“A
fine 2011 (…) feci un'intervista per un quotidiano nazionale che titolava più o
meno "Le cinque vite di Claudio Rocchi" (…) Raccontavo di una vita da
studente, una seconda da aspirante rock star, una terza da aspirante santo
indù, una quarta da aspirante "normale" professionista tra broadcast,
media e business immobiliare. La quinta era quella in cui rientravo allora, per
una serie di benedette concorrenze tra Amore e Ispirazione, di musicista
ritrovato con voglia di concerti ed energia per farli. Poi arrivò la sesta. Una
grave malattia degenerativa alle ossa mi faceva di fatto malato terminale pur
continuando io di fatto, tra stampelle e bastoni, a fare finta di niente e
guidare in su per mari e autostrade a fare i miei concerti.
Eccoci
infine alla settima vita. La vivo da 20gg o poco più e tutto è successo in meno
di 12 ore. Un crollo vertebrale ha determinato un'invasione del midollo spinale
e di fatto ho perso l'uso delle gambe. Ho sentito risalire forte da dentro una
risata incontenibile accompagnata dalla domanda: Ma cazzo, non era sufficiente
così? Pure paraplegico ora?
Adesso,
dopo vari accertamenti a tutto campo, il quadro clinico è fissato. Patologia
non reversibile che innesta la perdita d'uso degli arti inferiori sulla
patologia ossea degenerativa. Sono ultra fragile, e devo stare praticamente a
letto evitando movimenti di ogni genere che potrebbero, nel caso di
un'invasione midollare più alta del D11 odierno, pregiudicare anche l'uso degli
arti superiori. Non male, vero, per mettere alla prova il buonumore? (…)
Eccomi
quindi a scrivere e vivere questa settima vita. Sarà probabilmente più
difficile lavorare e fare fronte a complessità che non potevo certo prevedere.
Anche spese per attrezzare questa settima vita con gli strumenti tecnici che le
saranno necessari.
Certi
strumenti miei (musicali e non) non saranno invece più necessari per me e a
breve vi dirò di cosa mi voglio liberare. Chissà? Forse a qualcuno di voi potrà
interessare qualcuna delle mie splendide chitarre, forse a qualcuno piacerà
guidare la mia auto, od avere qualche traccia dalle mie vite precedenti. I
grandi libri rilegati dove scrivevo i testi delle mie canzoni e disegnavo nei
'70, i dorje tibetani per le puje di liberazione, qualche stravagante
memorabilia da puro collezionismo, gli acetati dei miei provini inediti, i
nastri magnetici originali, qualche raro libro super esoterico che mi
accompagna da sempre, i miei quadri mai esposti.
Io
voglio alleggerire il carico, liberarmi di oggetti e tracciati ora davvero
superflui e non utili. La settima vita me lo chiede e ho pensato di dirvelo.
A
presto carissimi. Hugs to you all.”
Claudio Rocchi (Milano, 8 gennaio 1951
– Roma, 18 giugno 2013)
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