Ti
svegli col terrore
Senza un vero motivo.
La luce del
mattino filtra dalla finestra,
con i cinguettio degli uccelli
non riesci a scendere dal letto.
C'è
qualcosa nelle lenzuola gualcite
che sporgono dai bordi come
foglie
di giungla, le pantofole di spugna
aprono le scure
fauci rosa per i tuoi piedi,
la colazione invisibile - ce n'è
un pò
nel frigorifero che non ti azzardi
ad aprire - che
non ti azzarderai a mangiare.
Cosa
te lo impedisce? Il futuro. Il tempo futuro,
immenso come il
firmamento.
Ti ci potresti perdere.
No. Non è così
semplice. Il passato, la sua densità
e avvenimenti annegati che
ti spingono giù,
come acqua del mare, come gelatina
che ti
riempie i polmoni invece dell'aria.
Ma
lascia perdere, alziamoci.
Prova a muovere il braccio.
Prova
a muovere la testa.
Fa' finta che la casa sia in fiamme
e
che se non fuggi bruci.
No, non serve a nulla.
Non ha mai
funzionato.
Da
dove arriva, questa eco,
questo enorme No che ti
circonda,
silenzioso come le pieghe delle tende gialle
muto
come il vivace
vaso
messicano col suo carico
di fiori mummificati?
(Li hai
scelti tu i colori solari,
non i toni secchi, neutri,
dell'ombra.
Dio sa se ci hai provato).
Eccone
una buona:
sdraiata sul letto di morte.
Ti resta un'ora da
vivere.
Chi è, di preciso, colui che hai avuto bisogno
di
perdonare, tutti questi anni?
Margaret Atwood, Su
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