La
canzone che darà il titolo al disco nasce nel giugno del 1975 come
lunga ballata (nell'LP sarà per questo divisa in due parti) che
descrive quello che è il mondo giovanile alternativo di quegli anni,
usando la metafora degli zingari felici.
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e che non facciamo mai niente.
È vero che spesso la strada sembra un inferno, o una voce
in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli,
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
e odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.
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