Sapete come vengono fatti i würstel di pollo che piacciono tanto ai vostri bambini? Si prendono le carcasse del pollo (dopo aver eliminato pelle, petto, cosce e collo) e si macinano in delle presse. Il composto viene poi filtrato per eliminare i residui ossei, ottenendo una poltiglia rosa a cui si aggiungono addensanti, conservanti, polifosfati. Il sapore? Viene dato da bagni di acqua aromatizzata e da spezie ed esaltatori dell’aroma.
Sapete perché la maionese industriale costa così poco e dura così tanto? Perché molto spesso contiene coloranti come il carotene E160a, aromi sintetici, gomma di xantano (uno stabilizzante), conservanti e antiossidanti.
Le chele di granchio che spesso trovate nei buffet, invece, non sono mica veramente di granchio! Si fanno un po’ come i würstel. Si prendono gli scarti industriali della lavorazione di altri alimenti (merluzzo, sgombro e via dicendo) e poi - per farli sembrare buoni - ci mettono zucchero, sali, polifosfati, conservanti e coloranti.
Le
mele che prendete con tanta cura per i vostri figli, poi.
Vi
siete mai chiesti come fanno ad essere così belle, fresche e sode
anche dopo giorni? Facile. Spesso, nella frutticoltura
tradizionale, sono irrorate con la molecola sintetica
1-metilciclopropen (1-MCP). Praticamente le innaffiano con un gas che
blocca l’etilene, l’ormone che accelera la maturazione
interrompendo il naturale processo di maturazione del frutto.
E
vi siete mai chiesti perché sono così lucide?
Facile, ci
passano sopra uno strato di cera.
Sì, avete capito
bene.
Cera. Provate a lavarle con l’acqua calda. Potreste
vedere una patina bianca che si scioglie…
Le
caramelle gommose, così tenere da vedere?
Sono fatte con
gelatina animale proveniente dagli scarti della macellazione.
I cereali da colazione? Per essere grossi e croccanti sottopongono il mais a processi chimici a base di soda caustica.
Potrei continuare per ore ad elencare tutto ciò che c’è di chimico e dannoso sulle nostre tavole, nelle nostre dispense, nei nostri frigoriferi. Alimenti cui ci siamo abituati, a cui ci siamo assuefatti, che mettiamo nel nostro organismo per giorni, mesi e anni. Alimenti che non ci vengono imposti da Bill Gates o Soros, ma che scegliamo appositamente. E di cui siamo contenti.
Alimenti su cui, magari, ci siamo mai nella vita interrogati.
Ma adesso venitemi a dire che non farete il vaccino contro il Covid perché non sapete cosa contiene, se avete le palle.
Fabrizio Delprete
Incontro
spesso persone dotate di un’ottima salute mentale ma sofferenti, a
causa della patologia sociale in cui vivono immerse.
Nel corso
degli anni ho individuato, dietro a tante richieste di aiuto, una
struttura di personalità dotata di sensibilità, creatività,
empatia e intuizione, che ho chiamato: Personalità Creativa.
In
questi casi non si può parlare di cura (anche se, chi chiede una
terapia, si sente patologico e domanda di essere curato) perché
essere emotivamente sani in un mondo malato genera, inevitabilmente,
un grande dolore e porta a sentirsi diversi ed emarginati.
Le
persone che possiedono una Personalità Creativa sono capaci di
amare, di sognare, di sperimentare, di giocare, di cambiare, di
raggiungere i propri obiettivi e di formularne di nuovi.
Sono
uomini e donne emotivamente sani, inscindibilmente connessi alla
propria anima e in contatto con la sua verità.
Queste persone
coltivano la certezza che la vita abbia un significato diverso per
ciascuno e rispettano ogni essere vivente, sperimentando così una
grande ricchezza di possibilità.
É gente che non ama la
competizione, la sopraffazione e lo sfruttamento, perché scorge un
pezzetto di sé in ogni cosa che esiste.
Gente che non riesce a
sentirsi bene in mezzo alla sofferenza e incapace di costruire la
propria fortuna sulla disgrazia di altri.
Gente che nella nostra
società non va di moda, disposta a rinunciare per condividere.
Gente
impopolare. Derisa dalla legge del più forte. Beffata dalla
competizione.
Portatori di un sapere che non piace, non
perdono di vista l’importanza di ciò che non ha forma e non si può
toccare.
Sono queste le persone che possiedono una Personalità
Creativa.
Persone ingiustamente ridicolizzate e incomprese in un
mondo malato di arroganza, e che, spesso, si rivolgono agli psicologi
chiedendo aiuto.
Ognuno
di loro è orientato verso scelte diverse da quelle di sempre. E in
genere hanno valori e priorità incomprensibili per la
maggioranza.
Non seguono una religione, ma ascoltano con
religiosa attenzione i dettami del proprio mondo interiore.
Sanno scherzare, senza prendere in giro.
Pagano
di persona il prezzo delle proprie scelte e preferiscono perdere, pur
di non barattare la dignità. Sono fatti così.
