla in un cesto, a farsi camminare sulla testa un branco di circensi.
L'11 settembre 1916 Sparks piantò il suo tendone a Clinch River Valley, in Virginia. Qui assunse come domatore un certo Walter "Red" Eldridge, ex bidello disoccupato senza alcuna esperienza nel settore. Il giorno seguente portò il circo in Tennessee, a Kingsport. Durante la parata che precedeva gli spettacoli Red cavalcò Mary e la colpì ripetutamente con un bastone. Alla fine della sfilata gli elefanti vennero portati in un fosso per essere innaffiati. Qui Mary, dopo le ennesime violenze, prese Red con la proboscide e lo lanciò in aria. Appena il corpo dell'uomo toccò terra l'elefantessa lo calpestò lasciandolo senza vita. La folla che seguiva il corteo scappò in preda al panico verso tutte le direzioni. Una volta ripreso il controllo dell'elefante, Sparks, accerchiato da una folla inferocita di cittadini locali, dovette acconsentire all'assassinio del suo più importante investimento. Così decise di compensare la perdita economica allestendo un macabro spettacolo.
Il 13 settembre, sotto la pioggia battente, Mary fu portata in catene alla stazione ferroviaria di Erwin. L'attendevano 2500 persone venute apposta per vederla penzolare dalla forca più grande mai costruita: una gru in grado di sollevare i vagoni più grandi. Mary fu agganciata al patibolo e sollevata. Si dimenticarono di sganciarle i piedi dai binari. La sua agonia fu lunga e dolorosissima. Anche perché le sue cinque tonnellate ruppero il peso della catena. Cadde a terra e rimase paralizzata per la rottura delle anche. Fu nuovamente agganciata e risollevata. Mori così, soffocando tra i lamenti. Intorno la gente rideva. Il giorno seguente numerosi giornali parlavano di Mary l'assassina, Mary la sanguinaria, Mary la belva malefica.
Bertolt Brecht scriveva: "tutti a dire della violenza del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono."
Mary non era un'assassina, Mary lottava per la sua libertà.


 









sabato 19 agosto 2017

Idiomi




Miagolare l’idioma degli umani è tabù’. Così recitava la legge dei gatti, e non perché loro non avessero interesse a comunicare. Il grosso rischio era nella risposta che avrebbero dato gli umani. Cosa avrebbero fatto con un gatto parlante? Sicuramente lo avrebbero rinchiuso in una gabbia per sottoporlo a ogni genere di stupidi esami, perché in genere gli umani sono incapaci di accettare che un essere diverso da loro li capisca e cerchi di farsi capire. I gatti sapevano, per esempio, della triste sorte dei delfini, che si erano comportati in modo intelligente con gli umani e così erano stati condannati a fare i pagliacci negli spettacoli acquatici. E sapevano delle umiliazioni a cui gli umani sottopongono qualsiasi animale che si mostri intelligente e ricettivo con loro. Per esempio i leoni, i grandi felini, obbligati a vivere dietro le sbarre e a vedersi infilare tra le fauci la testa di un cretino; o i pappagalli, chiusi in gabbia a ripetere sciocchezze. Perciò miagolare nel linguaggio degli umani era un grandissimo rischio per i gatti. 

Sepulveda, Storia di una gabbianella



 







giovedì 17 agosto 2017

Pietra o àncora




Ciò che pesa troppo
e trascina in basso
che fa male come il dolore
e brucia come uno schiaffo,
può essere pietra
o àncora.

Adam Zagajewski
  


 

mercoledì 16 agosto 2017

Everywhere




Mi hanno chiesto come sei arrivata fin qui? Non lo vedi sul mio corpo? Il deserto della Libia, rosso con i corpi degli emigranti, il Golfo di Aden rigonfio, la città di Roma senza cappotto. Spero che il viaggio abbia significato qualcosa di più delle miglia percorse, perché tutti i miei figli sono nell’acqua. Pensavo che il mare fosse più sicuro della terra. Volevo fare l’amore, ma i miei capelli avevano l’odore della guerra, e scappar via, scappar via. Voglio stendermi e riposare, ma questi paesi sono come quegli zii che quando sei piccola ti toccano mentre dormi. Guarda quei confini, schiuma alla bocca, la disperazione di quei corpi spezzati. Ho sul viso il colore del sole che scotta, i resti di mia madre giacciono senza sepoltura. Ho passato giorni e notti nello stomaco di un TIR; una volta uscita, non ero più la stessa. Qualche volta ho l’impressione che sotto la mia pelle ci sia un’altra persona.



