C’è una differenza sostanziale tra osservazione e contemplazione. Quest’ultima avviene quando coesistono tre elementi: una mente silenziosa, assenza di giudizio e assenza di definizione. Contemplare è osservare attraverso il silenzio della mente, senza che nessun pensiero né preoccupazione ci distolga da ciò che osserviamo. Normalmente la mente è occupata da migliaia di suggestioni, preimmagini, considerazioni e idee. Il celebre psicologo e filosofo statunitense William James sosteneva: “Molte persone credono di pensare, ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizi”. Quando osserviamo qualcosa, la nostra mente filtra l’oggetto attraverso una serie di informazioni: esso viene interpretato in base a conoscenze, credenze e codici acquisiti che costituiscono ciò che crediamo essere la verità. Contemplare non significa solo sospendere pregiudizi e filtri attraverso cui interpretiamo ciò che osserviamo, ma anche sospendere il flusso di pensieri che costantemente abita nella mente. Il dialogo interiore sarà annullato e, con esso, ogni giudizio e definizione di ciò che si sta osservando. Nei bambini piccoli esiste uno stato pressoché costante di contemplazione. Il silenzio è una porta di accesso a questo stato indefinito, senza forme né limiti. Guardare le cose o guardarle attraverso il silenzio cambia profondamente l’esperienza. L’essere umano adulto comune vive in uno stato di costante definizione: definisce incessantemente se stesso e tutto ciò con cui entra in contatto. Alla base di questa compulsione vi è una radicale necessità di controllo. L’ignoto spaventa, e siamo più portati a condannare ciò che non conosciamo piuttosto che a sforzarci di comprenderlo. Se è vero che definire ci fornisce l’illusione di conoscere, è anche vero che equivale a limitare, a chiudere in uno spazio noto ciò che osserviamo. Contemplare è lasciare libero da ogni definizione l’oggetto osservato, sia esso qualcosa di concreto o astratto, come il vuoto, la luce, un’idea.
Franco Berrino, Daniel Lumera, La via della leggerezza. Perdere peso nel corpo e nell'anima
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