venerdì 31 gennaio 2020

Gennaio



Il 2020 comincia bene...
































giovedì 30 gennaio 2020














































Solitudine



La conosci tu la solitudine?
Sì, quella dei poeti e degli impotenti.
La solitudine?
Quale solitudine?
Ma lo sai che non si è mai soli?
E che dovunque ci portiamo addosso
il peso del nostro passato e anche quello del nostro futuro?
Tutti quelli che abbiamo ucciso sono sempre con noi.
E fossero solo loro, poco male.
Ma ci sono anche quelli che abbiamo amato,
quelli che abbiamo amato e che ci hanno amato.
Il rimpianto,
il desiderio,
il disincanto e la dolcezza,
le puttane e la banda degli dei!
La solitudine risuona di denti che stridono,
chiasso, lamenti perduti…
se soltanto potessi godere la vera solitudine,
non questa mia solitudine infestata dai fantasmi,
ma quella vera,
fatta di silenzio e
tremore d’alberi


Albert Camus, Caligola
































Lost forever



 
 








Dono



Tutti riceviamo un dono.
Poi, non ricordiamo più
né da chi né che sia.
Soltanto ne conserviamo
- pungente e senza condono -
la spina della nostalgia.

Giorgio Caproni





Look









lunedì 27 gennaio 2020

Montagne



Sai perché esistono le montagne, Indianina?, disse mio padre guardandosi intorno.
Tirai su con il naso e lo fissai. Per quanto fossi cresciuta, ero ancora una bambina tra le sue braccia.
Oh, Bitty…’, mi strinse forte, ‘Vedi le montagne esistono affinché gli uomini possano salire in cima e far rotolare a valle i loro peccati. Dio è saggio, figlia mia. E’ per questo che il mondo non è una piatta distesa di terra, dannazione’.
Mi lasciò andare e si rialzò.
Tutti questi monti intorno a noi…’. Smosse il terreno con un piede finché non trovò due sassi rotondi. ‘Dio deve aver saputo che noi Lazarus avremmo vissuto qui’.
Raccolse i sassi e me ne porse uno. Fissò il suo per qualche istante poi, con un ruggito, lo gettò a valle.
Era troppo buio per vederlo cadere, ma lo sentimmo rotolare sulle rocce e finire sempre più giù.
Vieni qui, Bitty, e lancia il tuo peccato’.
Mi alzai e scagliai il sasso con tutta la forza che avevo. Finì contro un ramo e ruppe un ghiacciolo prima di cadere e rotolare giù, sempre più giù.
E adesso, papà?’
Adesso possiamo credere…’.
Raddrizzò le spalle, come se fosse già più sobrio, ‘… di essere liberi dai nostri peccati e che forse un giorno la Terra diventerà piatta perché la gente sarà migliore e non ci sarà più bisogno dei monti’.

Tiffany McDaniel, Il caos da cui veniamo


 








domenica 26 gennaio 2020

Haiku



Dar daryâye zolmat khorshid ke nâpadid shod
dar pâyâne safar o zamân nuri shegeft âvar
negâhrâ por khâhad kard va afaqhâ barâye har kojâ
va andar khâmushi jazireye bâghhû khâdad derakhshid

Nel Mar delle Tenebre quando il sole svanirà
alla fine del viaggio e del tempo,
una luce mirabile occuperà
lo sguardo e gli orizzonti per ogni dove
e nel silenzio brillerà l'Isola dei Giardini







Virus



Sars, aviaria, influenza suina, bse (altrimenti detta sindrome della mucca pazza), ebolavirus, coronavirus e forse (chissà) hiv: questi terribili mali dei nostri giorni derivano tutti dalle mostruosità che l'uomo infligge alle altre specie.
Negli allevamenti, nei mercati, in laboratorio, costringendoli a mangiarsi fra simili, facendoli vivere e morire nelle condizioni più incredibili, sottoponendoli alle sperimentazioni più oscure. Incapaci di ribellarsi a miliardi gli animali, assieme al Pianeta, soccombono all'orrore, ma qualcosa di cui al solito ci rifiutiamo di prendere coscienza, confortati dai grandi sistemi consumistici che ci invitano a persistere nella superficialità, necessariamente accade.


Ecco allora che nei luridi mercati dove sono ammassati cani, gatti, serpenti, cuccioli di lupo, pipistrelli, volpi, scimmie, pronti a essere scuoiati vivi per soddisfare i gusti alimentari di milioni e milioni di cinesi, un popolo con cui intratteniamo scambi intensi, presente ovunque nel nostro Paese con i suoi negozi e ristoranti, esplode una nuova ribellione naturale. 


