Non so cos’è il tempo. Non so quale è la sua vera misura, ammesso che ne abbia una.
So che la misura dell’orologio è falsa: divide il tempo in modo spaziale, dal di fuori. Quella delle emozioni è falsa anch’essa, lo so: non divide il tempo, ma la sensazione di esso. La misura dei sogni è sbagliata; li sfioriamo col tempo, a volte lungamente, altre volte in fretta, e ciò che viviamo è frettoloso o lento secondo un decorso di cui ignoro la natura.
A volte ho l’impressione che tutto sia falso, e che il tempo non sia altro che una cornice per inquadrare ciò che gli è estraneo.
Quando ripenso al mio passato, i tempi sono disposti in livelli e piani assurdi, e io, in un certo giorno del mio solenne quindicesimo anno di età, sono più giovane di quando ero un bambino seduto fra i giocattoli.
La coscienza mi si confonde se penso a queste cose. So che c’è un errore, ma non so dove. È come se assistessi a un numero di illusionismo durante il quale so di essere ingannato, ma non capisco la tecnica o la meccanica dell’inganno.
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Ma che cosa è mai questo, che ci misura senza misura e ci uccide senza essere? Ed è in questi momenti in cui non so nemmeno se il tempo esiste, che lo sento come fosse una persona, e ho voglia di dormire.
(F. Pessoa)