Come uno
dei pensieri apparentemente distaccati e astratti che così spesso nella sua
vita acquistavano un valore immediato, gli venne in mente che la legge di
questa vita a cui si aspira oppressi sognando la semplicità non è se non quella
dell'ordine narrativo, quell'ordine normale che consiste nel poter dire: Dopo che fu successo questo, accadde
quest'altro.
Quel che ci tranquillizza è la successione semplice, il ridurre a
una dimensione, come direbbe un matematico, l'opprimente varietà della vita;
infilare un filo, quel famoso filo del racconto di cui è fatto anche il filo
della vita, attraverso tutto ciò che è avvenuto nel tempo e nello spazio! Beato
colui che può dire: allorché , prima che e dopo che ! Avrà magari avuto tristi
vicende, si sarà contorto dai dolori, ma appena gli riesce di riferire gli
avvenimenti nel loro ordine di successione si sente così bene come se il sole
gli riscaldasse lo stomaco.
(…)
Nella
relazione fondamentale con se stessi, quasi tutti gli uomini sono dei
narratori. Non amano la lirica, o solo di quando in quando, e se anche nel filo
della vita si annoda qualche perché o affinché, essi esecrano ogni riflessione
che vada più in là: a loro piace la serie ordinata dei fatti perché somiglia a
una necessità, e grazie all'impressione che la vita abbia un corso si sentono
in qualche modo protetti in mezzo al caos.
(Musil, USQ)
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