martedì 12 agosto 2014

Richiami vivi / 2



Comunicati Stampa Enpa

DECRETO COMPETITIVITÀ: E' IL PEGGIOR ATTO SULLA FAUNA DEGLI ULTIMI VENT'ANNI. LA STRAGE DEGLI ANIMALI SELVATICI VOLUTA DAL PD PASSA CON LA FIDUCIA

Con la conversione del decreto-legge 91/2014 viene definitivamente licenziato il peggiore atto degli ultimi vent'anni sulla fauna selvatica: caccia di selezione agli ungulati anche sulla neve, sterminio delle nutrie, caricatori delle carabine semi-automatiche a cinque colpi anziché due in violazione della direttiva Habitat, gran pasticcio normativo sui richiami vivi da utilizzare nelle cacce da appostamento, in violazione della direttiva Uccelli. Quest'ultima scelta avvenuta nonostante il 28 luglio scorso la Commissione Europea avesse inviato al Governo italiano una lettera che stronca ogni tentativo di mantenere la barbarie della cattura con le reti degli uccelli migratori, dichiarandola fuori legge sempre e comunque, e ribadisce che per la caccia non c'è alcun bisogno di richiami vivi.

Di richiami vivi ha invece bisogno la piccola lobby venatoria che guida le politiche sulla biodiversità del Partito Democratico e ha totalmente condizionato la linea del partito di maggioranza, su cui pesa la principale responsabilità del decreto, fortemente osteggiato da Sel e Movimento 5 Stelle e da pezzi di altri schieramenti come Forza Italia e Scelta Civica. Il Pd è stato l'unico gruppo parlamentare a non aver lasciato libertà di voto ai propri rappresentanti nelle commissioni competenti e in aula, costringendo i dissidenti, tra cui Monica Cirinnà, Laura Puppato e Silvana Amati, ad un'azione coraggiosa ed ancor più encomiabile in favore degli animali selvatici, che ha persino portato a sfiorare il risultato positivo. E costringendo moltissimi parlamentari democratici a scusarsi, giustificarsi, testimoniare i dubbi, le perplessità, i distinguo.

Il decreto 91 segna una frattura gravissima tra il mondo ambientalista e animalista e la gestione della politica su animali selvatici e biodiversità del Pd: una politica vecchia, dal fiato corto, che tradisce disprezzo verso le regole comunitarie e continua a rincorrere il consenso dei cacciatori, allontanandosi sempre più dalla cultura di attenzione per la natura e rispetto per gli altri esseri viventi, ormai diffusa in ogni dove nella società italiana.

Tutto questo, nonostante la ricca presenza, tra le fila del partito di maggioranza, di persone appassionate e di un mondo sensibile alle questioni della natura e agli aspetti etici, che meriterebbe ben più credito da parte di una politica che vuole essere rinnovatrice, culturalmente giovane, al passo con le grandi sfide dei tempi. C'è proprio qualcosa che non va, nelle politiche per la natura del Partito Democratico.

Lo scempio della fauna del decreto 91 rappresenta una pagina vergognosa, che la memoria non cancellerà ma che noi cancelleremo con i fatti. Perché la nostra battaglia per gli animali selvatici, la biodiversità, l'Europa, i valori di una società civile, continuerà senza pausa alcuna e sarà infine vincente. 

