venerdì 26 aprile 2013

Informazione, Conoscenza, Memoria



Si deve trasformare l'informazione in conoscenza, la conoscenza in coscienza. Bisogna assumere un'attitudine etica. Una conoscenza astratta conduce inevitabilmente alla negazione dell'essere umano, che è tutto fuorché astratto, salvo che per un dittatore o per un tiranno. La riduzione dell'uomo a un'astrazione ha condotto a tanti crimini, a tanti massacri. Dobbiamo saper restituire concretezza al nostro sguardo. Dare soddisfazione al bisogno umano di uscire dal silenzio e dalla solitudine. Allora, sapere che l'altro è presente, diviene per ciascuno una necessità profonda e permanente.
Mi servo dell'informazione, ma aspiro alla conoscenza. Mi servo di nomi, cifre ed eventi per cogliere la sostanza e il senso delle cose. Ma non è un passaggio meccanico. Tra informazione e conoscenza c'è un muro che spesso non sappiamo superare, e allora l'informazione perde significato. D'altra parte, è possibile comunicare la conoscenza senza ricorrere all'informazione e persino in silenzio, come si trasmette un'esperienza atemporale.

Ad ogni modo, abbiamo il dovere di serbare memoria del passato. Senza memoria non c'è cultura, non c'è civiltà, né umanità. (…) Un giorno mi chiesi: che cosa succede se la storia, se l'umanità stessa, si ammala di Alzheimer? Ne venne fuori uno dei miei romanzi più disperati. L'ho tenuto nel cassetto per molto tempo. Non si ha il diritto di spingere i giovani alla disperazione. Ho deciso di pubblicarlo quando, nel rileggerlo, ho visto una via d'uscita. Che cos'è l'Alzheimer? E' come quando da un libro strappiamo una pagina, poi un'altra e un'altra ancora. Finché non ci sono più pagine e resta soltanto la copertina.
L'uomo è come vittima di un cancro dell'identità. Che cos'è l'opposto di questa malattia? La memoria. Ricordare impone una dimensione etica. Per questo è un rimedio contro il male, uno scudo contro la crudeltà.

Elie Wiesel




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