Il
cuore di Simon Limbres. Cosa sia questo cuore umano, dall’istante
in cui ha cominciato a battere più forte, alla nascita, quando altri
cuori là intorno acceleravano a loro volta salutando l’evento, che
cosa sia questo cuore, cosa l’abbia fatto balzare, vomitare,
crescere, danzare in un valzer leggero come una piuma, o pesare come
un macigno, cosa l’abbia stordito, cosa l’abbia fatto struggere –
l’amore; che cosa sia il cuore di Simon Limbres, che cosa abbia
filtrato, registrato, archiviato, scatola nera di un corpo di
vent’anni, nessuno lo sa davvero, soltanto un’immagine in
movimento creata da ultrasuoni potrebbe restituirne l’eco, mostrare
la gioia che dilata e la tristezza che contrae, solo il tracciato
cartaceo di un elettrocardiogramma srotolato dal principio potrebbe
segnarne la forma, descriverne la fatica e lo sforzo, l’emozione
che pressa, l’energia prodigata per comprimersi quasi centomila
volte al giorno e per far circolare fino a cinque litri di sangue al
minuto, sì, solo quella linea potrebbe raccontarlo, delinearle la
vita, vita di flussi e riflussi, vita di valvole che si aprono e che
si chiudono, vita di pulsazioni, nel momento in cui il cuore di Simon
Limbres, quel cuore umano, proprio quello, sfugge alle macchine,
nessuno potrebbe sostenere di conoscerlo [...]
Il
cuore di Simon - il diciassettesimo giorno grappoli di cellule
sanguigne confluiscono in un sacchetto per formare la rete vascolare
iniziale, che comincia a pompare il ventunesimo giorno (movimenti
contrattili di ampiezza debolissima ma udibili con apparecchi ad alta
sensibilità, parametrati per l'embriologia cardiaca), il sangue
scorre nei condotti in formazione, innervando tessuti, vene, condotti
e arterie, prendono forma le quattro cavità, tutto al posto giusto
anche se incompleto il cinquantaseiesimo giorno.
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