mercoledì 30 dicembre 2015
giovedì 24 dicembre 2015
mercoledì 23 dicembre 2015
Fragilità
La
fragilità, negli slogan mondani dominanti, è l’immagine della
debolezza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e
destituita di senso; e invece nella fragilità si nascondono valori
di sensibilità e di delicatezza, di gentilezza estenuata e di
dignità, di intuizione dell’indicibile e dell’invisibile che
sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con piú facilità
e con piú passione negli stati d’animo e nelle emozioni, nei modi
di essere esistenziali, degli altri da noi.
(...)
La
fragilità fa parte della vita, ne è una delle strutture portanti,
una delle radici ontologiche, e delle forme di umana fragilità non
può non occuparsi la psichiatria: immersa nelle sue proprie
fragilità e nelle fragilità dei suoi pazienti, divorata dal
rischio e dalla tentazione di non considerare la fragilità come
umana esperienza dotata di senso ma come espressione piú, o meno,
dissonante di malattia, di una malattia che non può essere se non
curata.
Come
definire la fragilità nella sua radice fenomenologica? Fragile è
una cosa (una situazione) che facilmente si rompe, e fragile è un
equilibrio psichico (un equilibrio emozionale) che facilmente si
frantuma, ma fragile è anche una cosa che non può essere se non
fragile: questo essendo il suo destino. (...)
Sono
fragili, e si rompono facilmente, non solo quelle che sono le nostre
emozioni e le nostre ragioni di vita, le nostre speranze e le nostre
inquietudini, le nostre tristezze e i nostri slanci del cuore; ma
sono fragili, e si dissolvono facilmente, anche le nostre parole: le
parole con cui vorremmo aiutare chi sta male e le parole che
desidereremmo dagli altri quando siamo noi a stare male. Sono
fragili, sono vulnerabili, esperienze di vita alle quali talora
nemmeno pensiamo, come sono le esperienze della timidezza e della
gioia, del sorriso e delle lacrime, del silenzio e della speranza,
della vita mistica; ma ci sono umane situazioni di vita che ci
rendono fragili, o ancora piú fragili, dilatando in noi il male di
vivere, e sono le malattie del corpo e quelle dell’anima, ma anche
la condizione anziana quando sconfini, in particolare, negli abissi
della malattia estrema: la malattia di Alzheimer. Sono situazioni di
grande fragilità interiore che la vita, la noncuranza e
l’indifferenza, e anche solo la distrazione e la leggerezza
altrui, accrescono e
straziano.
(...) Cosa sarebbe la condition
humaine stralciata dalla fragilità e dalla sensibilità, dalla
debolezza e dalla instabilità, dalla vulnerabilità e dalla
finitudine, e insieme dalla nostalgia e dall’ansia di un infinito
anelato e mai raggiunto? Ma come non ammettere che ci siano, anche,
forme diverse di fragilità, talora concordanti le une con le altre,
e talora discordanti le une dalle altre, ma le une e le altre
sigillate da comuni connotazioni umane? Come non distinguere, in
particolare, la fragilità come grazia, come linea luminosa della
vita, che si costituisce come il nocciolo tematico di esperienze
fondamentali di ogni età della vita, dalla fragilità come ombra,
come notte oscura dell’anima, che incrina le relazioni umane e le
rende intermittenti e precarie, incapaci di tenuta emozionale e di
fedeltà: esperienza umana, anche questa, che resiste limpida e
stellare al passare del tempo, e alla corrosione che il tempo
rischia sempre di trascinare con sé?
