lunedì 27 giugno 2022

domenica 26 giugno 2022

venerdì 24 giugno 2022

Panarea

 


 

 

 

 

Ultimatum

 

In questo momento, mi pongo il problema della catastrofe: a livello storico e in sé. Non so quale forma assumerà, ma, personalmente, sono assolutamente convinto che l’apocalisse sia inevitabile; e che non ha nulla a che fare con l’essere barbari o civilizzati. Questa catastrofe finale ritarda un po’, ma credo anche che, nel periodo che stiamo vivendo, la caduta del mondo civilizzato sarà molto rapida. Sono quasi certo che la Russia occuperà tutta l’Europa, senza neanche la guerra; perché i popoli super civilizzati sono spacciati. Questo credo. Devo dire che ho studiato molto la caduta dell’Impero romano. Ora ne riparlano tutti; perché è evidente, ci sono enormi simmetrie. La barbarie, inoltre, sta accadendo ora in altro modo. Non ci sono più le invasioni barbariche. I barbari si insinuano. Parigi, in parte, è già occupata da barbari. C’è un’infiltrazione, una diversa forma di invasione. Ma le conseguenze saranno identiche.

Emil Cioran, Ultimatum all'esistenza. Conversazioni e interviste (1949-1994)

 


 

 

 

God

 


 

 

 

 

giovedì 23 giugno 2022

mercoledì 22 giugno 2022

Dall'acqua all'aria

 

Voglio essere un tuffatore
per rinascere, ogni volta, dall'acqua all'aria

 

 





Patrizia Cavalli

 

Patrizia Cavalli, Todi, 17 aprile 1947 – Roma, 21 giugno 2022

 

Adesso che il tempo sembra tutto mio
e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,
adesso che posso rimanere a guardare
come si scioglie una nuvola e come si scolora,
come cammina un gatto per il tetto
nel lusso immenso di una esplorazione, adesso
che ogni giorno mi aspetta
la sconfinata lunghezza di una notte
dove non c’è richiamo e non c’è più ragione
di spogliarsi in fretta per riposare dentro
l’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta,
adesso che il mattino non ha mai principio
e silenzioso mi lascia ai miei progetti
a tutte le cadenze della voce, adesso
vorrei improvvisamente la prigione.

Quante tentazioni attraverso
nel percorso tra la camera
e la cucina, tra la cucina
e il cesso. Una macchia
sul muro, un pezzo di carta
caduto in terra, un bicchiere d’acqua,
un guardar dalla finestra,
ciao alla vicina,
una carezza alla gattina.
Così dimentico sempre
l’idea principale, mi perdo
per strada, mi scompongo
giorno per giorno ed è vano
tentare qualsiasi ritorno.

Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall’alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia.
E’ tutto così semplice,
sì, era così semplice,
è tale l’evidenza
che quasi non ci credo.
A questo serve il corpo:
mi tocchi o non mi tocchi,
mi abbracci o mi allontani.
Il resto è per i pazzi.

Patrizia Cavalli, da “Amore non mio e neanche tuo”  

 





martedì 21 giugno 2022

Protesta

 

Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai

Bertrand Russell 

 


 

 

 

Connessioni

 

I legami sono stati sostituiti dalle “connessioni”. Mentre i legami richiedono impegno, “connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini. Su Facebook si possono avere centinaia di amici muovendo un dito. Farsi degli amici offline è più complicato. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza.

Zygmunt Bauman 

 


 


 

Heat

 


 

 

 

 

***

 


 

 

 

 

lunedì 20 giugno 2022

Sisters of mercy

 

When I left they were sleeping,
I hope you run into them soon.
Don't turn on the lights,
you can read their address by the moon.
And you won't make me jealous
if I hear that they sweetened your night:
We weren't lovers like that
and besides it would still be all right,
We weren't lovers like that
and besides it would still be all right. 

 

 

 

