Bisogna sentirsi fragili, essere scolpiti dal vento, per ritrovarsi creature sperdute, cariche di malinconia a tal punto da sospirare ad ogni passo, per ogni dito della mano, per ogni stagione trascorsa. Ma la fragilità ti apre sentieri, pensieri taciuti per troppo tempo. È nel sentiero delle cose fragili che basta un colpo di vento per imparare a volare come soffioni che, come anime bianche, come sussurri, aleggiano nell’aria. Volare lontani, fragili, per farsi forti radici, farsi sguardi negli infiniti universi. E ci si ritrova soli a navigare fra le piccole anime dei soffioni che ci indicheranno il sentiero delle cose fragili. Era ora, esser belli, eroi fragili che si fanno semi per le magnolie, per gli ippocastani, per quel mandorlo piantato per il primo figlio, che in primavera esplode di bianchi fiori che come neve cadono lievi, lievi sulla terra umida. E allora, solo allora, esser fragili vorrà dire essere primavera, essere pronti a rinascere più forti di prima.
Antonio Catalano, Discorsi inutili
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