Eugenio
Borgna, La fragilità che è in noi
martedì 22 dicembre 2015
Il punto da cui si parte
V
E
cosí eccomi qui, nel mezzo del cammin, dopo vent’anni —
vent’anni
in gran parte aridi, gli anni dell’entre deux guerres —
cercando
di imparare l’uso delle parole, e ogni tentativo
è
tutto un ripartire dal principio, e un modo diverso di fallire
perché
si è imparato a servirsi bene delle parole
soltanto
quanto basta a dire quello che non si ha piú da dire, o nel modo in
cui
non
si è piú disposti a dirlo. E cosí ogni impresa
è
un ripartire dal principio, un’incursione nel vago
con
strumenti logori che si deteriorano sempre piú
nella
grande confusione di sentimenti imprecisi,
indisciplinate
squadre di emozioni. E quello che c’è da conquistare
con
la forza e la sottomissione, è già stato scoperto
una
volta o due, o molte altre volte, da uomini che non possiamo sperare
di
emulare — ma non c’è competizione —
c’è
soltanto la lotta per recuperare ciò che si è perduto
e
trovato e perduto, e ancora: e adesso in circostanze
che
non sembrano propizie. Ma forse non c’è guadagno né perdita.
Per
noi rimane soltanto il tentare. Il resto non ci riguarda.
Casa
è il punto da cui si parte. Man mano che invecchiamo
il
mondo diventa piú estraneo, la trama piú complicata
di
morti e di vivi. Non il momento intenso
isolato,
senza prima né poi,
ma
tutta una vita che brucia in ogni momento
e
non la vita intera di un uomo soltanto
ma
la vita di vecchie pietre che non si possono decifrare.
C’è
un tempo per la sera con la luce delle stelle
un
tempo per la sera al paralume
(la
sera con l’album delle fotografie).
L’amore
è piú vicino a sé stesso
quando
il qui e l’ora non importano piú.
I
vecchi dovrebbero essere esploratori,
il
qui e l’ora non importano
noi
dobbiamo muovere ancora, e ancora
verso
un’altra intensità
per
un’unione piú completa, una comunione piú profonda
attraverso
il buio freddo e la vuota desolazione,
il
grido dell’onda, il grido del vento, la vastità d’acqua
della
procellaria e del delfino. Nella mia fine è il mio principio.
T.S.
Eliot, dai Quattro Quartetti
giovedì 17 dicembre 2015
Monadi
Noi non siamo, o non dovremmo mai essere, monadi dalle porte e dalle finestre chiuse, ma monadi aperte all'ascolto di se stessi e degli altri, in una circolarità di esperienze che ci rendono consapevoli della nostra responsabilità nel determinare i modi di essere e di comportarsi degli altri. La nostra capacità, o la nostra incapacità, nel riconoscere le emozioni che sono in noi e negli altri condiziona le nostre quotidiane relazioni di vita, e le influenza profondamente. Non è una responsabilità giuridica, e nemmeno formale, ma una responsabilità etica che ci consente di conoscere meglio, e talora di condividere, il dolore e la gioia, la tristezza e la colpa, e di evitare dolorose ferite dell’anima. Nessuno si conosce fino a quando è soltanto se stesso e non allo stesso tempo anche un altro; e di questo, delle sue conseguenze sul nostro modo di vivere con gli altri, siamo senza fine responsabili, e non solo in psichiatria.
Eugenio Borgna
mercoledì 16 dicembre 2015
Opinioni diffuse
Il
fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una
prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la
stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che
un’opinione diffusa sia cretina anziché sensata.
Bertrand
Russell
martedì 15 dicembre 2015
Per nessuna ragione
Per
nessuna ragione,
sapendo quello che succede,
mi vorrei risvegliare in questo mondo.
Ma già pensando (pensando
di pensarlo) so anche
che non è vero, che per quanto
ignominioso sia il presente io mai
rinuncerei, potendo scegliere,
a starci, magari di sghembo
e rattrappito d'amarezza, dentro.
Forse, mi dico allora,
non è per me che parlo, è qualcun altro,
nato da poco o nascituro,
ad agitarsi nel mio sonno, a premere
da chissà dove sul mio cuore,
a impastare parole col mio fiato...
sapendo quello che succede,
mi vorrei risvegliare in questo mondo.
Ma già pensando (pensando
di pensarlo) so anche
che non è vero, che per quanto
ignominioso sia il presente io mai
rinuncerei, potendo scegliere,
a starci, magari di sghembo
e rattrappito d'amarezza, dentro.
