giovedì 31 maggio 2018
mercoledì 30 maggio 2018
Il punto
MONTANELLI'S FALLACY
Chi
non ha mai sentito nominare la Montanelli’s fallacy non si
preoccupi, me la sono appena inventata. Prima di dire in cosa
consiste, faccio rapidamente il punto sull’attuale situazione
politica italiana per gli eventuali lettori del futuro, i quali,
poverini, potrebbero non essere più a conoscenza del concetto di
“passato”.
IL
PUNTO
Dopo
svariati anni di populismo idealista (“un milione di posti di
lavoro”) e una parentesi di populismo frugale (“80 euro a
tutti”), nel 2018 stava per prendere il potere il populismo
sfrenato (“soldi gratis”), nato dall’alleanza tra il partito
dei razzisti e il partito dei complottisti, di cui segue un
significativo esempio di manifesto elettorale
Il
tentativo è fallito a causa di una banale dimenticanza: l’esistenza
di un Presidente della Repubblica, così tutto è rimandato al
prossimo campionato di calcio. Volevo dire elezioni.
Fine
del punto.
Fin
qui tutto normale, sono abituato a essere in minoranza. Se io fossi
in maggioranza in questo momento a capo del governo ci sarebbe Carlo
Azeglio Ciampi. Sì, lo so, Carlo Azeglio Ciampi è morto, ma è
molto meglio un Ciampi morto che un Salvini e un Di Maio vivi. Per il
lettore del futuro: non sto a dire chi siano Ciampi, Salvini e Di
Maio, penso che bastino le loro facce.
Ciampi
è quello che non sembra scappato dallo zoo.
La
cosa che invece mi stupisce è che sento molte persone dire cose come
“speriamo che governino, così chi li ha votati capirà che sono
dei ciarlatani”. Ecco, è questa la Montanelli’s fallacy.
Prima
delle elezioni del 2001, quando il populismo idealista del cosiddetto
Berlusconi stava per andare definitivamente al potere, Indro
Montanelli, stimato giornalista del Novecento, aveva detto “mi
auguro la vittoria di Berlusconi, perché Berlusconi è una di quelle
malattie che si curano col vaccino. Per guarire da Berlusconi, ci
vuole una bella iniezione di vaccino di Berlusconi”. Lo si può
ascoltare qui,
al minuto 3:00.
Beh, gli italiani hanno avuto la loro bella dose di vaccino di Berlusconi,
cinque anni, eppure alle elezioni del 2008 lo hanno votato di nuovo,
altri tre anni di vaccino, e nel 2018, nonostante tutto quello che è
successo e tutte le cose incredibili che ha combinato, il 16% degli
italiani ha comunque continuato a votarlo e molti di quelli che hanno
smesso di votarlo non è che sono guariti dalla loro credulità, ma
l’hanno solo rivolta verso altri ciarlatani. Tutti questi anni di
Berlusconi non solo non hanno curato il populismo ma lo hanno
cronicizzato, e quello che prima era fuori dalla norma, le promesse
assurde, i contratti farlocchi, il fastidio per le procedure
costituzionali, il partito di proprietà personale, il disprezzo dei
fatti, le teorie del complotto, la propaganda permanente e
soprattutto l’abitudine a mentire, tutte queste cose sono ora la
norma. Prima di Berlusconi, quando un politico diceva una bugia,
faceva almeno lo sforzo di accordarla con i fatti in modo da darle
una spennellata di verosimiglianza, ora invece può tranquillamente
dirti che i gatti sono ologrammi alieni provenienti dal pianeta Carlo
senza nessun bisogno di aggiungere altro. Quindi per quale motivo
adesso dovrei credere che "la gente capirà"? La gente non
capirà mai e i populisti di oggi, come è già successo a quelli di
ieri, verranno solo sostituiti da populisti ancora più populisti.
Possiamo
quindi definire la Montanelli’s fallacy come l’ingiustificata
fiducia nella capacità degli elettori di riconoscere che i loro
eletti li stanno danneggiando. Tale fiducia è fondata sull’errato
presupposto che la gente voti chi le conviene, mentre in realtà vota
semplicemente chi le somiglia, e, se per caso succede che chi le
somiglia la mandi in rovina, la colpa verrà data a qualcun altro: le
potenze straniere, le banche, i giornali, gli immigrati, chiunque non
le somigli.
