(…) ci censuriamo
per paura di deludere, offendere, restare soli. Non difendiamo i nostri
pensieri e li svendiamo per poco o niente, barattandoli con la dose minima di
quieto vivere che ci lascia in quella tollerabile infelicità che non capiamo
nemmeno di cosa sia fatta, esattamente.
È così che ci si
perde per strada, che si diventa brutte copie di se stessi. Smussandosi,
modificando il senso delle cose che si fanno, tradendo le proprie convinzioni o
lasciando che l’altro le offenda, o le svaluti, praticando la mansuetudine,
considerando fisiologico, inevitabile e forse perfino giusto che il passare del
tempo snaturi gli aspetti più autentici del carattere, ridimensioni gli
interessi, spenga le passioni, i desideri e soprattutto il desiderio.
De Silva, Mancarsi
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