lunedì 31 dicembre 2012
mercoledì 26 dicembre 2012
domenica 23 dicembre 2012
sabato 22 dicembre 2012
venerdì 21 dicembre 2012
martedì 18 dicembre 2012
Fog
Perché amo la
nebbia che ci protegge dal mondo
Chi è nato nella nebbia conosce l'
espressione spaurita e incredula di chi, cresciuto nei paesi dove fioriscono i
limoni, ti sente dire che tu ami la nebbia, non solo gli irti colli e lo
sfumare grigiastro delle colline lontane ma persino - Dio ci perdoni - la
nebbia sull' autostrada, nella quale noi, uomini della nebbia, si guida
confidenti, alla velocità giusta, senza farci atterrire dalle ombre vaghe e
giganti che sembrano sorgere all' improvviso là dove pochi istanti prima c' era
una linea bianca. La nebbia è buona e ripaga fedelmente chi la conosce e la
ama.
Nella nebbia si cammina piano,
bisogna conoscere i tracciati per non perdersi, ma si arriva sempre e lo stesso
da qualche parte. La nebbia è buona e ripaga fedelmente chi la conoscee la ama.
Camminare nella nebbia è più bello che camminare nella neve calpestandola con
gli scarponi, perché la nebbia non ti conforta solo dal basso ma anche dall'
alto, non la insudici, non la distruggi, ti scivola affettuosa d' intorno e si
ricompone dopo il tuo passaggio, ti riempie i polmoni come un buon tabacco, ha
un profumo forte e sano, ti accarezza le guance e si infila tra il bavero e il
mento punzecchiandoti il collo, ti fa scorgere da lontano dei fantasmi che si
dissolvono quando ti avvicini, o sorgere all' improvviso di fronte delle figure
forse reali, che ti scansano e scompaiono nel nulla. (…) Nella nebbia sei al
riparo del mondo esterno, a tu per tu con la tua interiorità. Nebulat ergo
cogito.
(…) La nebbia è uterina. Ti protegge.
Legioni di esseri umani desidererebbero tornare nell' utero (di chiunque, come
diceva Woody Allen). La nebbia ti realizza questo sogno impossibile. Ti concede
una felicità amniotica. Hai la sensazione che forse un giorno uscirai dalla
vagina e dovrai affrontare il mondo, ma per il momento sei salvo. E siccome la
nascita è l' inizio del percorso che ti porterà inesorabilmente alla morte, la
nebbia è la garanzia (ahimé virtuale) che alla morte forse non perverrai.
Basterebbe fermarsi lì. Ma proprio perché non sai dove sei, nella nebbia tendi
a muoverti per uscirne (che è stolida follia e folle stolidità). Chi ha ventura
di starci, vuole venirne fuori. Per questo tutti gli uomini sono mortali.
lunedì 17 dicembre 2012
sabato 15 dicembre 2012
giovedì 13 dicembre 2012
I giusti
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva
Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
(J.L. Borges)
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
(J.L. Borges)
martedì 11 dicembre 2012
martedì 4 dicembre 2012
Crollo
Basti dire che dopo un’oretta
di abbracci solitari col cuscino iniziai a rendermi conto di come da un paio
d’anni la mia vita attingesse a risorse che non possedevo, mentre avevo
ipotecato fisicamente e spiritualmente fino all’osso la mia persona. Mi
restituivano la vita – sai che regalo rispetto a prima, quando potevo vantare
un indirizzo e fare assegnamento su una indipendenza a tutta prova.
Mi resi conto che in quei due anni, per salvaguardare qualcosa – una quiete interiore, forse, forse no –, mi ero svezzato da tutte le cose da me amate fino a quel momento – che ogni gesto della vita, dallo spazzolino da denti la mattina all’amico a cena, richiedeva uno sforzo. Mi accorsi che da molto tempo non mi piacevano più né le persone né le cose, ma mi limitavo a proseguire nella solita stenta messinscena. Mi accorsi che anche l’amore per quelli a me più vicini si era ridotto solo a un tentativo di amare, che i miei rapporti occasionali – con il direttore di un giornale, il tabaccaio, il figlio di un amico – erano solo improntati al ricordo di quanto, in circostanze analoghe, andasse fatto. Nel giro di un mese eccomi insofferente al suono della radio, alla pubblicità sulle riviste, allo stridio dei binari, al silenzio di tomba della campagna: sprezzante verso la mollezza umana, sempre pronto a inalberarmi (senza espormi però) di fronte alla durezza: odiavo la notte, che m’impediva di dormire, e odiavo il giorno, perché andava incontro alla notte. Dormivo dalla parte del cuore, ora, sbrigandomi sia pur di poco a fiaccarlo: consapevole così di anticipare l’ora benedetta dell’incubo che, come una catarsi, mi avrebbe permesso di affrontare meglio il nuovo giorno.
