Tenerezza
La
tenerezza per me è un sentimento forte. Ci si arriva, è un
percorso. Spesso diventiamo teneri dopo che la vita ci ha stagionato
ben bene, stanato, sbocconcellato ma anche dopo aver conosciuto il
male che facciamo a noi stessi indurendoci. La tenerezza non c’è
dove c’è severità, giudizio, malevolenza. Per me è un po’ come
una sorella minore della compassione, meno notevole, meno in prima
linea, è un po’ timida la tenerezza, ha il muso di un animale dei
boschi, è schiva e delicata.
Quando
diciamo di un bambino che è tenero è perché lo vediamo disarmato,
senza furbizia, sprovveduto. Anche i vecchi ci muovono queste onde
piccole di tenerezza, anche il loro è un disarmo, una vacuità di
strategie, un’inadeguatezza a farcela sempre, a essere a livello
delle aspettative.
Chi
è tenero non vuole farcela a tutti i costi, vuole sentire come sta e
sentire come stanno gli altri, è sorella e fratello, non è
genitore, non è maestro.
La
tenerezza sa stare alla pari, fianco a fianco, non è frontale. Così
raro oggi, che giri l’angolo e trovi un guru, ma devi girare tutto
il mondo per trovare un amico sincero che pianga con te, rida con te
e non ti voglia spiegare la vita e risolvere i suoi misteri. Ecco, la
tenerezza trova misteri dove gli altri vedono problemi
Chandra
Livia Candiani. Da “Tenerezza - Incontro con Chandra Livia
Candiani”
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