They ask me how did you get here? Can’t you see it on my body? The Libyan desert red with immigrant bodies, the Gulf of Aden bloated, the city of Rome with no jacket. I hope the journey meant more than miles because all my children are in the water. I thought the sea was safer than the land. I want to make love, but my hair smells of war and running and running. I want to lay down, but these countries are like uncles who touch you when you’re young and asleep. Look at all these borders, foaming at the mouth with bodies broken and desperate. I’m the colour of hot sun on the face, my mother’s remains were never buried. I spent days and nights in the stomach of the truck; I did not come out the same. Sometimes it feels like someone else is wearing my body.

Warsan Shire








Tempo




Riguardo alla questione del tempo mi viene in mente quante volte ho visto animali starsene immobili per ore, sopra una roccia, a guardare il panorama. Non riesco a farmi venire in mente nessun motivo, che non sia il semplice e meraviglioso godimento dell'esistenza, per il quale un camoscio, una volpe oppure un gracchio, possano stare appostati in un punto elevato per ore. Eppure loro hanno una aspettativa di vita temporale di molto inferiore alla nostra. Sarà pure la non consapevolezza del trascorrere del tempo che permette loro di "perderne” così tanto per starsene tranquilli a godersi il sole; ma loro lo fanno e noi no. E’ curioso vedere come tutte le invenzioni dell'uomo tendano a farci guadagnare tempo libero e poi come questo tempo, risparmiato con tanta fatica, venga impiegato per correre ancora.
In alcuni periodi dell'anno, e nel fine settimana, incontro tantissime persone in montagna, ma sono sempre di corsa e vanno a fare qualcosa: a funghi, a caccia, a camminare, a raggiungere un rifugio, ad arrampicarsi. Quasi mai vedo qualcuno fermo a guardare il mondo, a contemplare e a vivere. Ma direi neppure a tentare quell'attività così congeniale alla nostra specie, di cui tanto ci vantiamo di essere gli unici in grado di farla: pensare.

Giancarlo Ferron






Alone































































sabato 12 agosto 2017

Hug




QUELL'ABBRACCIO OLTRE LA SPECIE

Foto scattata durante un sopralluogo militare dell'Armata Rossa nella penisola di Ciukci, nel 1950.
Questa terra si caratterizza per un clima particolarmente duro, la temperatura in inverno scende oltre i quaranta gradi sotto zero, le nevi e ghiacci perenni rendono difficile lo sviluppo di qualsiasi forma di vita.
Durante la loro perlustrazione i soldati sovietici trovarono degli orsi polari, tra cui alcuni cuccioli, fortemente malnutriti. Non si voltarono dall'altra parte e diedero loro buona parte del cibo in scatola che avevano. Naturalmente non disponevano di grandi quantità di carne, ma avevano latte condensato in abbondanza che usarono per salvare la vita a questi splendidi animali.
Come si vede in questa foto gli orsi, in particolare i cuccioli, compresero perfettamente il gesto dei soldati.
Empatia oltre la specie.
In ogni luogo, in ogni tempo c'è sempre spazio per un gesto d'amore.



