martedì 31 luglio 2012
lunedì 30 luglio 2012
sabato 28 luglio 2012
L'uomo è una bestia
Il 18 Luglio 2012 l’inferno di Green Hill (a Montichiari, Brescia) è stato posto sotto sequestro dal Corpo Forestale dello Stato. Da allora il destino di circa 2.400 cani di razza Beagle, destinati alla vivisezione, può essere cambiato e le associazioni animaliste italiane sono pronte a collaborare e fare il massimo per aiutare queste creature innocenti anche in nome ed in memoria di quei cani che a Green Hill sono morti tra atroci ed indicibili sofferenze.
Da venerdì 25 Luglio 2012 i cani di Green Hill saranno pronti per essere affidati alle associazioni di volontariato che si occupano di animali da compagnia e delle loro adozioni. Tra i molti richiedenti, saranno selezionate (con criterio, si auspica…) le famiglie più idonee ad accogliere questi cani e a curarli ed amarli per sempre.
Chiunque viva e lavori a qualsiasi titolo nei Canili e nei Gattili d’Italia sa benissimo quanto sia particolare il periodo estivo: le adozioni crollano, gli animali (abbandonati, malandati e soli) arrivano da ogni parte ed in continuazione, il lavoro aumenta in maniera esponenziale e tutto quello che fai sembra non riuscir mai a bastare.
Green Hill e tutti gli accadimenti relativi hanno invertito questa tendenza, almeno nelle richieste di adozione. Gli adottanti, per i Beagle scampati alla vivisezione, arrivano da ogni parte del paese. Il cuore degli Italiani sembra essersi aperto e lo ha fatto in maniera scalpitante e frenetica!... E noi, dai Rifugi per animali soli ed abbandonati, restiamo a guardare…
Lungi da me voler far polemica su ciò che muove la gente a decidere, estemporaneamente e con tanta convinzione, di adottare un cane di Green Hill. Lungi da me voler indagare le motivazioni per cui, agli occhi di molti, un Beagle su cui si voleva sperimentare sia più attraente di un cane che non ha mai conosciuto l’amore (pur avendo forse, in origine, una famiglia), che è stato lasciato da solo su una strada, fortunatamente recuperato e portato in canile e poi mai più notato, guardato e voluto.
Non voglio sollevare controverse ed irrisolvibili questioni, anche perché, dopo gli orrori di Green Hill, si può solo rimanere in silenzio e tentare di rimediare.
Vorrei soltanto aver la forza ed il coraggio di poter credere che l’entusiasmo dilagante e lo straordinario desiderio di dare un futuro a quei poveri cani, salvati finalmente, dopo mesi e mesi di lotte, siano genuini e pensati e che significhino un impegno per la vita, valutato e scelto consapevolmente.
Niente ha importanza se le adozioni dei Beagle di Green Hill saranno consapevoli.
Nulla dobbiamo dire se adottare un Beagle (un cane che peraltro possiede grandi doti di testardaggine, caparbietà ed indipendenza) salvato da un laboratorio di vivisezione sarà una scelta ragionata, maturata dall’amore e dalla riflessione. Niente altro importa se ci si è veramente chiesti cosa questa scelta comporti e se, veramente, i nostri comportamenti rispecchiano un solo pensiero, che dice che TUTTI i cani sono uguali!!!
Queste righe sono per Beagle di Montichiari, per tutti i Beagle del Mondo, per ogni animale recluso, maltrattato e vivisezionato. Queste righe sono ancora una volta lo spunto per ricordare altri cani, che non saranno mai famosi e mai arriveranno agli onori delle cronache, ma che, ai nostri occhi ed ai nostri cuori, saranno per sempre parte di ciò che anche i cani di Green Hill rappresentano: un simbolo dell’animalismo e della lotta alla crudeltà verso i più deboli.
venerdì 20 luglio 2012
Regione Campania
Avvenire pubblica uno sconvolgente rapporto del Pascale: le morti per tumori nelle province di Napoli e Caserta sono cresciute vertiginosamente, mentre nel resto d'Italia sono rimaste stabili o diminuite. ''Correlazione con emergenza e roghi evidente''
NAPOLI - Vent'anni di sacrifici umani - come altro chiamarli? - consumati nell'indifferenza delle istituzioni. Dal 1998 ad oggi i casi di morte per malattie oncologiche sono aumentate nel Napoletano fino al 47%: un dato in controtendenza rispetto ai decessi per neoplasie nel resto dell'Italia. E' quanto emerge da dati inediti dell'Istituto per la cura dei tumori Pascale di Napoli pubblicati oggi dal quotidiano Avvenire. La correlazione tra l'emergenza rifiuti degli ultimi anni, i fumi tossici dei roghi indiscriminati di immondizia e l'aumento delle malattie, dunque, esisterebbe eccome. L'indagine prende in considerazione la situazione della provincia di Napoli e il Casertano: anche qui morti in aumento, del 28,4% tra gli uomini e del 32,7% tra le donne.