Pubblicato
da Smeriglia
| 29.5.18
martedì 29 maggio 2018
La storia degli altri
Lotti
contro la tua superficialità, la tua faciloneria per cercare di
accostarti alla gente senza aspettative illusorie, senza un carico
eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza, nel modo meno
simile a quello di un carro armato, senza cannoni, mitragliatrici e
corazze d’acciaio spesse quindici centimetri; offri alla gente il
tuo volto più bonario, camminando in punta di piedi invece di
sconvolgere il terreno con i cingoli, e l’affronti con larghezza di
vedute, da pari a pari, da uomo a uomo, come si diceva una volta, e
tuttavia non manchi mai di capirla male. Tanto varrebbe avere il
cervello di un carro armato. La capisci male prima d’incontrarla,
mentre pregusti il momento in cui l’incontrerai; la capisci male
mentre sei con lei; e poi vai a casa, parli con qualcun altro
dell’incontro, e scopri ancora una volta di aver travisato. Poiché
la stessa cosa capita, in genere, anche ai tuoi interlocutori, tutta
la faccenda è, veramente, una colossale illusione priva di
fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci.
Eppure, come
dobbiamo regolarci con questa storia, questa storia così importante,
la storia degli altri, che si rivela priva del significato che
secondo noi dovrebbe avere e che assume invece un significato
grottesco, tanto siamo male attrezzati per discernere l’intimo
lavorio e gli scopi invisibili degli altri? Devono, tutti, andarsene
e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori
solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con
le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più
vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo
con la nostra ignoranza?
Rimane il fatto che, in ogni modo, capire
bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e
male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come
sappiamo di essere vivi; sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe
dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi
semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… beh, siete fortunati.
Philip
Roth, Pastorale americana
lunedì 28 maggio 2018
Se
S’i’
fosse foco, arderei ’l mondo
s’i’ fosse vento, lo tempesterei
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo
s’i’ fosse vento, lo tempesterei
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo
s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,
ché tutti cristïani imbrigherei
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
A tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui
similemente farìa da mi’ madre.
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre
e vecchie e laide lasserei altrui.
Cecco Angiolieri
sabato 26 maggio 2018
venerdì 25 maggio 2018
giovedì 24 maggio 2018
venerdì 18 maggio 2018
Feeling, feeling, feeling
Il 18 maggio 1980, a ventitre anni, Ian Curtis, voce dei Joy Division, il gruppo post punk più influente della musica, si impicca nella sua casa a Manchester, poche ore prima della partenza della band per il suo primo tour nordamericano.
I've
been waiting for a guide to come and take me by the hand
Could these sensations make me feel the pleasures of a normal man?
These sensations barely interest me for another day
Could these sensations make me feel the pleasures of a normal man?
These sensations barely interest me for another day
I've
got the spirit but lose the feeling,
Feeling, feeling, feeling, feeling, feeling, feeling, feeling
Feeling, feeling, feeling, feeling, feeling, feeling, feeling
Bosco Verticale
Il
Bosco Verticale
è un modello di edificio residenziale sostenibile, un progetto di
riforestazione metropolitana che contribuisce alla
rigenerazione dell’ambiente
e alla biodiversità
urbana
senza espandere la città sul territorio. Si tratta di un modello di
densificazione verticale
della natura
all’interno della città, che opera in relazione alle politiche di
rimboschimento e naturalizzazione dei grandi confini urbani e
metropolitani. Il primo esempio di Bosco
Verticale,
composto da due torri residenziali di 110 e 76 m di altezza, è stato
realizzato nel centro di Milano, ai confini del quartiere Isola, e
ospita 800
alberi
(ognuno di questi di 3, 6 o 9 metri), 4.500 arbusti e 15.000 piante e
una vasta gamma di arbusti e piante floreali, distribuiti in
relazione alla posizione delle facciate verso il sole. In ogni Bosco
Verticale è presente una quantità di alberi che occuperebbe una
superficie di 20.000
mq.
