mercoledì 14 ottobre 2020

Cieli noncuranti


Ho sentito dire che toglieranno dal mercato i termometri a mercurio e le lampadine a incandescenza. Niente più palline a mercurio che corrono sul pavimento finchè non si urtano e si fondono in una più grande, niente più filamenti incandescenti da guardare con gli occhi socchiusi per vedere i fili argentati che fremono. Il mondo è fatto di dettagli. Noi siamo un agglomerato di dettagli. Siamo una manciata di neve fresca che si scioglie al calore della mano. Palline di mercurio, sensazioni imprecisate, trascuratezze, minuti evaporati. Mezze frasi a cui non si è prestata attenzione, facce di cui non si ricorda più l’espressione. Avvertimenti. Segnali. Intuizioni. Paure, premonizioni, fesserie, sogni che s’infrangono e sogni che si avverano, siamo gli oggetti che intasano le nostre case, le memorie che si accavallano e perdono di senso, fuse come sono in un significato nuovo. Siamo le disattenzioni. Le conseguenze. Le fortune immeritate. Le sventure. Siamo addormentati sotto cieli noncuranti, cieli che sono ovunque benché la neve li nasconda allo sguardo, come a proteggerli dalle domande di fuoco che incendiano la testa. Avrei soltanto voluto avere il tempo di spiegare a un bambino dalle ciglia scure che i semi della melagrana sono traslucidi e che i bottoni di madreperla un tempo sono stati conchiglie cullate dal mare.
E che non siamo capaci di volare. Non lo saremo mai.

Benedetta Cibrario, Sotto cieli noncuranti

 




 

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