Lunedì
scorso le Nazioni Unite hanno diffuso un documento che sintetizza i
risultati di un anno di indagini sulla situazione dei diritti umani
in Eritrea, paese dell’Africa orientale che confina a sud con
Gibuti, a nord con il Sudan e ovest con l’Etiopia. Le conclusioni
contenute nel documento dell’ONU sono terribili. Si parla di
“violazioni dei diritti umani sistematiche e diffuse” – tra cui
torture sessuali e lavori forzati – e si sostiene che in Eritrea ci
sia un governo totalitario in cui non vige alcuno stato di diritto:
in altre parole, il governo agisce senza che venga considerato
responsabile di eventuali violazioni della legge e senza dover
rendere conto a nessuno di quello che fa. La situazione dell’Eritrea
riguarda direttamente anche l’Italia, e non solo per il passato
coloniale: nel 2014 il 22% delle persone che sono arrivate in
territorio italiano via mare provenivano dall’Eritrea. Eppure,
nonostante l’Eritrea sia «il paese con meno libertà al mondo»,
nessuno ne parla. (...)
(da
Il
Post)
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