 




Overshoot day





Il 2 agosto è stato l’Overshoot day, cioè il giorno in cui la quantità richiesta di risorse naturali dell’umanità ha superato quelle che la Terra è in grado di generare nello stesso anno.
Ogni anno, questa data cade sempre prima nel calendario: nel 1997 cadeva alla fine di settembre, nel 2016 era stata l’8 agosto. Questo significa che le risorse si esauriscono a ritmi sempre più elevati, le attività di pesca e raccolta vengono praticate in modo eccessivo, consumando sempre più risorse ecologiche di quelle che la natura è in grado di rigenerare, ed emettiamo nell’atmosfera più anidride carbonica di quanto le foreste possano assorbire.
L’Overshoot day è una campagna internazionale ideata dal think tank britannico New Economics Foundation per marcare chiaramente il passaggio annuale tra consumo sostenibile e consumo a spese del pianeta. Oggi, questa iniziativa è portata avanti dal Global Footprint Network, una rete di esperti che ha elaborato un indice unico e facilmente comprensibile per il calcolo dell’impronta ecologica. Infatti, la data dell’Overshoot day viene calcolata in base a un apposito indice, il Food Sustainability Index, prodotto dal Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN), in collaborazione con l’Intelligence Unit dell’Economist.
Come illustra un’infografica del BCFN, il cibo influisce sull’impronta ecologica umana per il 26%. L’indice di sostenibilità alimentare comprende 58 indicatori riferiti a tre aspetti chiave: agricoltura sostenibile, sfide nutrizionali, perdita e spreco di cibo. Applicando l’indice a 25 paesi, nel 2016 la Francia è risultata la più virtuosa, seguita da Giappone e Canada, con l’Italia in sesta posizione.




Whose arms











giovedì 10 agosto 2017

O Gorizia




La vittoriosa nostra avanzata su Gorizia”.
“Manifestazioni di giubilo patriottico in tutta Italia”.
Così sul Messaggero di mercoledì 9 agosto 1916 si saluta la conquista di Gorizia, una delle città simbolo dell’irredentismo italiano.
Dopo cinque giorni di asperrimi combattimenti, in cui l’esercito italiano ha impiegato bene 16 divisioni, i fanti del 28º Pavia entrano per primi a Gorizia. La Sesta battaglia dell’Isonzo continuerà per un’altra settimana circa.



Tutto questo per la contesa di appena 80 chilometri quadrati di territorio, più importanti dal punto di vista ideologico che da quello militare.
A ricordare questo terribile e tragico evento, una delle canzoni antimilitariste più cantate di sempre. Appunto “Gorizia tu sei maledetta”.
La versione più celebre del canto anarchico e pacifista è quella eseguita da Michele Straniero a Spoleto nel 1964 nel corso dell’annuale Festival dei Due Mondi.







Amnistia












Family










mercoledì 9 agosto 2017

Trees talk
















Spider cat













Stupefacente




Il mondo – qua­lun­que cosa ne pos­siamo pen­sare, quando ci sen­tiamo ter­ro­riz­zati dalla sua vastità e dalla nostra impo­tenza, o esa­spe­rati dalla sua indif­fe­renza per la sof­fe­renza degli indi­vi­dui, dei popoli, degli ani­mali e per­sino forse anche delle piante (per­ché siamo così sicuri che le piante non pro­vino dolore?); qua­lun­que cosa pos­siamo pen­sare delle sue distese pene­trate dai raggi di stelle cir­con­date da pia­neti che abbiamo appena comin­ciato a scoprire, pia­neti già morti? ancora morti? non lo sap­piamo pro­prio; qua­lun­que cosa pos­siamo pen­sare di que­sto tea­tro infi­nito per il quale abbiamo pre­no­tato i biglietti, ma biglietti la cui vali­dità è ridi­col­mente breve, deli­mi­tata da due date arbi­tra­rie; qua­lun­que cosa pos­siamo pen­sare di que­sto mondo– il mondo è stupefacente.


Wislawa Szymborska , Il poeta e il mondo
[dal testo del discorso pro­nun­ciato il 7/12/1996, quando le è stato con­fe­rito il Pre­mio Nobel per la letteratura]












martedì 8 agosto 2017

Tutt'uno




Sapete, vivere con la bellezza di quelle montagne senza abituarsene è difficile. Molti di voi sono qui da quasi tre settimane. Avete osservato le montagne, udito il rumore del torrente e notato l’ombra invadere furtivamente la valle, giorno dopo giorno. Vi siete accorti di quanto è facile abituarvi a tutto questo? Dite che è bellissimo e passate oltre. Vivere con la bellezza, o con qualcosa di brutto senza abituarsene richiede enorme energia, una consapevolezza che non permette alla mente di essere superficiale. E allo stesso modo, il dolore ottunde la mente se ci abituiamo ad esso, come fa la maggior parte di noi. Ma non c’è bisogno di abituarsi al dolore. Potete vivere con il dolore, comprenderlo, approfondirlo, ma non allo scopo di conoscerlo. Sapete che c’è il dolore, è un fatto, non c’è altro da sapere. Dovete vivere con il dolore, e per farlo dovete amarlo. E allora scoprirete che amore, dolore e morte sono tutt’uno. 
 
