domenica 30 dicembre 2018

Sere


È la sera dei cani che parlano tra di loro
della luna che sta per cadere
e la gente corre nelle piazze per andare a vedere
questa sera così dolce che si potrebbe bere

Si muove la città,

 con le piazze e i giardini e la gente nei bar
galleggia e se ne va,

 anche senza corrente camminerà
ma questa sera vola, le sue vele sulle case sono mille lenzuola














Migranti




 L’onda della marea dei rifugiati, non un semplice passo di oche
selvatiche, gli occhi di carbone nei vagoni merci, le facce
smunte, e in particolare lo sguardo fisso dei bambini
emaciati, gli enormi fardelli che traversano i ponti, gli assali
che cricchiano con un suono di giunture e di ossa, la macchia scura
che passa le frontiere sulle carte geografiche e ne dissolve le forme,
come succede ai corpi dei morti dentro le fosse di calce, o come
fa il pacciame luccicante che si disfa sotto i piedi in autunno
nel fango, mentre il fumo di un cipresso segnala Sachenhausen,
e quelli che non stanno sopra un treno, che non hanno muli o cavalli,
quelli che hanno messo la sedia a dondolo e la macchina per cucire
sul carretto a mano perché da tempo le bestie hanno lasciato
i loro campi al galoppo per tornare alla mitologia del perdono,
alle campane di pietra sui ciottoli della domenica e al cono
della guglia del campanile aranciato che buca le nubi sopra i tigli,
quelli che appoggiano la mano stanca sulla sponda del carro
come sul fianco del mulo, le donne con la faccia di selce
e gli zigomi di vetro, con gli occhi velati di ghiaccio che hanno
il colore degli stagni dove posano le anitre, e per le quali
c’è un solo cielo e una sola stagione nel corso di un anno
ed è quando il corvo come un ombrello rotto sbatte le ali,
si sono tutti ridotti alla comune e incredibile lingua
della memoria, e questa gente che non ha una casa e nemmeno
una provincia parla delle fonti limpide e parla delle mele,
e del suono del latte in estate dentro le zangole piene,
e tu da dove vieni, da quale regione, io conosco
quel lago e anche le locande, la birra che si beve,
e quelle sono le montagne dove riponevo la mia fede,
ma adesso sulla carta, che è simile a un mostro, altro non si vede
che una rotta che ci porta verso il Nulla, anche se sul retro
c’è la veduta di un posto che si chiama la Valle del Perdono,
dove il solo governo è quello dell’albero dei pomi e le forze
schierate dell’esercito sono gli striscioni di orzo
all’interno di umili tenute, e questa è la visione
che a poco a poco si restringe dentro le pupille
di chi muore e di chi si abbandona in un fosso,
rigido e con la fronte che diventa fredda come le pietre
che ci hanno bucato le scarpe e grigia come le nuvole
che quando il sole si leva, si trasformano subito in cenere
sopra i pioppi e sopra le palme, nell’ingannevole aurora
di questo nuovo secolo che è il vostro.

Derek Walcott, Migranti








sabato 29 dicembre 2018













Una strada




Passeggio per la città della nostra giovinezza
e cerco una strada per il mio nome.
Le strade ampie, rumorose le lascio ai grandi della storia.
Cosa stavo facendo mentre si faceva la storia?
Semplicemente ti amavo.
Cerco una strada piccola, semplice, quotidiana,
lungo la quale, inosservati dalla gente,
possiamo passeggiare anche dopo la morte.
Non importa se non ha molto verde,
e neanche propri uccelli.
È importante che in essa possano trovare rifugio
sia l’uomo che il cane in fuga dalla battuta di caccia.
Sarebbe bello che fosse lastricata di pietra,
ma tutto sommato questa non è la cosa più importante.
La cosa più importante è
che nella strada con il mio nome
a nessuno capiti mai una disgrazia.

Izet Sarajlić, Cerco una strada per il mio nome
  
 


mercoledì 26 dicembre 2018















Love after love




Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.

Derek Walcott, Amore dopo amore







 

Natale cristiano















martedì 25 dicembre 2018

Conversazione




Ospiterò la tua vita
con il silenzio che fa





















lunedì 24 dicembre 2018

Gifts

















Banksy



On Tuesday, street artist Banksy confirmed on Instagram that he is responsible for a mysterious piece of artwork that appeared in South Wales that morning. Banksy placed the work on two walls of a garage owned by a local steelworker in the Taibach area of Port Talbot. According to CNN, the art, which appears to pay homage to the town's industrial past, depicts a child playing in what looks like snow, but is actually ash from a skip fire. In July, properties and cars were covered with black dust from the town's steelworks, which has been suggested as a potential inspiration for the work.