LE POLEMICHE (E LE RASSICURAZIONI) DOPO IL RAPPORTO SEBIOREC - A poco più di un anno delle polemiche suscitate dal rapporto Sebiorec sugli effetti dell'inquinamento in Campania (qui: goo.gl/XIa88), uno dei più imponenti studi epidemiologici con biomarcatori mai fatti in Italia (commissionato dalla Regione nel 2007 e diffuso solo nel marzo 2011 dopo un'inchiesta dell'Espresso, qui: goo.gl/gsHRO); dopo le rassicurazioni della Regione Campania ("Non c'è nessun allarme sanitario", qui: goo.gl/g67Ki), nel triangolo delle discariche abusive e dei roghi tossici "si può avere paura anche ufficialmente", scrive Pino Ciociola nel suo lungo articolo sul quotidiano della Cei.
NELLA SOLA PROVINCIA DI NAPOLI, +47% DI TUMORI IN 20 ANNI Ecco i dati dello studio sui comuni campani, appena concluso dall’Istituto nazionale per i tumori Pascale e ancora inedito, realizzato per verificare e valutare il fenomeno attraverso le schede di morte individuale con diagnosi di tumore. Negli ultimi venti anni «in provincia di Napoli (città esclusa, ndr) si sono avuti incrementi percentuali del tasso di mortalità per tumori del 47% fra gli uomini e del 40% tra le donne, incrementi che sono stati rispettivamente del 28,4% e del 32,7% anche in provincia di Caserta». Mentre in Italia, negli stessi ultimi venti anni, «i tassi sono viceversa rimasti tendenzialmente stabili» e «al Nord sono addirittura diminuiti». Tornano alla mente il numero incalcolabile di segnalazioni, rapporti, fotografie, video prodotti negli anni da associazioni, comitati, semplici cittadini: colonne di fumo denso e nero che si alzano nei cieli delle province di Napoli e Caserta che non hanno mai impensierito le autorità. Quanti i reportage sulla "terra dei fuochi", sugli sversatoi abusivi, i pareri di specialisti, i libri, i documentari di dencuncia, le inchieste e le rivelazioni di collaboratori di giustizia accolti dalle istituzioni con la stessa cantilena: non si può provare la correlazione. L'ultimo a parlarne, qualche giorno fa, è stato, ancora una volta, Roberto Saviano. Il titolo shock ("Roghi tossici, la Campania è peggio di Fukushima") è stato rubricato come l'ennesima esagerazione dell'autore di Gomorra.
SACRIFICIO UMANO - Saviano ha parlato di un Paese che continua a ritenere "i sacrifici umani di centinaia di migliaia di campani un prezzo accettabile da pagare", domandandosi per quale tornaconto ciò possa mai avvenire (qui: goo.gl/r4PdJ). Lo scrittore può piacere o non piacere. Ma è difficile liberarsi dal pensiero della questione che pone. Il primo motivo che viene in mente è il più ovvio, e l'unico: quello economico. La politica è un effetto collaterale. Difficile dirla in un altro modo: da anni gli abitanti delle province di Napoli e Caserta sono vittime sacrificali del business del cemento; della macchina del consenso politico che continua a succhiare il sangue dei cittadini per continuare a funzionare; del meccanismo dell'emergenza che continua a divorare risorse. E vite umane.
CONNESSIONE FIN TROPPO EVIDENTE - "Nessuno provi a crearsi o a creare illusioni, a inventarsi coincidenze 'casuali'", ammonisce Avvenire. "La connessione strettissima fra emergenza rifiuti e impennata della mortalità è fin troppo evidente, come le fiamme che illuminano le notti nelle campagne della zona: «Questo eccesso di mortalità, che riguarda anche altre patologie cronico-degenerative – sottolinea infatti chiaro e tondo l’Istituto –, si configura come un grave problema sociale e ambientale, oltre che sanitario, di vasta dimensione e notevole gravità», tanto che «richiederebbe maggiore attenzione da parte delle istituzioni». E così la preoccupazione è sancita".