J. Krishnamurti, The Collected Works 




 













lunedì 7 agosto 2017

Hiroshima e Nagasaki





"Ho visto un ragazzo di circa dieci anni a piedi. Portava un bambino sulla schiena. In quei giorni in Giappone, spesso abbiamo visto i bambini che giocavano con i loro piccoli fratelli o sorelle sulle loro spalle, ma questo ragazzo era chiaramente diverso. Si vedeva chiaramente che era venuto in questo posto per una ragione seria. Non indossava scarpe. Il viso era contratto. La piccola testa del bambino (sulle spalle) era piegata come se fosse addormentato. Il ragazzo stette lì per cinque o dieci minuti. Poi gli uomini in maschera bianca gli si avvicinarono e cominciarono tranquillamente a togliere la corda che legava il bambino. Allora ho visto che il bambino era già morto. Gli uomini presero il corpo per le mani e i piedi e lo adagiarono sul fuoco. Il ragazzo era fermo, immobile, fissava le fiamme. Stava mordendo il labbro inferiore così forte che brillava di sangue. La fiamma bruciava bassa come il sole che scendeva. Il ragazzo si voltò e se ne andò in silenzio".
Con queste parole Joe O'Donnell, fotoreporter americano inviato dall’esercito statunitense a documentare le conseguenze che le due bombe atomiche avevano avuto sulla popolazione e sulle strutture nipponiche, raccontò una delle immagini simbolo della tragedia che colpì il Giappone dopo il 6 e il 9 agosto 1945.
Per sette mesi, a partire da poco dopo la fine delle ostilità, Joe viaggiò documentando macerie, morti, cremazioni, orfani, feriti, menomati. Alla fine della sua esperienza, nella quale raccolse centinaia di immagini durissime, si convinse che usare l’atomica era stata una scelta sbagliata.
Solo una ventina di anni fa O’Donnell decise di rendere pubblici molti degli scatti che aveva conservato per tutta la vita. Più volte prima di morire si espresse contro le bruttezze della guerra.
Difficile tuttora quantificare i morti, i feriti e le conseguenze sul lungo termine dello scoppio dei due ordigni. Le cifre dei decessi variano da un minimo di 150.000 persone ad un massimo di 250.000. Per i feriti si parla di almeno 100.000 persone. Ancora oggi molti pagano sul proprio corpo e su quello dei propri figli o nipoti le conseguenze di quell’esplosione.



Hiroshima, Giappone, 1945:

Quest'ombra che sembra quasi disegnata sul bianco di cinque gradini, racconta gli ultimi istanti di una persona. Di lei non ci rimane che l'ombra causata dal flash della bomba atomica quel 6 agosto. In un attimo la luce radioattiva fissa sul terreno la sagoma prospettivata di quello spettatore impotente di uno dei più atroci gesti dell'umanità. Se si osserva attentamente, "The Shadow" ritrae una persona anziana che si appoggia al bastone, ad assistere inconsapevolmente al suo destino. 