 

domenica 19 giugno 2022

Martin Eden




Mise il corpo in posizione verticale.
Alzando lo sguardo alle gelide stelle del cielo svuotò i polmoni dell'aria. Quindi con un colpo rapido e vigoroso dei piedi e delle mani sollevò le spalle e la parte superiore del busto per guadagnare forza nella spinta verso il basso.
Si lasciò quindi andare sott'acqua, una bianca statua che precipita nel mare. 
Una volta immerso respirò deliberatamente con forza come si fa quando si deve andare in anestesia. La sensazione di soffocamento lo costrinse però a muovere involontariamente braccia e gambe su fino alla superficie, alla chiara presenza delle stelle.
"Volontà di vivere", pensò di nuovo con sdegno, cercando invano di non immettere aria nei polmoni che gli scoppiavano. Bene, avrebbe dovuto fare in un altro modo. Decise di immagazzinare nel petto quanta più aria poteva e di scendere in profondità. Si immerse a testa in giù e prese a inabissarsi sempre di più nuotando con grande forza. Tenendo gli occhi aperti notò le forme spettrali e fosforescenti dei velocissimi squali. Si augurò che non lo assalissero perchè ciò poteva fiaccare la sua determinazione. Non lo fecero e trovò il tempo di ringraziare la vita per quest'ultima cortesia che gli aveva concesso.
Andò giù, sempre più giù finchè la stanchezza delle braccia e delle gambe fu tale che non riusciva quasi a muoversi. Capì di essere sceso molto perchè sentiva una pressione dolorosa alle orecchie e un ronzio alla testa. Stava per cedere, ma costrinse gli arti a portarlo ancora più sotto fino a quando la capacità di resistenza venne meno e l'aria gli uscì dai polmoni con la violenza di un'esplosione, avvolgendogli le guance in mille bollicine che salivano rapidamente. Quando cominciò il dolore e il soffocamento pensò che non era ancora la morte. La morte non faceva male. Era la vita con i suoi spasimi, con le sue terribili sensazioni; e quello era l'ultimo colpo che gli dava.
Ostinatamente mani e piedi cominciarono a vorticare frenetici, ma con un movimento sempre più debole: era riuscito astutamente a sconfiggere la loro volontà di vivere. Era sceso troppo e non sarebbero più stati capaci di riportarlo in superficie. Gli parve di essere languidamente alla deriva in un mare di visioni fantastiche, che lo circondavano cullandolo e accarezzandolo. Dov'era?
Gli sembrò di trovarsi in un faro; era invece il suo cervello che emanava una luce bianca, accecante, che roteava sempre più veloce. Seguì un suono cupo e rombante che lo precipitò giù per una smisurata tromba di scale, al fondo della quale, a un certo punto, cadde nella tenebra. Questo solo capì. Di essere caduto nella tenebra. E nell'istante in cui seppe, cessò di sapere.

Jack London, Martin Eden











venerdì 17 giugno 2022

Patria

 

Fra tutte le forme di superbia quella più a buon mercato è l'orgoglio nazionale. Esso, infatti, rivela in chi ne è affetto la mancanza di qualità personali di cui andare superbo; se, infatti, le possedesse, non si attaccherebbe a ciò che divide con tanti milioni di persone. Chi possiede notevoli doti personali si renderà conto, piuttosto, meglio di ogni altro, dei difetti della propria nazione, che ha costantemente sotto gli occhi. Ma ogni povero diavolo, che non ha niente al mondo di cui andare superbo, si afferra all'unico pretesto che gli è offerto: essere orgoglioso della nazione alla quale ha la ventura di appartenere. Ciò lo conforta; e in segno di gratitudine egli è pronto a difendere a pugni e calci, con le unghie e coi denti, tutti i suoi difetti e tutte le sue stoltezze.

Arthur Schopenhauer

 


 

 

 

La fine e l’inizio

 

Dopo ogni guerra

c’è chi deve ripulire.

In fondo un po’ d’ordine

da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie

ai bordi delle strade

per far passare

i carri pieni di cadaveri.

C’è chi deve sprofondare

nella melma e nella cenere,

tra le molle dei divani letto,

le schegge di vetro

e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave

per puntellare il muro,

c’è chi deve mettere i vetri alla finestra

e montare la porta sui cardini.

Non è fotogenico

e ci vogliono anni.

Tutte le telecamere sono già partite

per un’altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti

e anche le stazioni.

Le maniche saranno a brandelli

a forza di rimboccarle.

C’è chi con la scopa in mano

ricorda ancora com’era.

C’è chi ascolta

annuendo con la testa non mozzata.

Ma presto

gli gireranno intorno altri

che ne saranno annoiati.

C’è chi talvolta

dissotterrerà da sotto un cespuglio

argomenti corrosi dalla ruggine

e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva

di che si trattava,

deve far posto a quelli

che ne sanno poco.

E meno di poco.

E infine assolutamente nulla.

Sull’erba che ha ricoperto

le cause e gli effetti,

c’è chi deve starsene disteso

con la spiga tra i denti,

perso a fissare le nuvole

Wislawa Szymborska, La fine e l’inizio

 


 

 

 

 

Just

 


 

 

 

martedì 14 giugno 2022

Abissi

 

Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi – un pozzo che fissa il cielo.