L'AUMENTO DELLE MORTI - Nello studio del Pascale sono passate in rassegna anche le singole patologie oncologiche. Si scopre così che il tumore del colon retto «In provincia di Napoli nel triennio 1988/1990 si riscontra negli uomini un tasso del 17,1 (su 100mila abitanti, ndr) negli uomini, che nel periodo 2003/2008 sale al 31,3», mentre nelle donne gli stessi tassi per gli stessi periodi sono «16,3 e poi 23». Situazione identica a Caserta: «19,3 (sempre per 100mila) per i maschi dal 1988 al 1990 e 30,9 dal 2003 al 2008», con «16,4 e poi 23,8 nelle donne». Nel resto d'Italia, invece, per lo stesso tipo di tumore e gli stessi periodi, i tassi sono stabili, passando dal 33 al 35 negli uomini e dal 30,5 al 29,3 nelle donne.
MORTALITA' PER TUMORE AL POLMONE PIù ALTA D'ITALIA - "L’aumento del tasso di mortalità femminile per tumore del polmone (che è il più alto in Italia) a livello nazionale è al 45%. E invece «l’incremento è stato superiore al 100% nella provincia di Napoli ed al 68% in quella di Caserta». Rimanendo alle donne, il tasso di mortalità per tumore alla mammella, che era 21,4 in provincia di Napoli nel 1988/1990, è aumentato fino a 31,3 nel 2003/2008, mentre in Italia passava da 37,6 a 37,7. Un altro esempio, stavolta riguardante gli uomini: il tasso di mortalità maschile per tumore al fegato registrato in provincia di Napoli nel 1988/1990 era 22,1 e quello in provincia di Caserta 22,3, livelli cresciuti via via fino al 2003/2008 rispettivamente a quota 38 e 26,4. Nello stesso periodo, al contrario, questo tasso su scala nazionale è diminuito da 12,3 a 10,7 per 100mila", continua l'articolo.
"FENOMENO CHE NON PUO' ESSERE MESSO IN DUBBIO" - La conclusione dell'articolo non lascia margine ai dubbi: "L'esplosione dei tassi di mortalità per tumori nelle province di Napoli e di Caserta «è ormai un fenomeno stabilizzato che non può essere messo in dubbio» e che «dipende da fattori diversi», affermano i ricercatori dell’Istituto Pascale. E infine impressiona un’altra loro sottolineatura: questa crescita è «particolarmente drammatica per alcuni tumori», che risultano «in netta controtendenza non soltanto coi dati italiani, ma anche coi dati delle altre province della Campania, dove i tassi sono stabili e ancora inferiori al dato nazionale»".
(giovedì 19 luglio 2012)
(giovedì 19 luglio 2012)
(Baia di Ieranto)
mercoledì 18 luglio 2012
martedì 17 luglio 2012
domenica 15 luglio 2012
giovedì 12 luglio 2012
Chi non sfa non sfalla
Il termine indisciplina indica
ogni scienza che si ottiene cambiando di segno i concetti fondamentali delle
scienze che attualmente compongono l’universo accademico italiano. Sono già
stati inventati molti metodi e atteggiamenti ascientifici: ora si tratta di
unificarli sotto l’etichetta dell’Ascienza. Ovunque stia andando l’informatica,
un’apposita disinformatica la tallona coscienziosamente. Alla giurisprudenza
sfuggono i principi dell’ingiurisprudenza (modi di calunniare subdolamente
senza commettere reato). E se l’economia conosce e combatte la diseconomia, il
commercio mantiene rapporti misteriosi con lo smercio. Un buon dottore di
quartiere può curare cagnolini e micini per tutta una vita senza sospettare il
pervicace disfattismo dell’inveterinaria (cfr. disinKant e il
disadornitorinco). In alcuni casi la scienza è già contenuta nel suo
rovescio: l’astrologia è in parte una disastrologia. In Lewis Carrol si trovano
già alcuni elementi di mattematica e di illogica. Meno frequentate le scienze
incognitive, quelle in cui si studiano i modi in cui la mente non riconosce gli
oggetti che le si presentano, poiché viaggiano travestiti. A ogni possibile
fondazione di una ludologia, a parte l’orrore del nome, si oppone
immediatamente la più ragionevole deludologia (la scienza del promettere e non
mantenere). La misantropologia strutturale studia la sistematica antipatia che
il ricercatore ispira alle popolazioni che intende studiare. La sabotanica
tassonomizza le rimpiante (organismi vegetali defunti), la frittiologia si
occupa dei pesci alla griglia.
