Per
tutte le costole bastonate e rotte.
Per ogni animale sbalzato
dal suo nido
e infranto nel suo meccanismo d'amore.
Per
tutte le seti che furono saziate
fino alle labbra spaccate alla
caduta
e all'abbaglio. Per i miei fratelli
nelle tane. E le
mie sorelle
nelle reti e nelle tele e nelle
sprigionate
fiamme e nelle capanne
e rinchiuse e martoriate. Per le
bambine
mie strappate. E le perle nel fondale
marino. Per
l'inverno che mi piace
e l'urlo della ragazza
quel suo
tentare la fuga invano.
Per
tutto questo conoscere e amare
eccomi. Per tutto penetrare e
accogliere
eccomi. Per ondeggiare col tutto
e forse cadere
eccomi
che ognuno dei semi inghiottiti
si farà in me
fiore
fino al capogiro del frutto lo giuro.
Che
qualunque dolore verrà
puntualmente cantato, e poi anche
quella
leggerezza di certe
ore, di certe mani delicate, tutto
sarà
guardato mirabilmente
ascoltata ogni onda di suono,
penetrato
nelle sue venature ogni canto ogni pianto
lo
giuro adesso che tutto è
impregnato di spazio siderale.
Anche
in questa brutta città appare chiaro
sopra i rumorosissimi
bar
lo spettro luminoso della gioia.
Questo lo giuro.
Mariangela Gualtieri
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