Il sistema vegetale del Bosco
Verticale
aiuta nella creazione di uno speciale microclima,
produce umidità e ossigeno, assorbe particelle di CO2 e polveri
sottili.
Gli
habitat biologici del Bosco Verticale aumentano
la biodiversità, aiutando
a generare un ecosistema urbano. I diversi tipi di vegetazione creano
infatti un ambiente verticale che può anche essere colonizzato da
uccelli e insetti, trasformando il Bosco Verticale in un simbolo
della ricolonizzazione spontanea della città da parte di piante e
animali. La realizzazione di un certo numero di
Boschi Verticali
in città potrà dare vita a una rete di corridoi ambientali, che
animeranno l’ecosistema dei principali parchi urbani,
collegando i diversi spazi di crescita della vegetazione spontanea.
(…)
L’azione
di mitigazione
del Bosco Verticale aiuta a costruire un microclima e a filtrare
le particelle di polvere che sono presenti nell’atmosfera in
ambiente urbano. La diversità delle piante contribuisce a
creare l’umidità e ad assorbire CO2
e polveri, produce ossigeno, protegge le persone e le case dai raggi
del sole e dall’inquinamento acustico.
Gli
alberi
sono un elemento chiave per comprendere i progetti di architettura e
i sistemi di giardino. In questo caso la scelta dei tipi di alberi è
stata fatta per adattare il loro posizionamento sulle facciate, anche
secondo la loro altezza. Le piante sono state appositamente
pre-coltivate in un vivaio specializzato. Un processo che ha
coinvolto il lavoro di due anni svolto in sinergia con un gruppo di
botanici.
A
testimonianza del suo riconoscimento architettonico, il Bosco
Verticale è risultato vincitore di numerose competizioni: oltre
all'International Highrise Award, di cui è stato insignito nel 2014,
il Bosco Verticale si è aggiudicato il premio come “Grattacielo
più bello del pianeta” ; il premio è stato attribuito nel 2015
dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat promosso
dall'Illinois Institute of Technology di Chicago
mercoledì 16 maggio 2018
Ama
"AMA
è una parola giapponese che significa “Donna del Mare” e
rappresenta le tradizionali raccoglitrici di conchiglie, forti e
unite. Per me, rappresenta la relazione che noi donne dobbiamo
costruire tra noi stesse ed il legame che dobbiamo coltivare con la
natura. Il film ci mette di fronte alla forza delle donne spesso
sopita. Per me, questo film è un modo per dire: non sei solo, apri
te stesso agli altri, parla delle tue sofferenze e delle tue gioie.
Volevo
condividere il più grande dolore che ho provato in questa vita con
questo film. Per questo l’ho coperto di grazia e per non renderlo
troppo pesante, l’ho immerso nell’acqua. Il risultato è un video
bello e delicato che tocca i cuori di chi sa leggere tra le righe. La
vita pone qualche sfida sui nostri percorsi che, se non ci spezzano,
aiutano a farci crescere. Poiché questo tema è universale, il film
invita a condividere e liberare le emozioni.
Ama
racconta una storia che ciascuno può interpretare sulla base della
propria esperienza. Può essere un lavoro artistico o una performance
fisica, può lasciare indifferente o far commuovere. Usa la grazia
come veicolo emotivo, senza parole, solo con i movimenti, come modo
di espressione, comunicazione ed essere. Penso che se usassimo la
grazia nelle nostre vite, nelle nostre azioni, parole e relazioni con
gli altri e con il pianeta, potremmo migliorare il mondo”.
Julie Gautier
Julie Gautier, French deep-sea diver, dancer and filmmaker, performs an underwater dance in the world’s most deepest pool, in Montegrotto Terme, Italy.
martedì 15 maggio 2018
lunedì 14 maggio 2018
Patria
Ogni
essere umano ha bisogno di una patria, non quella che intendono certi
rozzi patrioti sempre pronti a fare a pugni, e neppure una qualche
religione, insipido assaggio di una patria oltremondana. No: una
patria che racchiuda in sé il suolo, il lavoro, gli amici, la
ricreazione, l'ambito spirituale della propria attività, facendone
un tutto naturale, ben ordinato, un vero e proprio cosmo personale.