Forse, mi dico allora,
non è per me che parlo, è qualcun altro,
nato da poco o nascituro,
ad agitarsi nel mio sonno, a premere
da chissà dove sul mio cuore,
a impastare parole col mio fiato...
Giovanni
Raboni
lunedì 14 dicembre 2015
Il futuro
(…)
se prima di ogni atto ci mettessimo a prevederne tutte le
conseguenze, a considerarle seriamente, anzitutto quelle immediate,
poi le probabili, poi le possibili, poi le immaginabili, non
arriveremmo neanche a muoverci dal punto in cui ci avrebbe fatto
fermare il primo pensiero. I buoni e i cattivi risultati delle nostre
parole e delle nostre azioni si vanno distribuendo, presumibilmente
in modo alquanto uniforme e equilibrato, in tutti i giorni del
futuro, compresi quelli, infiniti, in cui non saremo più qui per
poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono. D’altro
canto c’è chi dice che sia questa l’immortalità di cui tanto si
parla.
Josè
Saramago, Cecità
Il
futuro desertifica la vita ipotetica
"qui
la vista era magnifica"
da
oggi significa
che
ciò che siamo stati non saremo più
sabato 12 dicembre 2015
Spazi intermedi
Fra
una voragine celeste aperta sul nostro capo e una voragine celeste
coperta sotto i nostri piedi, noi siamo capaci di sentirci tranquilli
sulla terra come in una stanza chiusa. Sappiamo che la vita si perde
nelle lontananze disumane dello spazio come nelle disumane strettezze
del mondo atomico, ma nello spazio intermedio trattiamo come cose del
mondo tutta una serie di immagini, senza lasciarci turbare dal fatto
che ciò significa soltanto dar la preferenza a impressioni ricevute
da una certa distanza media. Tale comportamento è considerevolmente
inferiore all'altezza della nostra intelligenza, ma proprio questo
dimostra che il nostro sentimento vi partecipa fortemente.
Musil,
USQ
giovedì 10 dicembre 2015
martedì 8 dicembre 2015
Alba
Parlano
tutti dei tramonti del sole
Tutti i viaggiatori sono concordi
nel parlare dei tramonti di sole da queste parti
C’è un
mucchio di vecchi libri in cui non si descrivono altro che tramonti
di sole
I tramonti di sole dei tropici
Sì è vero è
splendido
Ma io preferisco di molto le levate del
sole
L’alba
Non me ne perdo una
Sono sempre sul
ponte
A torso nudo
E sono sempre solo ad ammirarle
Ma
io non vado a descrivere le albe
Vado a guardarle per me solo.
Blaise
Cendrars, Fogli di viaggio (1926)
lunedì 7 dicembre 2015
Il gatto è
Tra
cani e gatti la mia preferenza è così grande che non mi
accadrà mai di fare paragoni tra di loro. Non ho una attiva
antipatia per i cani, più di quanta io l’abbia per le scimmie, gli
esseri umani, i commercianti, le vacche, le pecore o i pterodattili:
ma per il gatto ho provato un rispetto particolare e affetto sin dai
primi giorni della mia infanzia. Nella sua perfetta grazia e
superiore autosufficienza ho visto un simbolo della perfetta bellezza
e della spassionata impersonalità dell’universo stesso,
oggettivamente considerato, e nella sua aria di silenzioso mistero
risiedono per me tutta la meraviglia e il fascino dell’ignoto. Il
cane fa appello a banali e facili emozioni; il gatto alle più
profonde fonti d’immaginazione e di cosmica percezione nella mente
umana. Non è un caso che i contemplativi egiziani, assieme a
successivi spiriti poetici come Poe, Gautier, Baudelaire e Swinburne,
erano tutti sinceri adoratori dell’agile gatto. (…)
Il cane dà, ma il gatto è.
Il cane dà, ma il gatto è.
