giovedì 3 aprile 2014

Marina


Non penso, non mi lagno, non discuto -
non dormo.
Non voglio né sole, né luna, non saluto
il giorno.
Non sento l’afa tra le quattro mura -
il vento.
Il dono atteso tanto tempo
lo rifiuto.
Non mi rallegra il mattino, né la fuga
sonora dei tranvai.
Vivo cieca al giorno, ignoro l’ora
e il secolo.
Funambola su una corda incrinata.
Ombra dell’ombra
di qualcuno. Sonnambula
di due scure lune.

 (Marina Cvetaeva, Il paese dell'anima)


"Nei Taccuini Cvetaeva racconta, come sempre, amore e poesia. (...)
Cvetaeva ha il dono dei grandissimi artisti, di stare affondata nella vita e insieme di saperla guardare da una distanza siderale. Abbastanza da capire tutto, come una stella che oggi sapesse già quello che verrà nei secoli prossimi. Io li trascriverei tutti, parola per parola, ma di tutta quella meraviglia vi lascio alcune frasi. Se non vi verrà voglia di uscire immediatamente e comprarli, è probabile che abbiate un sanpietrino al posto del cuore."

(Elena Stancanelli, la Repubblica)


Nei guerrieri mi disturba la guerra, nei marinai il mare,
nei sacerdoti Dio, negli amanti l'amore.
Potrei scrivere dei versi bellissimi - eterni! se amassi anche l'eterno come l'effimero.
Quando non ho più a cosa giocare, gioco alla virtù.
In amore ha ragione chi è più colpevole.




 
 

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