 



domenica 6 agosto 2017

sabato 5 agosto 2017

Let's go get lost




It's time to leave this town
It's time to steal away
Let's go get lost












Blu











Basta delfinari




CHIUSO L' EX DELFINARIO DI RIMINI 


L’ ex delfinario di Rimini quest'anno non riaprirà.
La vecchia struttura ha delle parti abusive e le deroghe concesse dal Comune negli anni sono terminate: niente permessi, niente apertura.
Così, un po' come Al Capone fu arrestato per frode fiscale, ecco che un posto che dal 1968 ha privato della libertà i delfini prima e i leoni marini poi, è stato fermato a suon di carte bollate.
Non era bastato il sequestro dei delfini del 2013, dopo aver esercitato per anni senza licenza, con gli animali trovati imbottiti di Valium e ormoni, la vasca non a norma e obbligati a esibirsi (contro la legge) 7 giorni su 7.
Non era bastato che dopo il sequestro si riciclassero sfruttando dei leoni marini presi a noleggio per la stagione estiva, così come si noleggiano lettino e ombrellone sulla spiaggia.
Come da copione, la gestione si proclama vittima del sistema, mentre era sempre rimasta aperta a suon di deroghe, senza mai essere effettivamente in regola, e si fa scudo con i lavoratori che perderanno il lavoro stagionale, strumentalizzando la tragedia occorsa a una di loro. 




LE GIOIE DELLA CATTIVITA'

Chi sfrutta e fa esibire animali in cattività sostiene che siano felici, conducano un'esistenza serena e scoppino di salute.
Sono così felici, le orche, da rosicchiare i bordi della vasca fino a consumarsi i denti per la noia e le nevrosi, tanto che gli addetti ai lavori devono pulire ogni giorno la polpa dei denti per evitare infezioni, in un'operazione fastidiosa e innaturale.


I delfini sono così sereni di vivere in una vasca che ogni giorno vengono loro somministrate dosi di Valium e benzodiazepine per limitare lo stress, la depressione, l'aggressività.
I leoni marini sono tanto lieti della vita in cattività, poco importa che il cloro in vasca possa provocare ustioni chimiche, il solfato di alluminio irritazioni alle mucose e problemi agli occhi fino alla cecità.
Sono tutti così festosi e beati da sfornare figli a più non posso, grazie all'inseminazione artificiale; poco importa che la maggior parte dei piccoli dei mammiferi muoia poco dopo essere venuta al mondo, quasi sempre per "cause ignote", quando non uccisi dalle loro stesse madri.
Stanno così bene, in cattività, da esibirsi più e più volte al giorno, frastornati da musica assordante, pubblico che applaude e quell'odioso fischietto che parte ogni volta che devono eseguire un comando, per poter avere in cambio un pesciolino morto che mai considererebbero cibo se fossero in natura.
Ma si sa, tutta questa felicità va ripagata, arricchendo chi li sta (de)tenendo con tutte queste cure e questo amore.










Aquatic




 






 






venerdì 4 agosto 2017

Rifiuti




Nel 2014 nell’Ue 28 sono stati prodotti circa 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti industriali, di cui il 96,2% non pericolosi (pari a circa 2,4 miliardi di tonnellate) e il 3,8% pericolosi (pari a circa 95 milioni di tonnellate)”. Questo è l’incipit del Rapporto Ispra sui Rifiuti speciali, industriali e tossici 2017, che fa riferimento a dati 2015 italiani e 2014 del contesto europeo.
Quindi, i rifiuti urbani di cui tutti ci preoccupiamo e parliamo tanto, per la riduzione dell’inquinamento e la raccolta differenziata, sono inferiori al 10% del totale dei rifiuti prodotti in Europa 28. Invece, i rifiuti speciali, industriali e tossici, occupano stabilmente le prime pagine dei nostri giornali per disastri ambientali, smaltimenti scorretti, e sono perfino considerati mandanti dell’eccezionale attacco eversivo allo Stato italiano, compiuto quest’estate a danno della natura di tutto lo Stato italiano, dalla Liguria al Parco nazionale del Vesuvio (dichiarazione magistrato Roberto Pennisi, della Procura nazionale antimafia, nell’intervista del 15 luglio 2017 su Avvenire).
Eppure, di questa categoria di rifiuti, ormai predominante e pericolosissima, perché non tracciata né vincolata come i rifiuti urbani a trattamento di prossimità, ma in libera circolazione senza tracciabilità alcuna se non cartacea, nessuno vuole parlarne in via prioritaria. Nessuno vuole porli mai al centro delle agende politiche ambientali, specie nelle regioni più massacrate, come la Campania. Né queste sostanze sono al centro degli studi di epidemiologia sul danno alla salute da rifiuti (ad eccezione del solo progetto Sentieri dell’Istituto superiore di Sanità), né tantomeno dell’attenzione e delle proposte sia dei partiti di opposizione che dei comitati e associazioni ambientaliste, con alcune lodevoli eccezioni come i report di Legambiente e alcune sezioni dell’associazione Medici per l’ambiente – Isde.
Tutte le regioni meridionali, ampiamente le minori produttrici di questa categoria di rifiuti, sono tutte ormai da decenni al centro dei principali traffici legali e illegali di questa categoria di rifiuti, che non sono obbligati al trattamento di prossimità, come i rifiuti urbani, ma possono girare tranquillamente per il mondo come merci, per essere smaltiti nel luogo che avrà garantito non già le migliori tecniche di smaltimento, ma semplicemente il minore costo di smaltimento.

