Anche io sento il
bisogno di rileggere i libri che ho già letto, - dice un terzo lettore, - ma a
ogni rilettura mi sembra di leggere per la prima volta un libro nuovo. Sarò io
che continuo a cambiare e vedo cose nuove di cui prima non m’ero accorto?
Oppure la lettura è una costruzione che prende forma mettendo insieme un gran
numero di variabili e non può ripetersi due volte secondo lo stesso disegno?
Ogni volta che cerco di rivivere l’emozione d’una lettura precedente, ricavo
impressioni diverse e inattese, e non ritrovo quelle di prima. In certi momenti
mi sembra che tra una lettura e l’altra ci sia un progresso: nel senso per
esempio di penetrare di più nello spirito del testo, o di aumentare il distacco
critico. In altri momenti invece mi sembra di conservare il ricordo delle
letture d’uno stesso libro l’una accanto all’altra, entusiaste o fredde o
ostili, sparse nel tempo senza una prospettiva, senza un filo che le leghi.
Calvino,
Se una notte d'inverno un vaggiatore
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