Famiglie



ODE ALLA MIA FAMIGLIA

La mia famiglia è bella però è strana… ma solo se uno non c’è abituato.
Intanto mio papà e mia mamma parlano coi morti e fate molta attenzione che se mia mamma vi tocca la sciarpa poi sa tutto di voi, tipo un crossover tra X Files e La Zona Morta.
La mia compagna è più grande di me e ha un tatuaggio dei Guns&Roses sulla schiena quando farsi un tatuaggio significava essere un motociclista o un carcerato. Aveva anche un piercing al naso ma gli è stato rubato nel 1990 quando alcuni zingari hanno assaltato il treno durante la sosta in una cittadina mineraria della Lituania.
Mio papà s’è fatto tutti gli anni ‘60 senza fumarsi nulla tranne una volta un tiro di canna e ha avuto un attacco di panico. Tutti i suoi amici sono morti di overdose.
Mia figlia grande non si arrabbia mai o quasi. Quando si arrabbia sbarra gli occhi tipo bad trip di ketamina non tagliata e non scappi solo se sei molto stupido.
Mia figlia piccola si incazza pure ad aprire lo sportello del frigorifero e un qualche giorno la gente smetterà di stupirsi che una tipa così piccola tiri pugni così forti e glieli ridarà indietro.
Mio padre e mia figlia grande sono allergici ai peperoni, mia figlia piccola alle melanzane, mentre mia mamma è allergica alle persone antipatiche (non è un modo di dire).
Ho scoperto che anche la mia compagna, quando da piccola veniva sgridata, si metteva il sugo di pomodoro sui polsi e faceva finta di essere morta mentre io preferivo urlare ‘Addio, mondo crudele’ e buttare una sedia giù in giardino.
Mia figlia grande ha la temperatura corporea di una tanica di azoto liquido, mentre la piccola esce con la neve in calzoncini e canottiera sennò non si vedono tutti i tatuaggi. La mia compagna è termostatica per accomodamento (collassa solo a +40 o a -15 senza vie di mezzo). Sedersi davanti alla stufa a pellet mette d’accordo tutti anche se ci sono solo tre posti e indovinate un po’.
Nella mia famiglia siamo poco apotropaici e molto commedianti, quindi se qualcuno si lamenta di un mal di testa, gli viene prontamente risposto – Sarà un aneurisma o un tumore cerebrale. – Mal di pancia? Taenia saginata che ha perforato l’intestino. Mal di schiena? Insufficienza renale senza possibilità di trapianto. Raffreddore? Tubercolosi in fase terminale. Stanchezza? Aids.
Da mio padre non ho certo ereditato lo stoicismo che lo ha sempre contraddistinto: una volta s’è spiattellato (letteralmente) una mano con una mazza da cantiere mentre mi aiutatava a piantare i paletti per il recinto delle capre e ho sentito solo un ‘Oh… accidenti’ sussurrato a fior di labbra. Se fosse successo a me avrei scorticato a parole 2018 calendari di santi.
Se mia mamma vede qualcuno che corre in macchina gli urla ‘A te ti fumo domani!’, in riferimento alla barzelletta del senzatetto che si rolla una sigaretta con un foglio di giornale che riporta la notizia di un incidente automobilistico e mentre se la fuma vede passare una macchina velocissima.
Nella mia famiglia si lascia sempre parlare prima gli altri così ti riesce meglio contraddirli o fare l’esatto contrario.
Nella mia famiglia si tende un attimo a distrarci su sciocchezze tipo chi è che doveva prendere su le chiavi di casa dopo aver chiuso la porta o su quante volte la stessa lavastoviglie è stata fatta ripartire, però è la mia famiglia e tranne quell’episodio del freno a mano non tirato, non c’è un solo secondo di questi quarantasei anni che vorrei fosse andato in modo differente.




 













Ipocrisia



E’ una malattia di questi ultimi tempi. Credo che le cause siano d'origine morale. Alla gran maggioranza di noi si richiede un'ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi di ciò che ci rende infelici. Il sistema nervoso non è un vuoto suono o un'invenzione. La nostra anima occupa un posto nello spazio e sta dentro di noi come i denti nella bocca. Non si può impunemente violentarla all'infinito.

Boris Pasternak, Il dottor Živago








sabato 22 dicembre 2018

lunedì 17 dicembre 2018












No




C'è qualche cosa di più spregevole che dire Sì al mondo? Eppure noi moltiplichiamo senza posa il nostro consenso, questa triviale ripetizione, questo giuramento di fedeltà alla vita, rinnegato soltanto da tutto ciò che in noi rifiuta la volgarità. Possiamo vivere come vivono gli altri e tuttavia nascondere un No più grande del mondo: è l'infinito della malinconia

Emil Cioran, Sommario di decomposizione










sabato 15 dicembre 2018

Fairy Forests




 Ossi Saarinen, Finnish photographer