Mi resi conto che in quei due anni, per salvaguardare qualcosa – una quiete interiore, forse, forse no –, mi ero svezzato da tutte le cose da me amate fino a quel momento – che ogni gesto della vita, dallo spazzolino da denti la mattina all’amico a cena, richiedeva uno sforzo. Mi accorsi che da molto tempo non mi piacevano più né le persone né le cose, ma mi limitavo a proseguire nella solita stenta messinscena. Mi accorsi che anche l’amore per quelli a me più vicini si era ridotto solo a un tentativo di amare, che i miei rapporti occasionali – con il direttore di un giornale, il tabaccaio, il figlio di un amico – erano solo improntati al ricordo di quanto, in circostanze analoghe, andasse fatto. Nel giro di un mese eccomi insofferente al suono della radio, alla pubblicità sulle riviste, allo stridio dei binari, al silenzio di tomba della campagna: sprezzante verso la mollezza umana, sempre pronto a inalberarmi (senza espormi però) di fronte alla durezza: odiavo la notte, che m’impediva di dormire, e odiavo il giorno, perché andava incontro alla notte. Dormivo dalla parte del cuore, ora, sbrigandomi sia pur di poco a fiaccarlo: consapevole così di anticipare l’ora benedetta dell’incubo che, come una catarsi, mi avrebbe permesso di affrontare meglio il nuovo giorno.
sabato 1 dicembre 2012
giovedì 29 novembre 2012
Dischi Importanti / 1996
Incombere umorale degli affetti del sangue
Incombere umorale delle idee delle istanze
Insolente promessa sciocca vacua solenne
di bastare a sé...
Incombere umorale delle idee delle istanze
Insolente promessa sciocca vacua solenne
di bastare a sé...
Non tornerò mai dov'ero già
Non tornerò mai a prima, mai
Non tornerò mai a prima, mai
Non tornerò mai dov'ero già
Non tornerò mai a prima, mai
Non tornerò mai a prima, mai
Non tornerò mai dov'ero già
Incombere umorale delle idee delle istanze
Incombere umorale degli affetti del sangue
Potessi dirti quello che nemmeno posso scriverti
esiterei nel farlo...
Oggi è domenica, domani si muore
Oggi mi vesto di seta e candore
Oggi è domenica, domani si muore
Oggi mi vesto di rosso e d'amore
Ad onta di ogni strenua decisione o voto contrario
Mi trovo imbarazzato sorpreso ferito
Per un'irata sensazione di peggioramento
Per un'irata sensazione di peggioramento
Di cui non so parlare né so fare domande
Di cui non so parlare né so fare domande
Incombere umorale degli affetti del sangue
Potessi dirti quello che nemmeno posso scriverti
esiterei nel farlo...
Oggi è domenica, domani si muore
Oggi mi vesto di seta e candore
Oggi è domenica, domani si muore
Oggi mi vesto di rosso e d'amore
Ad onta di ogni strenua decisione o voto contrario
Mi trovo imbarazzato sorpreso ferito
Per un'irata sensazione di peggioramento
Per un'irata sensazione di peggioramento
Di cui non so parlare né so fare domande
Di cui non so parlare né so fare domande
domenica 25 novembre 2012
Ernst Haas
Ernst Haas , Photographer
"A picture is the expression of an
impression. If the beautiful were not in us, how would we ever recognize it?"
"Il colore non significa bianco e nero più colore, come il
bianco e nero non è solo un'immagine senza colore. Ciascuno di questi mezzi
richiede una diversa sensibilità nel vedere e, di conseguenza, una diversa
disciplina"
"Penso
che il colore rappresenti una sfida maggiore. Col bianco e nero esistono solo
tonalità di grigio. Col colore ci si trova davanti alle più incredibili
combinazioni di sottili sfumature che possono essere sfruttate per esprimere
profondità o rilievo. Il bianco e nero riproduce le linee essenziali nel modo
più immediato. Se, per esempio, si deve fotografare una situazione in cui il soggetto
principale è vestito in grigio mentre un personaggio secondario è in rosso,
l’occhio sarà costantemente attratto da quest’ultimo. Col bianco e nero il
problema non sussiste, ma col colore bisogna procedere con molta attenzione.
Fotografare a colori è più difficile: è necessario pensare e sentire in un modo
diverso…"
giovedì 22 novembre 2012
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