Si deve trasformare
l'informazione in conoscenza, la conoscenza in coscienza. Bisogna assumere
un'attitudine etica. Una conoscenza astratta conduce inevitabilmente alla
negazione dell'essere umano, che è tutto fuorché astratto, salvo che per un
dittatore o per un tiranno. La riduzione dell'uomo a un'astrazione ha condotto
a tanti crimini, a tanti massacri. Dobbiamo saper restituire concretezza al
nostro sguardo. Dare soddisfazione al bisogno umano di uscire dal silenzio e
dalla solitudine. Allora, sapere che l'altro è presente, diviene per ciascuno
una necessità profonda e permanente.
Mi servo
dell'informazione, ma aspiro alla conoscenza. Mi servo di nomi, cifre ed eventi
per cogliere la sostanza e il senso delle cose. Ma non è un passaggio
meccanico. Tra informazione e conoscenza c'è un muro che spesso non sappiamo
superare, e allora l'informazione perde significato. D'altra parte, è possibile
comunicare la conoscenza senza ricorrere all'informazione e persino in
silenzio, come si trasmette un'esperienza atemporale.
Ad ogni modo, abbiamo il
dovere di serbare memoria del passato. Senza memoria non c'è cultura, non c'è
civiltà, né umanità. (…) Un giorno mi chiesi: che cosa succede se la storia, se
l'umanità stessa, si ammala di Alzheimer? Ne venne fuori uno dei miei romanzi
più disperati. L'ho tenuto nel cassetto per molto tempo. Non si ha il diritto
di spingere i giovani alla disperazione. Ho deciso di pubblicarlo quando, nel
rileggerlo, ho visto una via d'uscita. Che cos'è l'Alzheimer? E' come quando da
un libro strappiamo una pagina, poi un'altra e un'altra ancora. Finché non ci
sono più pagine e resta soltanto la copertina.
L'uomo è come
vittima di un cancro dell'identità. Che cos'è l'opposto di questa malattia? La memoria. Ricordare
impone una dimensione etica. Per questo è un rimedio contro il male, uno scudo
contro la crudeltà.
Elie Wiesel
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