Fernando Pessoa

 

 





lunedì 13 giugno 2022

Referendum

 

In generale una unica giornata di votazioni in tutto il territorio nazionale costa circa 400 milioni, di cui oltre 300 milioni a carico del solo del ministero dell’Interno e il resto diviso tra il dicastero della Giustizia e quello dell’Economia. 

 

 

 

venerdì 10 giugno 2022

Apocalisse

 

L’apocalisse è culturale, non ontologica. È politica perché è l’effetto dell’organizzazione di un mondo, della vita e della produzione che ha sconvolto il pianeta, l’aria e la terra, la vegetazione e l’atmosfera. L’apocalisse capitalista dice: oltre questo mondo non può esistere un altro. Dunque: rassegnatevi all’agonia di ciò che è destinato a finire comunque. Lo scenario è quello visto in un film come Elysium (2013) con Matt Damon e Jodie Foster: i ricchi vivranno su una stazione orbitante, mentre i poveri sulla Terra tossica e inabitabile. Il film è la storia di una rivoluzione riuscita, ma questa resta, come già detto in precedenza, un apologo. Non riuscire oggi a distinguere la fine di un mondo dalla fine del mondo in quanto tale significa perdere il senso di una differenza fondamentale e vivere in un mondo rovesciato dove è considerato più facile lanciarsi nei trasbordi intergalattici dei miliardari della Silicon Valley per sfuggire all’estinzione invece di cimentarsi con il superamento del capitalismo che distrugge il pianeta e avvelena la vita.

Roberto Ciccarelli, Generare mondi, liberare la vita, Il Manifesto




Lo giuro

 

Per tutte le costole bastonate e rotte.
Per ogni animale sbalzato dal suo nido
e infranto nel suo meccanismo d'amore.
Per tutte le seti che furono saziate
fino alle labbra spaccate alla caduta
e all'abbaglio. Per i miei fratelli
nelle tane. E le mie sorelle
nelle reti e nelle tele e nelle
sprigionate fiamme e nelle capanne
e rinchiuse e martoriate. Per le bambine
mie strappate. E le perle nel fondale
marino. Per l'inverno che mi piace
e l'urlo della ragazza
quel suo tentare la fuga invano.

Per tutto questo conoscere e amare
eccomi. Per tutto penetrare e accogliere
eccomi. Per ondeggiare col tutto
e forse cadere eccomi
che ognuno dei semi inghiottiti
si farà in me fiore
fino al capogiro del frutto lo giuro.

Che qualunque dolore verrà
puntualmente cantato, e poi anche
quella leggerezza di certe
ore, di certe mani delicate, tutto sarà
guardato mirabilmente
ascoltata ogni onda di suono, penetrato
nelle sue venature ogni canto ogni pianto
lo giuro adesso che tutto è
impregnato di spazio siderale.
Anche in questa brutta città appare chiaro
sopra i rumorosissimi bar
lo spettro luminoso della gioia.
Questo lo giuro.

Mariangela Gualtieri

 



 

 

giovedì 9 giugno 2022

mercoledì 8 giugno 2022

martedì 7 giugno 2022

Poppies

 

Il mese di giugno
si distese all’improvviso nel tempo,
come un campo di papaveri.

Pablo Neruda

 


 

 
 

domenica 5 giugno 2022

Pomeriggi

 

E questi pomeriggi immensi, che hanno continuato per dei giorni di seguito senza requie a cascarmi sulla schiena e nella testa, hanno fiaccato tutto quel che c’era di fiaccabile. Silenzio completo nel mondo. Tutto è diventato una lunga stasi in movimento, una stasi da subire, un sistema di traslazione necessitata di un corpo morto a mondo morto e a vita morta. In mezzo a detti pomeriggi, troppo immensi e di fatto sterminati, già verso l’una o l’una e mezzo, che mi fossi alzato presto o tardi nulla cambia, mi coglieva la paura del nuovo pomeriggio da subire. Anche se, in generale, va detto che l’idea che uno debba subire dei pomeriggi è veramente incredibile. Non si sa neanche bene che cosa voglia dire subire un pomeriggio. Però in tutto il mondo non c’è una persona, neanche una, che prima o poi non abbia subito almeno una domenica pomeriggio e tutta la sua bieca infernalità che verso le dieci di sera si attenua lasciandoti respirare.

