venerdì 20 luglio 2012

Regione Campania



Avvenire
pubblica uno sconvolgente rapporto del Pascale: le morti per tumori nelle province di Napoli e Caserta sono cresciute vertiginosamente, mentre nel resto d'Italia sono rimaste stabili o diminuite. ''Correlazione con emergenza e roghi evidente'' 

NAPOLI - Vent'anni di sacrifici umani - come altro chiamarli? - consumati nell'indifferenza delle istituzioni. Dal 1998 ad oggi i casi di morte per malattie oncologiche sono aumentate nel Napoletano fino al 47%: un dato in controtendenza rispetto ai decessi per neoplasie nel resto dell'Italia. E' quanto emerge da dati inediti dell'Istituto per la cura dei tumori Pascale di Napoli pubblicati oggi dal quotidiano Avvenire. La correlazione tra l'emergenza rifiuti degli ultimi anni, i fumi tossici dei roghi indiscriminati di immondizia e l'aumento delle malattie, dunque, esisterebbe eccome. L'indagine prende in considerazione la situazione della provincia di Napoli e il Casertano: anche qui morti in aumento, del 28,4% tra gli uomini e del 32,7% tra le donne.

LE POLEMICHE (E LE RASSICURAZIONI) DOPO IL RAPPORTO SEBIOREC - A poco più di un anno delle polemiche suscitate dal rapporto Sebiorec sugli effetti dell'inquinamento in Campania (qui: goo.gl/XIa88), uno dei più imponenti studi epidemiologici con biomarcatori mai fatti in Italia (commissionato dalla Regione nel 2007 e diffuso solo nel marzo 2011 dopo un'inchiesta dell'Espresso, qui: goo.gl/gsHRO); dopo le rassicurazioni della Regione Campania ("Non c'è nessun allarme sanitario", qui: goo.gl/g67Ki), nel triangolo delle discariche abusive e dei roghi tossici "si può avere paura anche ufficialmente", scrive Pino Ciociola nel suo lungo articolo sul quotidiano della Cei.

NELLA SOLA PROVINCIA DI NAPOLI, +47% DI TUMORI IN 20 ANNI  Ecco i dati dello studio sui comuni campani, appena concluso dall’Istituto nazionale per i tumori Pascale e ancora inedito, realizzato per verificare e valutare il fenomeno attraverso le schede di morte individuale con diagnosi di tumore. Negli ultimi venti anni «in provincia di Napoli (città esclusa, ndr) si sono avuti incrementi percentuali del tasso di mortalità per tumori del 47% fra gli uomini e del 40% tra le donne, incrementi che sono stati rispettivamente del 28,4% e del 32,7% anche in provincia di Caserta». Mentre in Italia, negli stessi ultimi venti anni, «i tassi sono viceversa rimasti tendenzialmente stabili» e «al Nord sono addirittura diminuiti». Tornano alla mente il numero incalcolabile di segnalazioni, rapporti, fotografie, video prodotti negli anni da associazioni, comitati, semplici cittadini: colonne di fumo denso e nero che si alzano nei cieli delle province di Napoli e Caserta che non hanno mai impensierito le autorità. Quanti i reportage sulla "terra dei fuochi", sugli sversatoi abusivi, i pareri di specialisti, i libri, i documentari di dencuncia, le inchieste e le rivelazioni di collaboratori di giustizia accolti dalle istituzioni con la stessa cantilena: non si può provare la correlazione. L'ultimo a parlarne, qualche giorno fa, è stato, ancora una volta, Roberto Saviano. Il titolo shock ("Roghi tossici, la Campania è peggio di Fukushima") è stato rubricato come l'ennesima esagerazione dell'autore di Gomorra. 