(Stefano Bartezzaghi, dalla rivista Tèchne)
(Kumi Yamashita, Origami)
mercoledì 11 luglio 2012
DFW / 1
Non amava essere una star, ma aveva finito per diventare uno scrittore di culto. Forse perché, in fondo, in ogni suo discorso, c'era sempre un'indicazione chiara su come stare al mondo: scrollarsi di dosso i falsi miti, le banalità, le ipocrisie, le false modestie. Come ha fatto in quest'ultimo, commovente, discorso. Un piccolo esercizio filosofico, un invito a vedere l'acqua e a vivere una compassionate life, una vita che può avere senso solo se impariamo a metterci nei panni degli altri, e a essere compassionevoli persino del loro (del nostro) maledettissimo, e naturalissimo, egocentrismo …
(da Il
Sole24ore)
Dal
discorso per il conferimento delle lauree tenuto al Kenyon College (Gambier,
Ohio), 21 maggio 2005:
Ci sono due
giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va
nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: «Salve, ragazzi. Com’è
l’acqua?». I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e
fa: «Che cavolo è l’acqua?».
(…) Il succo della storiella dei pesci è
semplicemente che le realtà più ovvie, onnipresenti e importanti sono spesso le
più difficili da capire e da discutere. Detta così sembrerà una banalità bella
e buona, ma il fatto è che nelle trincee quotidiane dell’esistenza da adulti le
banalità belle e buone possono diventare questione di vita o di morte, ed è su
questo che vorrei soffermarmi (…)
(...)
Il fatto è che voi laureandi non avete ancora ben chiaro che cosa significhi
realmente "giorno dopo giorno". Ci sono interi aspetti della vita americana
da adulti che vengono bellamente ignorati da chi tiene discorsi come questo. I
genitori e le persone di una certa età qui presenti sanno benissimo a cosa mi
riferisco. Mettiamo, per dire, che sia una normale giornata nella vostra vita
da adulti: la mattina vi alzate, andate al vostro impegnativo lavoro
impiegatizio da laureati, sgobbate per nove o dieci ore e alla fine della
giornata siete stanchi, siete stressati e volete solo tornare a casa, fare una
bella cenetta, magari rilassarvi un paio d'ore e poi andare a letto presto
perchè il giorno dopo dovete alzarvi e ripartire daccapo. Ma a quel punto vi
ricordate che a casa non c'è niente da mangiare - questa settimana il vostro
lavoro impegnativo vi ha impedito di fare la spesa - e così dopo il lavoro vi
tocca prendere la macchina e andare al supermercato. A quell'ora escono tutti
dal lavoro, c'è un traffico mostruoso e il tragitto richiede molto più del
necessario e, quando finalmente arrivate, scoprite che il supermercato è
strapieno di gente perchè a quell'ora tutti gli altri che come voi lavorano
cercano di ficcarsi nei negozi di alimentari, e il supermercato è orribile,
illuminato al neon e pervaso da quelle musichette e canzoncine capaci solo di
abbrutire e voi dareste qualsiasi cosa per non essere lì, ma non potete
limitarvi a entrare e uscire; vi tocca girare tutti i reparti enormi,
iperilluminati e caotici per trovare quello che vi serve, manovrare il carrello
scassato in mezzo a tutte le altre persone stanche e trafelate col carrello, e
ovviamente ci sono i vecchi di una lentezza glaciale, gli strafatti e i bambini
iperattivi che bloccano la corsia e a voi tocca stringere i denti e sforzarvi
di chiedere permesso in tono gentile ma poi, quando finalmente avete tutto
l'occorrente per la cena, scoprite che non ci sono abbastanza casse aperte
anche se è l'ora di punta, e dovete fare una fila chilometrica, il che è
assurdo e vi manda in bestia, ma non potete prendervela con la cassiera
isterica, oberata com'è quotidianamente da un lavoro così noioso e insensato
che tutti noi qui riuniti in questa prestigiosa università nemmeno ce lo
immaginiamo... fatto sta che finalmente arriva il vostro turno alla cassa,
pagate il vostro cibo, aspettate che una macchinetta autentichi il vostro
assegno o la vostra carta di credito e vi sentite augurare "buona
giornata" con una voce che è esattamente la voce della MORTE, dopodichè
mettete quelle raccapriccianti buste di plastica sottilissima nell'esasperante
carrello dalla ruota impazzita che tira a sinistra, attraversate tutto il
parcheggio intasato, pieno di buche e di rifiuti, e cercate di caricare la
spesa in macchina in modo che non esca dalle buste rotolando per tutto il
bagagliaio lungo il tragitto, in mezzo al traffico lento, congestionato,
strapieno di Suv dell'ora di punta, eccetera, eccetera. Ci siamo passati tutti,
certo: ma non rientra ancora nella routine di voi laureati, giorno dopo
settimana dopo mese dopo anno. Pero' finirà col rientrarci, insieme a tante
altre squallide, fastidiose routine apparentemente inutili...
