E
così le popolazioni locali si foggiano un carattere improntato a
sentimenti di barbarie. Formano squadre e centurie, e le armano di
clave, di gas, di fucili. Il paese è nostro. Guai, se lasciamo
questi maledetti Okies prenderci la mano. E gli uomini che vengono
armati non sono proprietari, ma si persuadono di esserlo; gli
impiegatucci che maneggiano le armi non possiedono nulla, e i piccoli
commercianti che brandiscono le clave possiedono solo debiti. Ma il
debito è pur qualche cosa, l'impiego è pur qualche cosa.
L'impiegatuccio pensa: io guadagno quindici dollari la settimana;
mettiamo che un maledetto Okie si contenti di dodici, cosa succede? E
il piccolo commerciante pensa: come faccio a sostenere la concorrenza
di chi non ha debiti? E i nomadi defluiscono lungo le strade, e la
loro indigenza e la loro fame sono visibili nei loro occhi. Non hanno
sistema, non ragionano. Dove c'è lavoro per uno, accorrono in cento.
Se quell'uno guadagna trenta cents, io mi contento di venticinque. Se
quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti. No, prendete
me, io ho fame, posso farlo per quindici. Io ho bambini, ho i bambini
che han fame! io lavoro per niente; per il solo mantenimento. Li
vedeste, i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che non
stanno in piedi. Mi lasciate portar via un po' di frutta, di quella a
terra, abbattuta dal vento, e mi date un po' di carne per fare il
brodo ai miei bambini, e io non chiedo altro. E questo, per taluno, è
un bene, perché fa calar le paghe mantenendo invariati i prezzi. I
grandi proprietari giubilano, e fanno stampare altre migliaia di
prospettini di propaganda per attirare altre ondate di straccioni. E
le paghe continuano a calare, e i prezzi restano invariati.
Così
tra poco riavremo finalmente la schiavitù.
John
Steinbeck, Furore, 1939
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