Ho
sentito dire che toglieranno dal mercato i termometri a mercurio e le
lampadine a incandescenza. Niente più palline a mercurio che corrono
sul pavimento finchè non si urtano e si fondono in una più grande,
niente più filamenti incandescenti da guardare con gli occhi
socchiusi per vedere i fili argentati che fremono. Il mondo è fatto
di dettagli. Noi siamo un agglomerato di dettagli. Siamo una
manciata di neve fresca che si scioglie al calore della mano. Palline
di mercurio, sensazioni imprecisate, trascuratezze, minuti evaporati.
Mezze frasi a cui non si è prestata attenzione, facce di cui non si
ricorda più l’espressione. Avvertimenti. Segnali. Intuizioni.
Paure, premonizioni, fesserie, sogni che s’infrangono e sogni che
si avverano, siamo gli oggetti che intasano le nostre case, le
memorie che si accavallano e perdono di senso, fuse come sono in un
significato nuovo. Siamo le disattenzioni. Le conseguenze. Le fortune
immeritate. Le sventure. Siamo addormentati sotto cieli noncuranti,
cieli che sono ovunque benché la neve li nasconda allo sguardo, come
a proteggerli dalle domande di fuoco che incendiano la testa. Avrei
soltanto voluto avere il tempo di spiegare a un bambino dalle ciglia
scure che i semi della melagrana sono traslucidi e che i bottoni di
madreperla un tempo sono stati conchiglie cullate dal mare.
E che non siamo capaci di volare. Non lo saremo mai.
Benedetta
Cibrario, Sotto cieli noncuranti
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