La miglior definizione di patria è: biblioteca.
domenica 13 maggio 2018
sabato 12 maggio 2018
Horses
Negli
Stati Uniti nascono circa 20.000 purosangue all’ anno.
A due anni le loro ossa non sono ancora completamente formate, ma questa è l’ età in cui vengono messi in pista.
A due anni le loro ossa non sono ancora completamente formate, ma questa è l’ età in cui vengono messi in pista.
Gli
Stati Uniti hanno proibito la macellazione dei cavalli, così ogni
anno circa 130.000 cavalli, di cui 10.000 purosangue, affrontano
lunghi viaggi in condizioni terribili alla volta dei mattatoi di
Canada e Messico.
All’ arrivo sono esausti, sconvolti, terrorizzati, affamati e assetati.
Quando il proiettile captivo del macellaio non funziona a dovere vengono smembrati mentre sono ancora coscienti.
All’ arrivo sono esausti, sconvolti, terrorizzati, affamati e assetati.
Quando il proiettile captivo del macellaio non funziona a dovere vengono smembrati mentre sono ancora coscienti.
Il
Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti ha calcolato che il
92,3 per cento dei cavalli inviati al macello sono sani e potrebbero
completare una vita normale.
Questo
è l’ universo parallelo delle scuderie, dei paddock, degli
ippodromi e dei verdi campi da polo della buona società.
Oltre a giri di scommesse con fatturati da capogiro.
Oltre a giri di scommesse con fatturati da capogiro.
Perchè
se sei un allevatore di cavalli o uno scommettitore una gara può
essere una faccenda redditizia, ma se sei un cavallo è una questione
di vita o di morte.
E anche se sei tra i vincitori e ti è concesso di vivere, sarai sempre prigioniero di chi si sta arricchendo alle tue spalle.
E anche se sei tra i vincitori e ti è concesso di vivere, sarai sempre prigioniero di chi si sta arricchendo alle tue spalle.
https://goo.gl/Jdce3K
(presso United States)
venerdì 11 maggio 2018
giovedì 10 maggio 2018
Preghiera
Io
non conosco nessuna preghiera più bella di quella con cui si
concludevano gli antichi spettacoli dell'India: “Possano tutti gli
esseri viventi restare liberi dal dolore”.
Bron / Broen
Il
canale di Øresund separa la Svezia dalla
Danimarca,
e il ponte che collega le due nazioni è un capolavoro di ingegneria
e architettura che ha pochi eguali al mondo.
Il
Ponte
di Øresund
(Øresundsbron), progettato dall’architetto danese George K.S.
Rotne e inaugurato nel 2000, è
il più lungo ponte sospeso
d’Europa e
collega
la
città di Copenhagen,
in Danimarca, alla
città di
Malmö,
in Svezia.
Questo
incredibile ponte
è lungo 7.845 metri, ad
un
certo punto, nel mezzo del mare, si trasforma in un’isola
artificiale
e si inabissa nelle profondità marine diventando un tunnel lungo 4
km che passa sotto il Canale
di Flint.
Al
livello superiore del ponte si trova l’autostrada per i veicoli a
motore, mentre nella parte inferiore è posizionata la linea
ferroviaria. Dentro al tunnel le diverse carreggiate si
affiancano le une alle altre e corrono parallele sotto al mare,
insieme alle gallerie di emergenza previste all’interno del tunnel.
L’isola
artificiale che collega il ponte e la galleria ha subito un impatto
inaspettatamente positivo per la flora e la fauna locali. A tutti gli
animali è stato permesso di sviluppare il nuovo habitat
liberamente, e l’isola è diventata un luogo privilegiato per i
biologi per osservare gli uccelli e il raro rospo verde. Per
costruire il ponte sono stati necessari 3
miliardi di Euro,
ma il suo completamento consente a oltre 3,5 milioni di persone di
spostarsi da uno stato all’altro come uniti da un istmo naturale.
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