‘Sai perché esistono le montagne, Indianina?’, disse mio padre guardandosi intorno.
Tirai su con il naso e lo fissai. Per quanto fossi cresciuta, ero ancora una bambina tra le sue braccia.
‘Oh, Bitty…’, mi strinse forte, ‘Vedi le montagne esistono affinché gli uomini possano salire in cima e far rotolare a valle i loro peccati. Dio è saggio, figlia mia. E’ per questo che il mondo non è una piatta distesa di terra, dannazione’.
Mi lasciò andare e si rialzò.
‘Tutti questi monti intorno a noi…’. Smosse il terreno con un piede finché non trovò due sassi rotondi. ‘Dio deve aver saputo che noi Lazarus avremmo vissuto qui’.
Raccolse i sassi e me ne porse uno. Fissò il suo per qualche istante poi, con un ruggito, lo gettò a valle.
Era troppo buio per vederlo cadere, ma lo sentimmo rotolare sulle rocce e finire sempre più giù.
‘Vieni qui, Bitty, e lancia il tuo peccato’.
Mi alzai e scagliai il sasso con tutta la forza che avevo. Finì contro un ramo e ruppe un ghiacciolo prima di cadere e rotolare giù, sempre più giù.
‘E adesso, papà?’
‘Adesso possiamo credere…’.
Raddrizzò le spalle, come se fosse già più sobrio, ‘… di essere liberi dai nostri peccati e che forse un giorno la Terra diventerà piatta perché la gente sarà migliore e non ci sarà più bisogno dei monti’.
Tiffany
McDaniel, Il
caos da cui veniamo
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