Se
non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il
mio viaggiare
è stato tutto un restare
qua, dove non fui
mai.
Giorgio
Caproni, Biglietto
lasciato prima di non andar via
When we’re alone he says “Your mother wrote and said your cat is dead.” Ordinarily the death of a cat means little to most men, a lot to fewer men, but to me, and that cat, it was exactly and no lie and sincerely like the death of my little brother – I loved Tyke with all my heart, he was my baby who as a kitten just slept in the palm of my hand and with his little head hanging down, or just purring for hours, just as long as I held him that way, walking or sitting – He was like a floppy fur wrap around my wrist, I just twist him around my wrist or drape him and he just purred and purred and even when he got big I still held him that way, I could even hold that big cat in both hands with my arms outstretched right over my head and he’d just purr, he had complete confidence in me…
Jack Kerouac, Big Sur
Sotto il padiglione, una banda vestita del blu orizzonte dell’esercito suonava Massenet e Skrjabin, e Berlioz come una leggera spalmatura di torturato Ñajkovskij su una fetta di pane stantio, mentre il crepuscolo si dissolveva in umidi barlumi dai rami, sul padiglione e sui funghi severi degli ombrelli. Ricchi e sonori gli ottoni si abbattevano e morivano nello spesso crepuscolo verde, rotolando su di loro in tristi onde opulente. Temple sbadigliò al riparo della mano, poi tirò fuori uno specchietto e lo aprì su un visino in miniatura imbronciato, scontento e triste. Suo padre le sedeva accanto, le mani incrociate sul pomo del bastone, la rigida barra dei baffi perlata di umidità come argento ghiacciato. Temple richiuse lo specchietto, e da sotto l’elegante cappellino nuovo parve inseguire con gli occhi le onde della musica dissolversi negli ottoni morenti, al di là della vasca e dell’antistante semicerchio di alberi dove, a severi intervalli, meditavano le morte, tranquille regine di marmo maculato, e via verso il cielo che giaceva prono e vinto nell’abbraccio della stagione della pioggia e della morte
Faulkner, Santuario
Nello Utah è spuntato un monolite argentato in mezzo alle montagne
Mercoledì scorso alcuni membri del Dipartimento di pubblica sicurezza dello Utah, negli Stati Uniti, stavano sorvolando in elicottero una zona a sud-est dello stato per aiutare la divisione che si occupa della tutela della fauna selvatica. Durante il sorvolo hanno però notato qualcosa di molto strano, e decisamente in contrasto con il terreno rossastro e roccioso dell’area: un monolite di un colore argentato scintillante, alto circa 3 metri e piantato nel terreno.
Il pilota dell’elicottero, Bret Hutchings, ha detto alla televisione locale KSL di credere che si tratti di un’installazione artistica di qualche fan di 2001: Odissea nello spazio, il film di Stanley Kubrick del 1968 che inizia con una famosa scena in cui è presente un grosso e misterioso monolite nero. Il Dipartimento non ha specificato la zona in cui è stato trovato il monolite e ha detto che non è chiaro al momento chi lo abbia messo lì. In un comunicato ha aggiunto però che è illegale posizionare strutture o installazioni artistiche nei luoghi pubblici «a prescindere dal pianeta da cui si proviene».
Il Post
Parlo
di me, dal cuore del miracolo:
la mia colpa sociale è di non
ridere,
di non commuovermi al momento giusto.
E intanto
muoio, per aspettare a vivere.
Il
rancore è di chi non ha speranza:
dunque è pietà di me che mi
fa credere
essere altrove una vita più vera?
Già piegato,
presumo di non cedere.
Giovanni Giudici, Dal cuore del miracolo
La rivoluzione deve cominciare da ben più lontano, deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi, a rinunziare a quelli che ha.
Luciano Bianciardi, La vita agra
Un biologo marino ha osservato il comportamento di un polpo in cattività e ha registrato in un video i cambiamenti di colore dell’animale durante il sonno, da bianco a giallo, poi via via fino ad assumere una tonalità molto scura per tornare infine bianco.
Secondo il biologo la variazione nella colorazione del polpo è dovuta all’attività onirica del mollusco. Egli ritiene che durante il sonno la creatura marina stesse sognando la caccia e che questo abbia provocato un cambiamento del colore del suo corpo. Si tratta di un fenomeno che avviene quando il polpo è sveglio e sta realmente cacciando, per mimetizzarsi con il fondale marino e non attirare l’attenzione della preda su di sé.
Nella vita di ognuno esistono momenti – quando la porta sbattuta all’improvviso e senza alcun visibile motivo di colpo si riapre, quando lo spioncino chiuso un attimo fa viene di nuovo aperto, quando un brusco «no» che sembrava irrevocabile si muta in «forse» – momenti in cui il mondo intorno a noi si trasfigura, e noi stessi ci riempiamo di speranza come di nuovo sangue. È stata concessa una proroga a qualcosa di ineluttabile, definitivo; il verdetto del giudice, del dottore, del console, è stato rinviato. Una voce ci avverte che non tutto è perduto. E con gambe tremanti e lacrime di gratitudine passiamo nel locale adiacente, dove ci pregano di «aspettare un poco» prima di spingerci nel baratro.
Nina Berberova, ll giunco mormorante
Se gli animali potessero parlare, il cane sarebbe un tipo schietto con molte gaffe, mentre il gatto avrebbe la rara grazia di non dire mai una parola di troppo
Mark Twain
Gli
ho chiesto di quei tempi,
quando ancora eravamo così
giovani,
ingenui, impetuosi, sciocchi, sprovveduti.
