domenica 26 luglio 2015

Riparare i viventi


Il cuore di Simon Limbres. Cosa sia questo cuore umano, dall’istante in cui ha cominciato a battere più forte, alla nascita, quando altri cuori là intorno acceleravano a loro volta salutando l’evento, che cosa sia questo cuore, cosa l’abbia fatto balzare, vomitare, crescere, danzare in un valzer leggero come una piuma, o pesare come un macigno, cosa l’abbia stordito, cosa l’abbia fatto struggere – l’amore; che cosa sia il cuore di Simon Limbres, che cosa abbia filtrato, registrato, archiviato, scatola nera di un corpo di vent’anni, nessuno lo sa davvero, soltanto un’immagine in movimento creata da ultrasuoni potrebbe restituirne l’eco, mostrare la gioia che dilata e la tristezza che contrae, solo il tracciato cartaceo di un elettrocardiogramma srotolato dal principio potrebbe segnarne la forma, descriverne la fatica e lo sforzo, l’emozione che pressa, l’energia prodigata per comprimersi quasi centomila volte al giorno e per far circolare fino a cinque litri di sangue al minuto, sì, solo quella linea potrebbe raccontarlo, delinearle la vita, vita di flussi e riflussi, vita di valvole che si aprono e che si chiudono, vita di pulsazioni, nel momento in cui il cuore di Simon Limbres, quel cuore umano, proprio quello, sfugge alle macchine, nessuno potrebbe sostenere di conoscerlo [...]


Il cuore di Simon - il diciassettesimo giorno grappoli di cellule sanguigne confluiscono in un sacchetto per formare la rete vascolare iniziale, che comincia a pompare il ventunesimo giorno (movimenti contrattili di ampiezza debolissima ma udibili con apparecchi ad alta sensibilità, parametrati per l'embriologia cardiaca), il sangue scorre nei condotti in formazione, innervando tessuti, vene, condotti e arterie, prendono forma le quattro cavità, tutto al posto giusto anche se incompleto il cinquantaseiesimo giorno. 
 



Nessun commento:

Posta un commento