Ma non
è questo il punto. Il punto è che la scelta entra in gioco proprio nelle boiate
frustranti e di poco conto come questa. Perchè il traffico congestionato, i
reparti affollati e le lunghe file alla cassa mi danno il tempo per pensare, e se
non decido consapevolmente come pensare e a cosa prestare attenzione, saro'
incazzato e giù di corda ogni volta che mi tocca fare la spesa, perchè la mia
modalità predefinita naturale dà per scontato che situazioni come questa
contemplino davvero esclusivamente ME. La mia fame, la mia stanchezza, il mio
desiderio di tornare a casa, e avro' la netta impressione che tutti gli altri
MI INTRALCINO. E chi sono tutti questi che MI INTRALCIANO? Guardali là, fanno
quasi tutti schifo mentre se ne stanno in fila alla cassa come tanti stupidi
pecoroni con l'occhio smorto e niente di umano; e che odiosi poi quei cafoni
che parlano al forte al cellulare in mezzo alla fila. Certo che è proprio
un'ingiustizia: ho sgobbato tutto il santo giorno, muoio di fame, sono stanco e
non posso nemmeno andare a casa a mangiare un boccone e a distendermi un po'
per colpa di tutte queste stupide, stramaledette PERSONE. Oppure, se gli studi
umanistici fanno propendere la mia modalità predefinita verso una maggiore
coscienza sociale, posso trascorrere il tempo imbottigliato nel traffico di
fine giornata a inorridire per tutti gli enormi, stupidi Suv, Hummer e pickup
con motore da 12 valvole che bloccano la corsia bruciando tutti e centottanta i
litri di benzina che hanno in quei loro serbatoi spreconi e egoisti, posso
riflettere sul fatto che gli adesivi patriottici o religiosi sembrano sempre
appiccicati sui veicoli più grossi e schifosamente egoisti, guidati dagli
autisti più osceni, spericolati e aggressivi, che di norma parlano al cellulare
mentre ti tagliano la strada per guadagnare sei stupidi metri nel traffico
congestionato, e posso pensare che i figli dei nostri figli ci disprezzeranno
per aver sperperato tutto il carburante del futuro, mandando in malora il
clima, e a quanto siamo viziati, stupidi, egoisti e ripugnanti, e a come fa
tutto veramente SCHIFO e chi più ne ha più ne metta...
Guardate che se scegliete di pensarla così non c'è niente di male, lo facciamo in tanti, solo che pensarla così diventa talmente facile e automatico che non RICHIEDE una scelta. Pensarla così è la mia modalità predefinita naturale. E' il mio modo automatico e inconsapevole di affrontare le parti noiose, frustranti e caotiche della mia vita da adulto quando agisco in base alla convinzione automatica e inconsapevole che sono io il centro del mondo, e che sono le mie sensazioni e i miei bisogni immediati a stabilire l'ordine di importanza delle cose. Il fatto è che in frangenti come questo si puo' pensare in tanti modi diversi. Nel traffico, con tutti i veicoli che mi si piazzano davanti e mi intralciano, non è da escludere che a bordo dei Suv ci sia qualcuno che in passato ha avuto uno spaventoso incidente e ora ha un tale terrore di guidare che il suo analista gli ha ordinato di farsi un Suv mastodontico per sentirsi più sicuro alla guida; o che al volante dell'Hummer che mi ha appena tagliato la strada ci sia un padre che cerca di portare di corsa in ospedale il figlioletto ferito o malato che gli siede accanto, e la sua fretta è maggiore e più legittima della mia: anzi, sono io a intralciarlo.