È
rimasto qualcosa, tranne la giovinezza
-
mi ha risposto.
Gli ho chiesto se sa ancora di
sicuro
cosa è bene e male per il genere umano.
È
la più mortifera di tutte le illusioni
- mi ha risposto.
Gli
ho chiesto del futuro,
se ancora lo vede luminoso.
Ho
letto troppi libri di storia
- mi ha risposto.
Gli
ho chiesto della foto,
quella in cornice sulla
scrivania.
Erano, sono stati. Fratello, cugino,
cognata,
moglie,
figlioletta sulle sue ginocchia,
gatto in braccio alla
figlioletta,
e il ciliegio in fiore, e sopra quel ciliegio
un
uccello non identificato in volo
- mi ha risposto.
Gli
ho chiesto se gli capita di essere felice.
Lavoro
-
mi ha risposto.
Gli ho chiesto degli amici, se ne ha
ancora.
Alcuni miei ex assistenti,
la signora
Ludmilla, che governa la casa,
qualcuno molto intimo, ma
all'estero,
due signore della biblioteca, entrambe
sorridenti,
il piccolo Jas che abita di fronte e Marco
Aurelio
- mi ha risposto.
Gli ho chiesto della
salute e del suo morale.
Mi vietano caffè, vodka e
sigarette,
di portare oggetti e ricordi pesanti.
Devo far
finta di non aver sentito
- mi ha risposto.
Gli ho
chiesto del giardino e della sua panchina.
Quando la sera
è tersa, osservo il cielo.
Non finisco mai di stupirmi,
tanti
punti di vista ci sono lassù
- mi ha risposto.
Wislawa Szymborska, Il vecchio professore
La Danimarca abbatterà tutti i visoni presenti nei suoi allevamenti per via dei focolai di Sars-CoV2. Essendo il più grande produttore al mondo, parliamo di un numero che tocca i 17 milioni: una vera e propria strage annunciata dalla prima ministra danese Mette Frederiksen. Il virus è mutato nei visoni ed è stato trasmesso all’uomo. Questi animali sono adesso considerati un rischio per la salute pubblica e per l’efficacia di un futuro vaccino.
Secondo L’Istituto sanitario danese, quindi, il virus è mutato nei visoni ed è arrivato agli umani. “La conclusione è abbastanza chiara. Continuare ad avere visoni durante un’epidemia di COVID-19 rappresenta un rischio significativo per la sanità pubblica”, chiosa la ministra.
I focolai erano scoppiati qualche mese fa negli allevamenti intensivi dove i visoni sono rinchiusi al buio, in gabbie minuscole tanto da non potersi muovere, finiscono per ferirsi denti, bocca e zampe. Ma non solo. Mangiano e dormono tra i loro escrementi e spesso tra le carcasse di coloro che non ce l’hanno fatta. Una breve vita che finisce nelle camere a gas, dove vengono soffocati proprio per non rovinare la loro pelliccia.
La natura aveva attribuito a Julie il ruolo della bella donna. Prima il bel neonato, poi la bambina radiosa, l'adolescente incomparabile e infine la bella donna. Questo le creava come un vuoto attorno: la distanza dell'ammirazione. Appena la vedevano, si ritraevano, per quanti fossero. Ma la distanza era resa elastica dal desiderio di avvicinarsi, di sentire l'odore di quel corpo, di penetrare l'alone di quel calore, di toccarla insomma. Erano attratti e tenuti a distanza. Julie conosceva da sempre la sensazione di vivere al centro di uno spazio pericolosamente elastico, costantemente teso. Pochi avevano osato penetrare in quel cerchio. Eppure non era una donna altera, aveva soltanto acquisito molto presto lo sguardo delle persone molto belle: uno sguardo senza preferenze.
D. Pennac, La prosivendola
Io, Benjamin Malaussène, vorrei che qualcuno m’insegnasse a vomitare l’umano, un metodo sicuro come le due dita in gola, che mi insegnasse il disprezzo, come il buon odio bestiale, quello che massacra a occhi chiusi, vorrei che un giorno arrivasse qualcuno, mi indicasse un altro e mi dicesse: quello è il porco assoluto, cagagli in testa, Benjamin, fagli mangiare la tua merda, uccidilo e massacra i suoi simili.
E
vorrei poterlo fare, sul serio. Vorrei essere di quelli che chiedono
il ritorno della pena di morte, e che l’esecuzione sia pubblica, e
che il condannato sia ghigliottinato prima dai piedi, poi sia curato,
cicatrizzato e si ricominci appena guarito, nuovo ghigliottinamento,
sempre dall’altro lato…
Vorrei appartenere alla vera
famiglia, numerosa e tanto unita, di tutti quelli che auspicano il
castigo. Porterei i bambini allo spettacolo e potrei dire a Jeremy: “
Vedi cosa ti aspetta se continui a dar fuoco alla pubblica
istruzione?”…
Vorrei appartenere alla grande, bella “anima
umana”, quella che crede, vero come l’oro, al carattere esemplare
della pena, quella che sa da che parte stanno i buoni, da che parte
stanno i cattivi, vorrei essere il fortunato possessore di un’intima
convinzione, cazzo come mi piacerebbe! Perdio se mi semplificherebbe
la vita!
Daniel Pennac, La fata Carabina
There's a gap in between
There's a gap where we meet
Where I end and you begin
And I'm sorry for us
The dinosaurs roam the earth
The sky turns green
Where I end and you begin
I am up in the clouds
I am up in the clouds
And I can't and I can't come down
I can watch and cant take part
Where I end and where you start
Where you, you left me alone