Lo scorretto smaltimento dei rifiuti industriali e tossici, i cui soli rifiuti pericolosi non tracciati in Europa sono oltre 95 milioni di tonnellate l’anno rispetto ai 242 totali di rifiuti urbani prodotti, anno dopo anno, sta assumendo sempre più carattere di assoluto rilievo nel danno non solo all’ambiente e alla natura di tutto il mondo, di tutta Europa, di tutta Italia, ma soprattutto nel danno alla salute da diseguaglianza, laddove per diseguaglianza deve intendersi non già la semplice deprivazione economica, ma la incapacità, per tale motivo, di fare concreta opposizione locale a chi intende e riesce a trasformare in discariche industriali non a norma intere regioni come a suo tempo la Campania, compresi i suoi parchi naturali come il Vesuvio.
Ci si aspetterebbe un’azione politica di opposizione violentissima su questo argomento: non la vedo. Mi aspetterei che in ogni angolo di Europa, ma soprattutto in tutta Italia e in tutto il Sud Italia tutte le associazioni, i comitati ambientalisti si stracciassero le vesti e facessero marce e manifestazioni con milioni di persone nei territori massacrati: non lo vedo.
Tranne che nella Terra dei Fuochi, dove un pugno di sacerdoti, un gruppo di mamme stroncate dal dolore della perdita dei loro figli per “deprivazione” economica e “cattivi stili di vita individuali”, tutti guidati e formati da un manipolo di medici considerati folli perché troppo vicini alla Verità e non piegati alle esigenze di carriera, non vedo ancora un movimento ambientalista in grado di condizionare la politica a decidersi di assumersi le proprie responsabilità di controllo efficace.
Non possiamo permetterci, nel terzo millennio, di tracciare una per una bufale e “pummarole”, mentre ignoriamo più di dieci milioni di tonnellate in Italia e oltre 95 milioni in Europa di rifiuti tossici in libera circolazione come merci. Non possiamo permetterci di continuare a tenere bloccata in Parlamento la legge sulla tutela del marchio dei prodotti tessili, scarpe, borse e vestiti, che vede costituire, in Campania, la prima fonte di produzione di scarti industriali illegali da bruciare immediatamente in loco dovunque, sotto i cavalcavia dell’asse mediano o all’interno dei terreni demaniali come il Parco Naturale del Vesuvio.
Come abbiamo sempre scritto, Terra dei Fuochi è tutta Italia e tutto il mondo, ogni luogo con le caratteristiche proprie del settore industriale di pertinenza che non vuole essere tracciato, anche con la scusa della grave crisi economica. Con “monotono languore”, i report Ispra continuano a “ferire il mio cuore” allorquando continuano a segnalare, nella mia regione, lo zero più assoluto di discariche e impianti a norma per rifiuti speciali, industriali e tossici: dai rifiuti ospedalieri ai rifiuti dell’edilizia, al pericolosissimo e micidiale amianto. Continuiamo così, facciamoci del male.

di Antonio Marfella

Medico per l'ambiente, Napoli
Dirigente Responsabile SSD Farmacoeconomia c/o Direzione Sanitaria Aziendale dell’IRCCS Fondazione Sen. G. Pascale
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