Oppure posso scegliere di prendere mio malgrado in considerazione l'eventualità che tutti gli altri in fila alla cassa del supermercato siano annoiati e frustrati almeno quanto me, e che qualcuno magari abbia una vita nel complesso più difficile, tediosa e sofferta della mia. Vi prego ancora una volta di non pensare che voglia darvi dei consigli morali, o che vi stia dicendo che "dovreste" pensarla così, o che qualcuno si aspetta che lo facciate automaticamente, perchè è difficile, richiede forza di volontà e impegno mentale e, se siete come me, certi giorni non ci riuscirete proprio, o semplicemente non ne avrete nessuna voglia. Ma quasi tutti gli altri giorni, se siete abbastanza consapevoli da offrirvi una scelta, potrete scegliere di guardare in modo diverso quella signora grassa con l'occhio smorto e il trucco pesante in fila in cassa che ha appena sgridato il figlio: forse non è sempre così; forse è stata sveglia tre notti di seguito a stringere la mano al marito che sta morendo di cancro alle ossa. O forse è quella stessa impiegata assunta alla Motorizzazione col minimo salariale che soltanto ieri ha aiutato vostra moglie a risolvere un problema burocratico da incubo facendole una piccola gentilezza di ordine amministrativo. Non è molto verosimile, d'accordo, ma non è nemmeno da escludere: dipende solo da cosa volete prendere in considerazione. Se siete automaticamente certi di sapere cosa sia la realtà e chi e che cosa siano davvero importanti - se volete operare in modalità predefinita - allora anche voi, come me, probabilmente trascurerete tutte le eventualità che non siano inutili o fastidiose. Ma se avrete davvero imparato a prestare attenzione, allora saprete che le alternative non mancano. Avrete davvero la facoltà di affrontare una situazione caotica, chiassosa, lenta, iperconsumistica, trovandola non solo significativa ma sacra, incendiata dalla stessa forza che ha acceso le stelle: compassione, amore, l'unità sottesa a tutte le cose. Misticherie non necessariamente vere. L'unica cosa Vera con la V maiuscola è che riuscirete a decidere come cercare di vederla. Questa, a mio avviso, è la libertà che viene dalla vera cultura, dall'aver imparato a non essere disadattati; riuscire a decidere consapevolmente che cosa importa e che cosa no. Riuscire a decidere che cosa venerare...
Guardate che se scegliete di pensarla così non c'è niente di male, lo facciamo in tanti, solo che pensarla così diventa talmente facile e automatico che non RICHIEDE una scelta. Pensarla così è la mia modalità predefinita naturale. E' il mio modo automatico e inconsapevole di affrontare le parti noiose, frustranti e caotiche della mia vita da adulto quando agisco in base alla convinzione automatica e inconsapevole che sono io il centro del mondo, e che sono le mie sensazioni e i miei bisogni immediati a stabilire l'ordine di importanza delle cose. Il fatto è che in frangenti come questo si puo' pensare in tanti modi diversi. Nel traffico, con tutti i veicoli che mi si piazzano davanti e mi intralciano, non è da escludere che a bordo dei Suv ci sia qualcuno che in passato ha avuto uno spaventoso incidente e ora ha un tale terrore di guidare che il suo analista gli ha ordinato di farsi un Suv mastodontico per sentirsi più sicuro alla guida; o che al volante dell'Hummer che mi ha appena tagliato la strada ci sia un padre che cerca di portare di corsa in ospedale il figlioletto ferito o malato che gli siede accanto, e la sua fretta è maggiore e più legittima della mia: anzi, sono io a intralciarlo.
Oppure posso scegliere di prendere mio malgrado in considerazione l'eventualità che tutti gli altri in fila alla cassa del supermercato siano annoiati e frustrati almeno quanto me, e che qualcuno magari abbia una vita nel complesso più difficile, tediosa e sofferta della mia. Vi prego ancora una volta di non pensare che voglia darvi dei consigli morali, o che vi stia dicendo che "dovreste" pensarla così, o che qualcuno si aspetta che lo facciate automaticamente, perchè è difficile, richiede forza di volontà e impegno mentale e, se siete come me, certi giorni non ci riuscirete proprio, o semplicemente non ne avrete nessuna voglia. Ma quasi tutti gli altri giorni, se siete abbastanza consapevoli da offrirvi una scelta, potrete scegliere di guardare in modo diverso quella signora grassa con l'occhio smorto e il trucco pesante in fila in cassa che ha appena sgridato il figlio: forse non è sempre così; forse è stata sveglia tre notti di seguito a stringere la mano al marito che sta morendo di cancro alle ossa. O forse è quella stessa impiegata assunta alla Motorizzazione col minimo salariale che soltanto ieri ha aiutato vostra moglie a risolvere un problema burocratico da incubo facendole una piccola gentilezza di ordine amministrativo. Non è molto verosimile, d'accordo, ma non è nemmeno da escludere: dipende solo da cosa volete prendere in considerazione. Se siete automaticamente certi di sapere cosa sia la realtà e chi e che cosa siano davvero importanti - se volete operare in modalità predefinita - allora anche voi, come me, probabilmente trascurerete tutte le eventualità che non siano inutili o fastidiose. Ma se avrete davvero imparato a prestare attenzione, allora saprete che le alternative non mancano. Avrete davvero la facoltà di affrontare una situazione caotica, chiassosa, lenta, iperconsumistica, trovandola non solo significativa ma sacra, incendiata dalla stessa forza che ha acceso le stelle: compassione, amore, l'unità sottesa a tutte le cose. Misticherie non necessariamente vere. L'unica cosa Vera con la V maiuscola è che riuscirete a decidere come cercare di vederla. Questa, a mio avviso, è la libertà che viene dalla vera cultura, dall'aver imparato a non essere disadattati; riuscire a decidere consapevolmente che cosa importa e che cosa no. Riuscire a decidere che cosa venerare...
