Piante
sedentarie o pioniere
La
maggior parte delle specie ha bisogno di essere educata e protetta
dai genitori. In questa categoria rientrano, per esempio, faggi,
querce, abeti bianchi e rossi. All'occorrenza, possono andare bene
anche dei genitori adottivi. Comunque
sia, per crescere sana una pianticella ha
bisogno di un vecchio albero sopra di sé.
Le
piante
sedentarie hanno
di regola semi pesanti, che cadono direttamente vicino alla pianta
madre, in modo che i piccoli restino da bravi con la mamma. Tuttavia,
è auspicabile che una parte dei frutti venga trasportata lontano
perché la specie abbia nuove possibilità di diffusione. A rendere
possibile tale spostamento, in molti casi, è una struttura
aerodinamica del seme, una forma elicoidale che sfrutta i venti forti
per migrare, come nel caso dei pinoli di molte conifere ma anche dei
semi degli aceri.
Poiché
gli alberi non possono spostarsi, sono gli embrioni - i semi non sono
altro che questo - a doverlo fare. Il trasporto
dei semi più
pesanti viene affidato a un corriere del mondo animale: la ghiandaia,
secondo gli ultimi studi, nasconde ghiande e faggiole in circa 10.000
posti diversi, ma poi non li sfrutta tutti. La parte del ghiotto
bottino che non viene consumata germina in primavera e forma la
riserva di base per nuovi boschi di querce o faggi. La maggior parte
dei frutti, tuttavia, resta a casa. Raggiungere nuovi orizzonti con
l'aiuto di questi corrieri è un processo lungo e difficile. I
depositi, infatti, vengono solitamente creati al massimo a qualche
chilometro dalla pianta madre.
Il
viaggio prosegue dopo un'attesa che va dai 50 ai 100 anni, poiché
solo a tal punto i germogli nati dai semi sono in grado di fiorire e
moltiplicarsi. Con questi piccolissimi passi, quindi, la velocità di
diffusione di faggi e querce non può essere che ridotta: solo 20
chilometri ogni 100 anni.
Per
le piante
pioniere,
la cosa è molto diversa. I loro embrioni sono
leggeri come piume,
nel vero senso della parola. Affinché si levino in aria al minimo
alito di vento, i genitori li dotano di sistemi per volare. I semi
pesanti della maggioranza di conifere e aceri possiedono vere e
proprie pale da rotore. In questo modo, possono frenare la caduta
dall'albero e librarsi nel cielo come elicotteri.
E
meglio ancora, questi semi dalle dimensioni di granelli di polvere
presentano una riduzione del peso fino a pochi milligrammi e, se sono
anche muniti di peli finissimi che si muovono al primo filo d'aria,
niente può più fermare il loro viaggio in terre lontane. Così
equipaggiati, in caso di bufera possono coprire anche centinaia di
chilometri e quindi, altrettanto velocemente, la specie di albero cui
appartengono può migrare e conquistare nuovi territori.
Fra
i rappresentanti di questa categoria si annoverano betulle, salici e
pioppi. La loro prole se ne infischia dell'educazione e della
protezione dei genitori, a differenza di quanto succedeva per gli
alberi delle origini, ed è allenata a puntare dritto in alto anche
nel nuovo posto in cui si trova. Per farlo ha bisogno però di tanta
luce a terra, luce che trova in abbondanza nei grandi spazi aperti.
Il
termine tecnico per questi tipi di alberi è «specie pioniere»,
perché sono capaci di insediarsi ovunque non vi siano ancora aree
boschive. La crescita rapida le aiuta a sfuggire alla concorrenza di
erbe e arbusti.
Tuttavia,
il rovescio della medaglia del dinamismo - per non dire fretta -
tipico di questi alberi è un'aspettativa di vita molto più breve.
Infatti, gli alberi pionieri non superano mai i 150 anni, e sono
pochi quelli che arrivano a 100.
Nella
buia foresta vergine, le betulle e i loro simili non hanno alcuna
probabilità di sopravvivenza, perché i loro germogli muoiono
regolarmente di fame in condizioni di semioscurità perenne, perciò
possono vivere solo in quelle aree in cui lo sviluppo della foresta
vergine viene disturbato, con effetti devastanti, da eventi quali
incendi o tempeste.
Peter
Wohlleben, La Vita Segreta degli Alberi