Sono
invecchiato nelle sensazioni.. Mi sono consumato formulando i
pensieri… E la mia vita si è trasformata in una febbre metafisica,
sempre alla scoperta di significati occulti nelle cose, giocando con
il fuoco delle analogie misteriose, procrastinando la
lucidità integrale, la sintesi normale da cui svestirsi.
Sono
precipitato in una complessa indisciplina cerebrale, piena di
indifferenze. Dove mi sono rifugiato? Ho l'impressione di non essermi
rifugiato da nessuna parte. Mi sono abbandonato, ma non so a che
cosa.
Mi sono concentrato e ho limitato i miei desideri per poterli rendere più raffinati. Per arrivare all'infinito, e penso che vi si possa arrivare, abbiamo bisogno di avere un porto, uno soltanto, sicuro, e da lì partire per l'indefinito.
Mi sono concentrato e ho limitato i miei desideri per poterli rendere più raffinati. Per arrivare all'infinito, e penso che vi si possa arrivare, abbiamo bisogno di avere un porto, uno soltanto, sicuro, e da lì partire per l'indefinito.
Oggi
sono un ascetico della mia religione di me stesso. Una tazza di
caffè, una sigaretta e i miei sogni sostituiscono alla perfezione
l'universo e le sue stelle, il lavoro, l'amore, perfino la bellezza e
la gloria. Non sento quasi il bisogno di stimoli. L'oppio ce l'ho
nell'anima.
Qual'è il mio sogno? Non lo so. Mi sono sforzato di arrivare a un punto dove non sappia neanche più ciò che penso, ciò che sogno, le mie visioni. Mi sembra di sognare sempre più da lontano, di sognare sempre più il vago, l'impreciso, ciò che non posso avere in visione.
Qual'è il mio sogno? Non lo so. Mi sono sforzato di arrivare a un punto dove non sappia neanche più ciò che penso, ciò che sogno, le mie visioni. Mi sembra di sognare sempre più da lontano, di sognare sempre più il vago, l'impreciso, ciò che non posso avere in visione.
Fernando
Pessoa, Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares
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