H.P.Lovercraft,
Cats and dogs
domenica 6 dicembre 2015
Blue moment
Hong
Kong’s blue period: the cityscape captured at dusk – in pictures
Romain Jacquet-Lagreze photographs what he calls the ‘blue moment’,
a brief window of time at dusk when Hong Kong’s lights are
beginning to take over from the sun and the city is bathed in blue
(The
Guardian)
sabato 5 dicembre 2015
lunedì 30 novembre 2015
Dire no
Ho
orrore di tutte le verità assolute, delle loro applicazioni totali,
dei loro presunti detentori d’ogni risma. Prendete una verità,
portatela con cautela ad altezza d’uomo, guardate chi colpisce, chi
uccide, cosa risparmia, cosa elimina, annusatela a lungo, accertatevi
che non puzzi di cadavere, assaggiatela tenendola un po’ sulla
lingua, ma siate sempre pronti a sputarla immediatamente. L’uomo
libero è questo: il diritto di sputare.
Albert
Camus
Abbiamo
perso l’arte di dire “no”. No alla brutalità della politica,
no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no
all’ invasione della burocrazia nella nostra vita quotidiana. No
all’ idea che si possano accettare come normali le guerre, la fame,
la schiavitù infantile. C’è un bisogno enorme di tornare a
pronunciare quella parola.
G.
Steiner
sabato 28 novembre 2015
Comandamenti
Se
fossi Dio, i miei dieci comandamenti sarebbero così:
1)
Io sono il Signore Dio tuo e tutto il resto, ma tu fai pure come ti
pare. Non ho creato l’universo per metterci dentro qualche
minuscolo organismo che bela il mio nome, se no creavo pecore invece
di stelle.
2)
Non dare corda a miei sedicenti rappresentanti. Chi parla a mio nome
o è pazzo o è un ciarlatano, fai tu. Ma soprattutto non invio
angeli sulla Terra, e questo per due semplici motivi che ora andrò
a esporti: primo, non esiste nessun angelo; secondo, non ne ho
bisogno. Se proprio devo dirti una cosa, te la scrivo in cielo, ok?
3)
Non pensare mai che una disgrazia, una guarigione o un qualsiasi
altro fatto che ti riguarda sia opera mia. Cioè, se vuoi pensalo
pure, ma non è vero.
4)
Non pregarmi, tanto non attacca.
5)
Ricordati di santificare tutti i giorni della settimana. Non per me,
ma per te: sei ancora vivo e questo non succede spesso.
6)
Fai della tua vita quello che ti pare, ma non rompere le palle agli
altri. La tua libertà finisce dove inizia la vita privata altrui.
7)
Corollario del comandamento precedente: non uccidere. Ripeto: non
uccidere, chiaro? Non “non uccidere a meno che uno non trasgredisca
questi comandamenti e/o creda in divinità diverse dal
sottoscritto”. No, non uccidere. Punto. Qual è la parte di “non
uccidere” che non capite?
8)
Se proprio muori dalla voglia di fare una strage, almeno non andare a
dire in giro che la fai per farmi contento. Ragazzi, imparate ad
assumervi le vostre responsabilità.
9)
Non passare la vita con la fissa del paradiso, perché tanto io
quassù non ti ci faccio venire, mi spiace. Però c’è
l’inferno, cioè la vita che crei a te stesso e agli altri se non
segui questi comandamenti.
10)
Non starmi addosso.
Pubblicato
da Smeriglia
| 23.11.15
mercoledì 25 novembre 2015
Je suis
L'uomo
è la sola creatura che rifiuti di essere ciò che è. Si tratta di
sapere se questo rifiuto possa condurlo soltanto alla distruzione
degli altri e di sé, se ogni rivolta dovrà concludersi in una
giustificazione dell'uccisione universale, o se al contrario, senza
pretendere a un'impossibile innocenza, essa possa scoprire il
principio di una colpevolezza ragionevole.
Albert
Camus, L’uomo
in rivolta
domenica 22 novembre 2015
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