Ecco
un'altra cosa vera. Nelle trincee quotidiane della vita da adulti l'ateismo non
esiste. Non venerare è impossibile. Tutti venerano qualcosa. L'unica scelta che
abbiamo è CHE COSA venerare. E un motivo importantissimo per scegliere di
venerare un certo dio o una cosa di tipo spirituale - che sia Gesù Cristo o
Allah, che sia YHWH o la dea madre della religione Wicca, le Quattro Nobili
Verità o una serie di principi etici inviolabili - è che qualunque altra cosa
veneriate vi mangerà vivi.
Se venerate il denaro e le cose, se è a loro che attribuite il vero significato della vita, non vi basteranno mai. Non avrete mai la sensazione che vi bastino. E' questa la verità. Venerate il vostro corpo, la vostra bellezza e la vostra carica erotica e vi sentirete sempre brutti, e quando compariranno i primi segni del tempo e dell'età, morirete un milione di volte prima che vi sotterrino in via definitiva. Sotto un certo aspetto lo sappiamo già tutti benissimo: è codificato nei miti, nei proverbi, nei cliché, nei luoghi comuni, negli epigrammi, nelle parabole; è la struttura portante di tutte le grandi storie. Il segreto consiste nel dare un ruolo di primo piano alla verità nella consapevolezza quotidiana. Venerate il potere e finirete col sentirvi deboli e spaventati, e vi servirà sempre più potere sugli altri per tenere a bada la paura. Venerate l'intelletto, spacciatevi per persone in gamba, e finirete col sentirvi stupidi, impostori, sempre sul punto di essere smascherati. E così via.
Se venerate il denaro e le cose, se è a loro che attribuite il vero significato della vita, non vi basteranno mai. Non avrete mai la sensazione che vi bastino. E' questa la verità. Venerate il vostro corpo, la vostra bellezza e la vostra carica erotica e vi sentirete sempre brutti, e quando compariranno i primi segni del tempo e dell'età, morirete un milione di volte prima che vi sotterrino in via definitiva. Sotto un certo aspetto lo sappiamo già tutti benissimo: è codificato nei miti, nei proverbi, nei cliché, nei luoghi comuni, negli epigrammi, nelle parabole; è la struttura portante di tutte le grandi storie. Il segreto consiste nel dare un ruolo di primo piano alla verità nella consapevolezza quotidiana. Venerate il potere e finirete col sentirvi deboli e spaventati, e vi servirà sempre più potere sugli altri per tenere a bada la paura. Venerate l'intelletto, spacciatevi per persone in gamba, e finirete col sentirvi stupidi, impostori, sempre sul punto di essere smascherati. E così via.
