Diatomèe s. f. pl. [lat. scient. Diatomeae, dal
nome del genere Diatoma, e
questo dal greco διατομή «taglio», perché le cellule formano una
catena a zig-zag]. – Alghe unicellulari che vivono libere o riunite in colonie,
in tutti i mari, nelle acque dolci, e anche in ambienti terrestri
(Treccani)
Le
Diatomee sono alghe unicellulari microscopiche. Hanno uno scheletro di silice e
popolano tutti gli ambienti acquatici. Ne sono state descritte circa 100 mila
specie, sia fossili che recenti, ma potrebbero esisterne il doppio. Tanto
piccole (in un cucchiaino possono starcene 25 milioni) quanto diverse l’una
dall’altra, producono almeno un quarto dell’ossigeno che tutti respiriamo.
Da
vive, offrono nutrimento ad animali minuscoli (come i protozoi) e giganteschi
(le balene); quando muoiono si posano sui fondali, dove il loro citoplasma
ricco di oli viene sepolto ed infine si trasforma in petrolio. Alcune
specie hanno adottato uno stile di vita quasi coloniale ma sono capaci di
vivere singolarmente.
Le
Diatomee vivono nelle acque superficiali (meno di 100 m) per poter ricevere i
raggi luminosi ed attuare la fotosintesi. Sono presenti anche in acque polari,
dove le temperature rigide impediscono invece lo sviluppo di fitoplancton.
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