Poco
ipnotizzabili. Poco omologabili. Poco assoggettabili. Persone che non
fanno tendenza.
Forse. Gente poco normale, di questi tempi.
Gente con l’anima.
Carla Sale Musio
Non
fate come in America che danno il belletto ai morti
perché
facciano figura nel salotto
un gattino che muore sulla sponda di
un fosso
è la fine di una stella.
Un viaggio in capo al
mondo
è niente paragonato al paralitico
che va dal letto
alla sedia.
Teniamo acconto le razze dei pesci
teniamo
acconto le molliche della vita.
Il mondo è delicato,
il
mondo è una pallina che si increpa.
Teniamolo
leggero,
teniamolo con la punta delle dita,
noi che siamo
quelli
che dobbiamo morire.
Nino Pedretti, Il mondo è una pallina che si increpa
He
is in the blue distance
He is getting nearer
She is in the
blue distance
She is getting so clear
I don’t know where
they came from
I don’t know how we got here
I just turned
my back and suddenly you were here
Soltanto
il gatto lascia sulla sabbia o sul letto l'impronta totale del suo
corpo addormentato. L'uomo non sa abbandonarsi alla forma del suo
corpo, in modo da poter provare un abbandono totale.
Non conosce
l'inerzia da cui il gatto trae la sua felinità, la sua vivacità, la
sua crudeltà formale.
Non conosce questa elasticità mistica,
la dissoluzione del corpo nelle sue diverse membra, che permette al
gatto di cadere senza sfracellarsi al suolo.
Poiché ogni parte
in sé è leggera, è la pesantezza dell'insieme che ci perde
Jean Baudrillard
C'è
un albero presso il fiume e siamo stati a guardarlo giorno dopo
giorno, per diverse settimane, all'approssimarsi dell'alba. Man
mano che il sole sorge lentamente all'orizzonte, sopra gli alberi,
questo albero speciale si fa tutto a un tratto dorato. Le foglie
rilucono tutte di vita e, mentre lo si osserva, nel succedersi
delle ore, quell'albero, il cui nome non ha importanza - ciò che
conta è quel bell'albero - pare che un valore straordinario si
diffonda ovunque sulla terra, sopra il fiume. E, mentre il sole si
leva un po' più in alto, le foglie cominciano a tremare, a danzare.
E ogni ora sembra conferire a quell'albero una caratteristica
diversa. Prima del sorgere del sole gli appartiene una cupezza
calma, remota, piena di dignità. Sul far del giorno le foglie
illuminate danzano, suscitando quella particolare sensazione di
grande bellezza. A mezzogiorno la sua ombra si è infittita e ci
si può sedere protetti dal sole, senza mai sentirsi soli, con
l'albero come compagno. Quando ci si siede, c'è un rapporto di
profonda, costante sicurezza e una libertà che solo gli alberi
possono conoscere.
Verso sera, quando i cieli occidentali sono
illuminati dal sole che declina, l'albero si fa gradualmente cupo,
oscuro, chiudendosi su se stesso. Il cielo è diventato rosso,
giallo, verde, ma l'albero resta silenzioso, celato e riposa durante
la notte.
Se
si instaura un rapporto con esso, allora si ha un rapporto con il
genere umano. Si è responsabili, in questo caso, di quell'albero e
degli alberi del mondo. Ma se non si ha alcun rapporto con gli esseri
viventi su questa terra, si può perdere qualunque rapporto si abbia
con l'umanità, con gli esseri umani. Non analizziamo mai in
profondità il valore di un albero; non lo tocchiamo mai veramente,
sentendone la solidità, la corteccia ruvida; né udiamo il suono che
è parte di esso. Non il suono del vento tra le foglie, non la brezza
di un mattino che le agita, bensì il suono suo proprio, il suono del
tronco e quello muto delle radici. Si deve essere straordinariamente
sensibili per udire il suono. Esso non è il chiasso del mondo, non
il rumore del chiacchierio della mente, non la volgarità delle
dispute e della guerra umane, bensì il suono in quanto parte
dell'universo.
È strano che si abbia un rapporto così
limitato con la natura, con gli insetti e con la rana saltellante,
con il gufo che lancia i suoi richiami alla compagna, fra le colline.
Non sembra mai che si abbia una sensibilità per tutti gli esseri
viventi sulla terra.
Se potessimo instaurare un rapporto
profondo, duraturo con la natura, non uccideremmo mai un animale per
il nostro appetito, non nuoceremmo mai, non vivisezioneremmo mai una
scimmia, un cane, un porcellino d'India per il nostro vantaggio.
Troveremmo altre strade per sanare le nostre ferite, per guarire i
nostri corpi. Ma la guarigione della mente è qualcosa di
completamente diverso.
Tale guarigione si realizza gradualmente
se si è con la natura, con quell'arancia sull'albero, con il filo
d'erba che spinge attraverso il cemento e con le colline coperte,
celate dalle nubi.
J. Krishnamurti
Yes,
and thanks, for the trouble you took from her eyes
I thought it
was there for good so I never tried