[…] La catastrofe di Wertheimer ha già avuto inizio nell’istante in
cui Glenn Gould, rivolgendosi a Wertheimer, gli ha detto che era il
soccombente. […] Noi diciamo una parola e annientiamo un essere
umano senza che questo essere umano da noi annientato, nel momento in
cui pronunciamo la parola che lo annienta, abbia cognizione di questo
fatto micidiale, pensai.
Inoltre,
a differenza di Wertheimer che assai volentieri sarebbe stato Glenn
Gould, che avrebbe voluto essere Glenn Gould, io ho sempre voluto
essere soltanto me stesso, Wertheimer invece è sempre stato uno di
quelli che continuamente e per tutta la vita e riducendosi in uno
stato di perenne disperazione vogliono essere qualcun altro, qualcuno
che devono credere per forza più favorito dalla sorte di loro,
pensai. […] Wertheimer non era capace di vedere se
stesso come un essere unico al mondo,
mentre in effetti è così che ciascuno di noi può e deve concedersi
di vedere se stesso se non vuole cadere in balia della disperazione,
ogni essere umano, comunque sia fatto, è un essere unico al mondo,
io stesso me lo dico di continuo e con questo son salvo.
Thomas
Bernhard, Il
soccombente
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