SACRIFICIO UMANO - Saviano ha parlato di un Paese che continua a ritenere "i sacrifici umani di centinaia di migliaia di campani un prezzo accettabile da pagare", domandandosi per quale tornaconto ciò possa mai avvenire (qui: goo.gl/r4PdJ). Lo scrittore può piacere o non piacere. Ma è difficile liberarsi dal pensiero della questione che pone. Il primo motivo che viene in mente è il più ovvio, e l'unico: quello economico. La politica è un effetto collaterale. Difficile dirla in un altro modo: da anni gli abitanti delle province di Napoli e Caserta sono vittime sacrificali del business del cemento; della macchina del consenso politico che continua a succhiare il sangue dei cittadini per continuare a funzionare; del meccanismo dell'emergenza che continua a divorare risorse. E vite umane. 

CONNESSIONE FIN TROPPO EVIDENTE - "Nessuno provi a crearsi o a creare illusioni, a inventarsi coincidenze 'casuali'", ammonisce Avvenire. "La connessione strettissima fra emergenza rifiuti e impennata della mortalità è fin troppo evidente, come le fiamme che illuminano le notti nelle campagne della zona: «Questo eccesso di mortalità, che riguarda anche altre patologie cronico-degenerative – sottolinea infatti chiaro e tondo l’Istituto –, si configura come un grave problema sociale e ambientale, oltre che sanitario, di vasta dimensione e notevole gravità», tanto che «richiederebbe maggiore attenzione da parte delle istituzioni». E così la preoccupazione è sancita". 

L'AUMENTO DELLE MORTI - Nello studio del Pascale sono passate in rassegna anche le singole patologie oncologiche. Si scopre così che il tumore del colon retto «In provincia di Napoli nel triennio 1988/1990 si riscontra negli uomini un tasso del 17,1 (su 100mila abitanti, ndr) negli uomini, che nel periodo 2003/2008 sale al 31,3», mentre nelle donne gli stessi tassi per gli stessi periodi sono «16,3 e poi 23». Situazione identica a Caserta: «19,3 (sempre per 100mila) per i maschi dal 1988 al 1990 e 30,9 dal 2003 al 2008», con «16,4 e poi 23,8 nelle donne». Nel resto d'Italia, invece, per lo stesso tipo di tumore e gli stessi periodi, i tassi sono stabili, passando dal 33 al 35 negli uomini e dal 30,5 al 29,3 nelle donne. 

MORTALITA' PER TUMORE AL POLMONE PIù ALTA D'ITALIA - "L’aumento del tasso di mortalità femminile per tumore del polmone (che è il più alto in Italia) a livello nazionale è al 45%. E invece «l’incremento è stato superiore al 100% nella provincia di Napoli ed al 68% in quella di Caserta». Rimanendo alle donne, il tasso di mortalità per tumore alla mammella, che era 21,4 in provincia di Napoli nel 1988/1990, è aumentato fino a 31,3 nel 2003/2008, mentre in Italia passava da 37,6 a 37,7. Un altro esempio, stavolta riguardante gli uomini: il tasso di mortalità maschile per tumore al fegato registrato in provincia di Napoli nel 1988/1990 era 22,1 e quello in provincia di Caserta 22,3, livelli cresciuti via via fino al 2003/2008 rispettivamente a quota 38 e 26,4. Nello stesso periodo, al contrario, questo tasso su scala nazionale è diminuito da 12,3 a 10,7 per 100mila", continua l'articolo. 

"FENOMENO CHE NON PUO' ESSERE MESSO IN DUBBIO" - La conclusione dell'articolo non lascia margine ai dubbi: "L'esplosione dei tassi di mortalità per tumori nelle province di Napoli e di Caserta «è ormai un fenomeno stabilizzato che non può essere messo in dubbio» e che «dipende da fattori diversi», affermano i ricercatori dell’Istituto Pascale. E infine impressiona un’altra loro sottolineatura: questa crescita è «particolarmente drammatica per alcuni tumori», che risultano «in netta controtendenza non soltanto coi dati italiani, ma anche coi dati delle altre province della Campania, dove i tassi sono stabili e ancora inferiori al dato nazionale»".
(giovedì 19 luglio 2012)




(Baia di Ieranto)


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