Dopo la sars, apparsa la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guandong (Canton) e seguita alla fine dell'anno seguente da un'epidemia di aviaria, oggi il drammatico coronavirus dissemina morti e paura, ma forse non sufficienti riflessioni.
A inizio millennio furono bruciati in massa polli e galline, accusati di trasmettere le malattie, e poco ci mancò che si diramasse l'ordine di abbattere gli uccelli migratori. Al tempo dell'encefalopatia spongiforme bovina o bse, individuata in Gran Bretagna nel 1986 ma esplosa all'attenzione pubblica intorno al 2000, furono sterminati interi allevamenti. Salvo poi, tredici anni dopo, reintrodurre la possibilità di somministrare farine animali agli erbivori, con l'eccezione dei bovini.
Infatti, sotto la spinta degli interessi economici, la disinformazione e le cattive abitudini che ne conseguono, non c'è mai una volta in cui si consideri l'opportunità di un passo indietro rispetto al fatto stesso di allevare, catturare, uccidere e mangiare gli animali. E non c'è bisogno di andare in Asia, perché già nel 2015 l'Oms ha codificato l'enorme insalubrità della carne, inserendone alcuni tipi addirittura nel gruppo 1 che le assimila, quanto a potenziale cancerogeno, a materiali come amianto, arsenico e benzene.
Dunque, eccoci qui su una Terra che brucia e trema e sbuffa e piange, e ci mostra piaghe sempre più difficili da risanare, se non ci decidiamo a comprendere.







Corvi


Molti, molti anni fa’, mi raccontò ‘quando gli alberi e le montagne erano ancora le cose più grandi che esistevano, e grosse belve si aggiravano sulla Terra, i cantastorie si sedevano intorno a un fuoco a raccontare storie così meravigliose che facevano danzare e ridere la gente, e piangere anche, perché pure piangere è necessario a volte. Sentendo quelle storie così belle, i corvi decisero che le parole degli uomini dovevano essere scritte e conservate a futura memoria. Cos’ donarono le loro piume ai cantastorie, quindi si morsero la lingua perché le loro bocche si riempissero di sangue. Il sangue di un corvo sgorga nero come un cielo notturno. Scuro come l’inchiostro. In quel sangue così buio i cantastorie  intinsero le piume e si accinsero a scrivere ciò che sino a quel momento avevano solo narrato a voce. Pagina dopo pagina, i corvi offrirono fedelmente piume e sangue. Il loro sacrificio permise alle storie degli uomini di prendere il volo da un mondo all’altro’ 

Tiffany McDaniel, Il caos da cui veniamo


 




 

Meat is Murder












sabato 25 gennaio 2020

venerdì 24 gennaio 2020

Una cosa alla volta



E’ come un bambino. Ogni cosa che vede lo colpisce e cola a picco senza fare bolle.  Lui rimane lì seduto. Voglio essere così. Voglio rimanere seduto in pace e attirare a me la vita, una cosa alla volta.

 

David Foster Wallace, Infinite Jest








giovedì 23 gennaio 2020

Eclipse




Solar eclipse 1991 by Antonio Turok






Le cose piccole












Castelli in aria



Imparai questo, almeno, dal mio esperimento: che se uno avanza fiducioso nella direzione dei suoi sogni e cerca di vivere la vita che si è immaginato, incontrerà un inatteso successo nelle ore comuni. Si lascerà qualcosa alle spalle, passerà un confine invisibile; leggi nuove, universali e più libere cominceranno a stabilirsi dentro e intorno a lui; oppure le leggi vecchie saranno estese e interpretate a suo favore in senso piu ampio. Così egli vivrà con la licenza di un più alto ordine di esseri. In proporzione a quanto egli semplifica la sua vita, le leggi dell'universo gli appariranno meno complesse e la solitudine non sarà tale, né la povertà sarà povertà, né la debolezza debolezza.
Se avete costruito castelli in aria il vostro lavoro non deve andare perduto; è quello il luogo dove devono essere. Ora il vostro compito è di costruire a quei castelli le fondamenta.

Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi






mercoledì 15 gennaio 2020

Sguardi



Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. 
La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini, desidera lo sguardo di un pubblico. (...) La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti (...) C'è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata (...) E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori. 
 
Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere







martedì 14 gennaio 2020

Napoli





























































Herbert List, Naples, 1959










lunedì 13 gennaio 2020

Tenerezza


La tenerezza per me è un sentimento forte. Ci si arriva, è un percorso. Spesso diventiamo teneri dopo che la vita ci ha stagionato ben bene, stanato, sbocconcellato ma anche dopo aver conosciuto il male che facciamo a noi stessi indurendoci. La tenerezza non c’è dove c’è severità, giudizio, malevolenza. Per me è un po’ come una sorella minore della compassione, meno notevole, meno in prima linea, è un po’ timida la tenerezza, ha il muso di un animale dei boschi, è schiva e delicata.
Quando diciamo di un bambino che è tenero è perché lo vediamo disarmato, senza furbizia, sprovveduto. Anche i vecchi ci muovono queste onde piccole di tenerezza, anche il loro è un disarmo, una vacuità di strategie, un’inadeguatezza a farcela sempre, a essere a livello delle aspettative.
Chi è tenero non vuole farcela a tutti i costi, vuole sentire come sta e sentire come stanno gli altri, è sorella e fratello, non è genitore, non è maestro.
La tenerezza sa stare alla pari, fianco a fianco, non è frontale. Così raro oggi, che giri l’angolo e trovi un guru, ma devi girare tutto il mondo per trovare un amico sincero che pianga con te, rida con te e non ti voglia spiegare la vita e risolvere i suoi misteri. Ecco, la tenerezza trova misteri dove gli altri vedono problemi
Chandra Livia Candiani. Da “Tenerezza - Incontro con Chandra Livia Candiani”





The kiss



Ivanovo detstvo/Ivan’s Childhood (1962, Andrei Tarkovsky)







sabato 11 gennaio 2020

Le cose semplici



Uno se despide
Insensiblemente de pequeñas cosas
Lo mismo que un árbol
Que en tiempo de otoño se queda sin hojas
Al fin la tristeza es la muerte lenta de las simples cosas
Esas cosas simples que quedan doliendo en el corazón
Uno vuelve siempre a los viejos sitios donde amo la vida
Y entonces comprende como están de ausentes las cosas queridas
Por eso muchacha no partas ahora soñando el regreso
Que el amor es simple y a las cosas simples las devora el tiempo
Demorate a ti, en la luz solar de este medio día
Donde encontraras con el pan al sol la mesa tendida
Por eso muchacha no partas ahora soñando el regreso
Que el amor es simple y a las cosas simples las devora el tiempo
Uno vuelve siempre a los viejos sitios donde amo la vida 
 

Ci si allontana
insensibilmente delle piccole cose
come un albero
che in autunno si ritrova senza foglie
infine, la tristezza è la morte lenta delle cose semplici
quelle cose semplici che rimangono dolorosamente nel cuore 





venerdì 10 gennaio 2020

mercoledì 8 gennaio 2020

Caos


Caos. Un termine che indica confusione, disordine, un caleidoscopio infranto d’irrequietezza. In fisica designa ciò che esisteva prima della creazione dell’universo: il nulla informe. Nella mitologia greca, Caos è l’essere primigenio.

Sarebbe tutto più semplice se si potesse custodire nella pelle la memoria delle cose brutte che succedono nella nostra vita. E poi sbarazzarsene come fanno i serpenti quando cambiano pelle. E così abbandonare da qualche parte quell’orrenda roba rinsecchita e allontanarsi con una nuova pelle e tutte le possibilità che questo comporta.

Sarò ricordata per quello che ho fatto. E per quello che non ho fatto. Sarò ricordata per il mio caos. Vorrei avere teorie migliori. Vorrei poter srotolare il mio personaggio, lavarlo e appenderlo ad asciugare al sole come un grande lenzuolo bianco. Ma ci sono cose da cui non è possibile lavarci.

Tiffany McDaniel, Il caos da cui veniamo







martedì 7 gennaio 2020

sabato 4 gennaio 2020

mercoledì 1 gennaio 2020

House with no door





There's a house with no door and I'm living there
at nights it gets so cold and the days are hard to bear inside.
There's a house with no roof, so the rain creeps in,
falling through my head as I try to think out time.


There's a house with no bell, but then nobody calls;
I sometimes find it hard to tell if any are alive at all outside.
There's a house with no sound; yes, it's quiet there ...
there's not much point in words if there's no-one to share in time.
I've learned my lines, I know them so well, I am ready to tell
whoever will finally come in 







 

L'inutile













Anno nuovo