A
me, il mare ha invaso l’infanzia come invade le spiagge della
riviera francese, nelle notti di luna. Sono venuto su con questo
spettacolo negli occhi. Allaga ancora adesso ogni ricordo e lo riduce
a una finestra spalancata. Lo spazio deserto, il limite che non si
può misurare. Il mare ti insegna a fissare il vuoto.
È la
terra che io non so guardare: il profilo morbido delle colline,
l’ostacolo di una montagna, l’aria rassicurante delle città. Ho
bisogno sempre di avere un orizzonte di fronte, ma questa necessità
mi espone a molte insidie. Vorrei poter imparare che il paesaggio più
necessario è quello dove si fermano le cose, e si possono toccare.
Avere l’appiglio contadino di un oggetto, l’ombra di una presenza
intorno. E invece ho nella testa sempre questo gioco di correnti,
questa esagerazione di sogni e di incubi, tra l’aiuto degli dei e
le orche assassine.
Fabio Stassi, La lettrice scomparsa