Ugo Cornia, Quasi amore

 


 

 

In the next life

 

White wine and sleeping pills

Help me get back to your arms

Cheap sex and sad films

Help me get where I belong

I think you're crazy, maybe 

I think you're crazy, maybe

Stop sending letters

Letters always get burned

It's not like the movies

They fed us on little white lies

I think you're crazy, maybe 

I think you're crazy, maybe 

I will see you in the next life...

Beautiful angel

Pulled apart at birth

Limbless and helpless I can't even recognize you

I think you're crazy, maybe

I think you're crazy, maybe

I will see you in the next life 

 






sabato 4 giugno 2022

Acqua

 

Acqua sono stata,
questo lo so.
Sono stata acqua e vento.
Una pioggia su qualcosa
che ero stata tempo addietro.
Un giuramento.
Un’attesa.
Un bastimento fra onde altissime.
Forse anche il mare.
E dunque - di cosa dovrei avere paura
adesso.

Mariangela Gualtieri 

 


 

 

 

 

Già...

 

 





mercoledì 1 giugno 2022

Cinghiali

 

Per me è un grande onore essere stato scelto come portavoce dall’Unione Cinghiali Romani, che mi ha affidato una dichiarazione ufficiale. E’ un momento storico, per la prima volta in televisione non parlano solo cani e porci, ma anche i cinghiali.

"Noi cinghiali romani condanniamo con fermezza il comportamento scorretto di una minoranza, che ruba le borse della spesa alle signore anziane. Si tratta di poche mele marce, metafora che usiamo con qualche dubbio perché non avete idea di quanto siano buone le mele marce.

Ma la grande maggioranza dei cinghiali a Roma si comporta con senso civico, dando un contributo decisivo allo smaltimento dei rifiuti. E sopporta con dignità le manifestazioni ostili e discriminatorie degli umani, che ci fotografano e ci filmano, con urla di raccapriccio in sottofondo, come se fossero arrivati gli zombie. Non siamo mostri, siamo maiali selvatici. Avete frequentato troppo i social e troppo poco i boschi, per capire come funziona il mondo.

Fino agli anni Novanta in Italia eravamo meno di centomila e vivevamo tranquilli nel bosco e nella macchia. Ogni scrofa partoriva, una sola volta all’anno, tre o quattro porcellini. Poi qualche genio della caccia ebbe l’idea di incrociarci con il maiale domestico e con i nostri cugini dell’Est Europa, specie molto più prolifiche di noi. Adesso, a causa dell’ibridazione, partoriamo due volte all’anno almeno dieci porcellini per volta. Noi non sappiamo far di conto, ma evidentemente neanche voi. Perché il risultato del vostro brillante intervento è che in Italia siamo diventati circa un milione e mezzo.

Poi avete abbandonato i campi. E la selva, che è il nostro habitat, si è estesa. E avete moltiplicato i vostri rifiuti, tonnellate di proteine, carboidrati, zuccheri parcheggiati in mezzo alla strada. Chiedetevi come mai preferiamo Roma a Stoccolma.

Ci chiamate specie infestante. Senti chi parla. Parlate tanto di Intelligenza Artificiale ma non siete neanche capaci di regolare le nascite. Presto sarete dieci miliardi. Per quanto ci riguarda, noi eravamo in quantità ragionevole e stabile, in equilibrio con l’ambiente. Siete voi che avete forzato la natura per avere più prede da impallinare.

Chissà se la pandemia vi ha insegnato qualcosa. Se modificate gli equilibri naturali, con la cecità e la fretta degli ingordi, ne pagherete il prezzo. Se affondate le vostre ruspe nella selva, dalla selva usciranno, in fila indiana, i virus e i piccoli mammiferi che ne sono i vettori. Se moltiplicate per venti gli esemplari di una specie, come avete fatto con noi cinghiali, la peste suina avrà venti volte più possibilità di diffondersi.

Quando ci vedete comparire sbarrate gli occhi, ma selvatico non vuol dire strano, o alieno. Selvatico dire che la vita sulla Terra non obbedisce a voi umani. Obbedisce alle leggi della natura. Nascere e prosperare è la regola, e vale per tutti gli esseri viventi del mondo, dagli infinitamente piccoli, come i virus, agli infinitamente affamati, come noi cinghiali.

Avete presente il grande cerchio della vita? A giudicare dalle vostre facce quando ci vedete comparire, si direbbe che no, non lo avete presente. Eppure è facile: tutto è connesso, la vita e la morte, la città e la foresta, la buccia di anguria che tracima dal cassonetto romano e il cinghiale che va a mangiarla. Solo voi umani, sempre più spesso, ci sembrate sconnessi."

Michele Serra