E adesso siamo veramente
adulti, pensiamo, e ci sentiamo stupiti che essere adulti sia questo, non
davvero tutto quello che da ragazzi avevamo creduto, non davvero la sicurezza
di sé, non davvero un sereno possesso di tutte le cose della terra. Siamo
adulti perché abbiamo alle spalle la presenza muta delle persone morte, a cui
chiediamo un giudizio sul nostro comportamento attuale, a cui chiediamo perdono
delle passate offese: vorremmo strappare dal nostro passato tante nostre parole
crudeli, tanti gesti crudeli che abbiamo compiuto quando pure temevamo la morte
ma non sapevamo, non avevamo capito com’era irreparabile, senza rimedio la
morte: siamo adulti per tutte le mute risposte, per tutto il muto perdono dei
morti che portiamo dentro di noi.
Siamo adulti per quel
breve momento che un giorno ci è toccato di vivere, quando abbiamo guardato
come per l’ultima volta tutte le cose della terra, e abbiamo rinunziato a
possederle; le abbiamo restituite alla volontà di Dio: e d’un tratto le cose
della terra ci sono apparse al loro giusto posto sotto il cielo, e così anche
gli esseri umani, e noi stessi sospesi a guardare nell’unico posto giusto che
ci sia dato: esseri umani, cose e memorie, tutto ci è apparso al suo posto
giusto sotto il cielo. In quel breve momento abbiamo trovato un equilibrio alla
nostra vita oscillante: e ci sembra che potremo sempre ritrovare quel momento
segreto, ricercare là le parole per il nostro mestiere, le nostre parole per il
prossimo; guardare il prossimo con uno sguardo sempre giusto e libero, non lo
sguardo timoroso e sprezzante di chi sempre si chiede, in presenza del
prossimo, se sarà suo padrone o suo servo. Noi tutta la vita non abbiamo saputo
essere che padroni o servi: ma in quel nostro momento segreto, in quel momento
di pieno equilibrio, abbiamo saputo che non c’è vera padronanza né vera servitù
sulla terra. Così adesso, tornando a quel nostro momento segreto, cercheremo
negli altri se già è toccato loro di vivere un momento identico, o se ancora ne
sono lontani: è questo che importa sapere. Nella vita d’un essere umano, è il
momento più alto: ed è necessario che stiamo con gli altri tenendo gli occhi al
momento più alto del loro destino.
(...) E la storia dei rapporti umani non è mai finita in noi: perché a poco a poco
succede che ci diventano fin troppo facili; fin troppo naturali e spontanei i
rapporti umani: così spontanei, così senza fatica che non sono più ricchezza,
né scoperta, né scelta: ma solo abitudine e compiacimento, ubriacamento di
naturalezza. Noi crediamo sempre di poter tornare a quel nostro momento
segreto, di poter sempre attingerci giuste parole: ma non è vero che ci
possiamo sempre tornare, tante volte i nostri sono falsi ritorni: accendiamo di
falsa luce i nostri occhi, simuliamo sollecitudine e calore al prossimo e siamo
in realtà di nuovo contratti, rannicchiati e gelati sul buio del nostro cuore.
I rapporti umani si devono riscoprire e riinventare ogni giorno. Ci dobbiamo
sempre ricordare che ogni specie d’incontro con il prossimo, è un’azione umana
e dunque è sempre male o bene, verità o menzogna, carità o peccato.
N. Ginzburg, I rapporti umani, da Le piccole virtù
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