Ente Nazionale Protezione Animali, 8 agosto 2014


Forse, in definitiva siamo richiami vivi anche noi. Costretti nella buia gabbia dell'arretratezza da politici tanto poco indipendenti, così sordi alle esplicite richieste della gente, da compiacere con il voto l'aberrante pratica dei richiami vivi. Così infatti ieri sera si è regolato il Senato, capobanda il Pd (un solo voto contrario, quello di Laura Puppato) in spregio agli animali e alla società civile, per compiacere i capricci dei seicentomila cacciatori superstiti in Italia e, per tramite loro, gli interessi della lobby dei fabbricanti di armi.
L'opinione pubblica contraria all'orrore dei richiami vivi, uccellini selvatici catturati (quando non allevati), spesso accecati e costretti a malvagia reclusione per attrarre in trappola col canto i propri simili, illegalmente secondo l'UE che ha aperto contro il nostro Paese una procedura d'infrazione, è stata calpestata. Un'eccezionale campagna lanciata dalla Lipu-Birdlife Italia e sostenuta attivamente da associazioni (Enpa, Cabs, Lac, WWF, Oipa, Lav, Animalisti Italiani onlus e tante altre) oltre che da un buon numero di parlamentari ragionanti, chiedeva l'abolizione di questa pratica violenta, raccogliendo 50.000 sottoscrizioni iniziali e simboliche, pari al numero dei migratori strappati ogni anno alla libertà in Italia. Quindi Avaaz, rete di mobilitazione civica globale, lanciava con l'Enpa una petizione che contava in tre giorni oltre 140.000 firme.
Ma grazie soprattutto alle disperate pressioni delle associazioni venatorie, che trovavano degno alleato nel senatore Massimo Caleo, capogruppo Pd in Commissione Ambiente, tramontavano nelle ultime ore le aspirazioni abolizioniste. Si cercava di difendere il testo del Governo, che conteneva perlomeno alcune restrizioni richieste dall'Europa, che lo stesso Governo all'ultimo modificava radicalmente.
(…)
Ma non è tutto. Sono anche passati, ieri, gli emendamenti che tolgono ogni tutela alle nutrie, escludendole dalla fauna selvatica e rendendole perseguitabili come i ratti, permettono la caccia nella neve e aumentano il numero consentito delle pallottole in canna.
(…)
"Siamo sconvolti e sdegnati da questo voto", dice Annamaria Procacci, consigliere nazionale Enpa, "con cui si cerca di salvare una pratica che ripugna alla coscienza di questo Paese, in nome della leggenda metropolitana del consenso dei cacciatori. È lo squallido trionfo di una vecchia politica lontana e ostile alla nostra nuova cultura". "È scandaloso come i politici si siano piegati all'ultimo minuto al volere dei cacciatori", commenta Luis Morago, direttore campagne di Avaaz. "È una vergogna che il Governo e la maggioranza dei senatori abbiano ignorato le richieste dei cittadini e le direttive europee per obbedire ai capricci di una piccola lobby. Ieri è stata scritta una bruttissima pagina per la democrazia nel nostro Paese, e di questo dobbiamo ringraziare proprio un partito che si dice 'democratico'. Se non possiamo più contare sui nostri rappresentanti nazionali, porteremo la nostra battaglia a Bruxelles chiedendo all'Unione europea di intervenire contro tanta inciviltà".
L'incredibile decisione è rivelatrice di quanto la nostra classe politica persegua obiettivi opposti al pubblico interesse, avallando, in questo caso, il crudele extra (la stessa Commissione Europea ha dichiarato i richiami vivi non indispensabili) di una minoranza ricattatrice. Dalla sua, difendendo unguibus et rostris la propria abitudine più arcaica, il mondo venatorio ha dimostrato di non avere alcuna disponibilità al progresso e al compromesso. Oggi i nostri parlamentari, a favore dell'hobby sparatorio, negano i diritti degli animali, rischiando di far condannare l'Italia dall'UE. Pagheranno loro, con detrazione dagli stipendi, la multa che pioverà addosso ai contribuenti?
Vedremo come si comporteranno domani - la notizia già trapela dai corridoi delle associazioni protezionistiche - quando a tutela delle persone si richiederà l'abolizione dell'articolo 842 del Codice civile, che consente solo ai cacciatori di entrare nei terreni privati, quando non costosamente recintati a norma, e sparare con armi potentissime fino a 150 metri dalle case.

(www.repubblica.it)
 

 


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