sabato 14 settembre 2019

Imprecazioni



Come alcuni di voi ne sono già a conoscenza, io sono toscano e più esattamente di Viareggio, dove la sagacia del contadino dell’entroterra del Chianti incontra l’ignoranza (intesa come invulnerabilità psicofisica) del pescatore sferzato da mille fortunali.
Da noi la bestemmia è un intercalare elevato ad arte sublime che supera in potenza e pregnanza quei sintetici e stizzosi attacchi di rabbia dei Veneti o quelle tiepide circonlocuzioni attenuativo-sostitutive dei Lombardi.
Noi ci mettiamo il cuore, rabbioso per i divini strali della sorte.
Per esempio, un veneto che si pesta un dito col martello esclama DIO CAN!, un milanese ZIO CANTANTE! e un emiliano al massimo osa un DIO ‘NIMEL!… un Toscano, invece, non perde tempo con vuote interiezioni perché sa perfettamente di chi è la colpa e quindi entra subito nell’attribuzione delle responsabilità dirette, per esempio, con un DIO VIGLIACCO DELLA MADONNA ASSASSINA!
Ma attenzione… non sono semplici esclamazioni enfatiche fini a se stesse ma un giudizio preciso per una catena di comportamenti che hanno esitato nell’evento scatenante.
Nello specifico, la vigliaccheria si riferisce a quell’evidente inanità pavida divina, resa ancora più eclatante e invisa da una tanto sventolata onnipotenza, onnipresenza e onniscenza di Dio… insomma, sai tutto e puoi fare tutto ma decidi di non fare un cazzo.
L’aggettivo di ‘assassina’, nel merito, fa riferimento a una corresponsabilità morale e legale della coniuge che, per quanto infusa dallo Spirito Santo e Immacolata, rimane un essere vivente terreno con doti empatiche di condivisione emotiva… insomma, sai bene cosa si prova e non dici nulla a quell’altro.
Il Toscano è diretto e sintetico ma non sacrifica mai il tempo dedicato alla bestemmia senza lasciare le proprie motivazioni implicite all’interno di essa. Nell’attimo in cui esso cade dalle nuvole quando gli si fa notare che inserisce una bestemmia ogni due parole, non dovete commettere l’errore di credere che lui stia facendo lo gnorri o che imprechi per abitudine: il suo è un ponte giaculatorio tra uomo e dio che non necessita della parte razionale dell’anima ma che, anzi, riveste carattere rivelatorio del mistero divino. 






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