A
scuola, il problema dei sognatori a occhi aperti, e di poche parole
per giunta, è che gli insegnanti, specie quelli che non vi conoscono
bene, tendono a considerarvi un po' stupidi. O se non proprio
stupidi, come minimo, tonti. Non c'è nessuno che riesca a vedere le
cose fantastiche che vi passano per la testa. Se un insegnante vedeva
Peter assorto a scrutare fuori dalla finestra, o bloccato davanti a
un foglio bianco, pensava che si stesse annoiando o che non sapesse
la risposta al quesito. Ma la verità era ben diversa.
Una
mattina, per esempio, i bambini della classe di Peter dovevano fare
un compito di aritmetica. Si trattava di sommare dei numeri molto
grandi, e avevano a disposizione venti minuti per farlo. Peter si era
appena messo al lavoro sulla prima addizione, che prevedeva la somma
di tre milioni cinquecentomila duecento novantacinque a un altra
cifra della stessa lunghezza, quando gli capitò di pensare al numero
più lungo del mondo. Giusto la settimana prima aveva letto da
qualche parte di un numero che aveva un nome bellissimo: googol. Un
googol era dieci elevato alla centesima potenza. Perciò doveva avere
un centinaio di zeri alla fine. E ce n'era un altro ancora più
sensazionale, una meraviglia assoluta: il googolplex. Che era dieci
moltiplicato dieci per un googol di volte. Che numero! Peter lasciò
vagare la mente tra quella sconfinata distesa di zeri, che creavano
nello spazio una scia di bolle. Suo padre gli aveva detto che secondo
i calcoli degli astronomi, il numero totale di atomi contenuti nei
milioni di stelle visibili dai loro telescopi giganti, era una cifra
pari a dieci seguito da novantotto zeri. Quindi tutti gli atomi del
mondo non bastavano neppure a fare un googol. E un googol era una
cosuccia del tutto insignificante, paragonata a un googolplex. Se
aveste chiesto al droghiere un googol di caramelle mou ricoperte di
cioccolato, non si sarebbero trovati in tutto l'universo neppure
abbastanza atomi per fabbricarle.
Peter
appoggiò la testa alla mano e diede in un sospiro. In quel preciso
momento la maestra batté le mani. Erano passati i venti minuti. E
Peter aveva appena scritto la prima cifra della prima addizione.
Tutti gli altri bambini avevano finito. La maestra aveva osservato
Peter fissare il suo foglio senza scrivere niente e sospirando ogni
tanto.
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