Guardate
che l'aspetto insidioso di queste forme di venerazione non è che sono malvage o
peccaminose, è che sono INCONSAPEVOLI. Sono modalità predefinite. Sono il
genere di venerazione in cui scivolate per gradi, giorno dopo giorno,
diventando sempre più selettivi su quello che vedete e sul metro che usate per
giudicare senza rendervi nemmeno ben conto di farlo. E il cosiddetto
"mondo reale" non vi dissuaderà dall'operare in modalità predefinita,
perchè il cosiddetto "mondo reale" degli uomini, del denaro e del
potere vi accompagna con quel suo piacevole ronzio alimentato dalla paura, dal
disprezzo, dalla frustrazione, dalla brama e dalla venerazione dell'io. La
cultura odierna ha imbrigliato queste forze in modi che hanno prodotto
ricchezza, comodità, libertà personale a iosa. La libertà di essere tutti
sovrani dei nostri minuscoli regni formato cranio, soli al centro di tutto il
creato. Una libertà non priva di aspetti positivi. Cio' non toglie che esistano
svariati generi di libertà, e il genere più prezioso è spesso taciuto nel
grande mondo esterno fatto di vittorie, conquiste e ostentazione. Il genere di
libertà davvero importante richiede attenzione, consapevolezza, disciplina,
impegno e la capacità di tenere davvero agli altri e di sacrificarsi
costantemente per loro, in una miriade di piccoli modi che non hanno niente a
che vedere col sesso, ogni santo giorno. Questa è la vera libertà. Questo è
imparare a pensare. L'alternativa è l'inconsapevolezza, la modalità predefinita,
la corsa sfrenata al successo: essere continuamente divorati dalla sensazione
di aver avuto e perso qualcosa di infinito.
So che questa roba forse non vi sembrerà divertente, leggera o altamente ispirata come invece dovrebbe essere nella sostanza un discorso per il conferimento delle lauree. Per come la vedo io è la verità sfrondata da un mucchio di cazzate retoriche. Ovvio che potete prenderla come vi pare. Ma per favore, non liquidate questo discorso come il sermone del solito professorone che agita il dito. Qui la morale, la religione, il dogma o le grandi domande stravaganti sulla vita dopo la morte non c'entrano.
La Verità con la V maiuscola riguarda la vita PRIMA della morte. Riguarda il fatto di toccare i trenta, magari i cinquanta, senza il desiderio di spararsi un colpo in testa. Riguarda il valore vero della vera cultura, dove voti e titoli di studio non c'entrano, c'entra solo la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di cio' che è così reale e essenziale, così nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare di continuo a noi stessi: "Questa è l'acqua, questa è l'acqua (... ... )".
Farlo, vivere in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno, è di una difficoltà inimmaginabile.
E questo dimostra la verità di un altro cliché: la vostra cultura è realmente il lavoro di una vita, e comincia... adesso. Augurarvi buona fortuna sarebbe troppo poco.
So che questa roba forse non vi sembrerà divertente, leggera o altamente ispirata come invece dovrebbe essere nella sostanza un discorso per il conferimento delle lauree. Per come la vedo io è la verità sfrondata da un mucchio di cazzate retoriche. Ovvio che potete prenderla come vi pare. Ma per favore, non liquidate questo discorso come il sermone del solito professorone che agita il dito. Qui la morale, la religione, il dogma o le grandi domande stravaganti sulla vita dopo la morte non c'entrano.
La Verità con la V maiuscola riguarda la vita PRIMA della morte. Riguarda il fatto di toccare i trenta, magari i cinquanta, senza il desiderio di spararsi un colpo in testa. Riguarda il valore vero della vera cultura, dove voti e titoli di studio non c'entrano, c'entra solo la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di cio' che è così reale e essenziale, così nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare di continuo a noi stessi: "Questa è l'acqua, questa è l'acqua (... ... )".
Farlo, vivere in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno, è di una difficoltà inimmaginabile.
E questo dimostra la verità di un altro cliché: la vostra cultura è realmente il lavoro di una vita, e comincia... adesso. Augurarvi buona fortuna sarebbe troppo poco.
David Foster Wallace (Ithaca,
21 febbraio 1962 – Claremont, 12 settembre 2008),
scrittore e saggista statunitense. La sera del
12 settembre 2008, a
46 anni, viene trovato impiccato nella sua casa di Claremont, in California
martedì 10 luglio 2012
domenica 1 luglio 2012
Altrove
La stazione
Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.
Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.
Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.
Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.
L'assenza della mia persona
si avviava verso l'uscita tra la folla.
Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.
A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.
Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.
La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.
L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.
E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.
Fuori dalla portata
della nostra presenza.
Nel paradiso perduto
della probabilità.
Altrove.
Altrove.
Come risuonano queste piccole parole.
(Wisława Szymborska)
We live, we love we don't know what to be
Walking through this desert called reality
And I wonder if we see the sky?
If the well of hope is running dry
We push, we fall, we don't know where to be
Walking and stumbling through reality
But I wonder if we see the sky?
If we see the creatures crawl and fly?
How to see it? How to be it?
Is it simple? I think we should know by now
Where are you going? What are you knowing?
Is it simple? I think we should know by now
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