lunedì 30 novembre 2015

Favorite things









Afternoon light









Downtown train










Dire no



Ho orrore di tutte le verità assolute, delle loro applicazioni totali, dei loro presunti detentori d’ogni risma. Prendete una verità, portatela con cautela ad altezza d’uomo, guardate chi colpisce, chi uccide, cosa risparmia, cosa elimina, annusatela a lungo, accertatevi che non puzzi di cadavere, assaggiatela tenendola un po’ sulla lingua, ma siate sempre pronti a sputarla immediatamente. L’uomo libero è questo: il diritto di sputare.
 
Albert Camus


Abbiamo perso l’arte di dire “no”. No alla brutalità della politica, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all’ invasione della burocrazia nella nostra vita quotidiana. No all’ idea che si possano accettare come normali le guerre, la fame, la schiavitù infantile. C’è un bisogno enorme di tornare a pronunciare quella parola.
 
G. Steiner 
 


 

sabato 28 novembre 2015

Humanity








Comandamenti



Se fossi Dio, i miei dieci comandamenti sarebbero così:

1) Io sono il Signore Dio tuo e tutto il resto, ma tu fai pure come ti pare. Non ho creato l’universo per metterci dentro qualche minuscolo organismo che bela il mio nome, se no creavo pecore invece di stelle.
2) Non dare corda a miei sedicenti rappresentanti. Chi parla a mio nome o è pazzo o è un ciarlatano, fai tu. Ma soprattutto non invio angeli sulla Terra, e questo per due semplici motivi che ora andrò a esporti: primo, non esiste nessun angelo; secondo, non ne ho bisogno. Se proprio devo dirti una cosa, te la scrivo in cielo, ok?
3) Non pensare mai che una disgrazia, una guarigione o un qualsiasi altro fatto che ti riguarda sia opera mia. Cioè, se vuoi pensalo pure, ma non è vero.
4) Non pregarmi, tanto non attacca.
5) Ricordati di santificare tutti i giorni della settimana. Non per me, ma per te: sei ancora vivo e questo non succede spesso.
6) Fai della tua vita quello che ti pare, ma non rompere le palle agli altri. La tua libertà finisce dove inizia la vita privata altrui.
7) Corollario del comandamento precedente: non uccidere. Ripeto: non uccidere, chiaro? Non “non uccidere a meno che uno non trasgredisca questi comandamenti e/o creda in divinità diverse dal sottoscritto”. No, non uccidere. Punto. Qual è la parte di “non uccidere” che non capite?
8) Se proprio muori dalla voglia di fare una strage, almeno non andare a dire in giro che la fai per farmi contento. Ragazzi, imparate ad assumervi le vostre responsabilità.
9) Non passare la vita con la fissa del paradiso, perché tanto io quassù non ti ci faccio venire, mi spiace. Però c’è l’inferno, cioè la vita che crei a te stesso e agli altri se non segui questi comandamenti.
10) Non starmi addosso.


Pubblicato da Smeriglia | 23.11.15







mercoledì 25 novembre 2015

Giornata




http://www.vitaconlloyd.com/




Je suis



L'uomo è la sola creatura che rifiuti di essere ciò che è. Si tratta di sapere se questo rifiuto possa condurlo soltanto alla distruzione degli altri e di sé, se ogni rivolta dovrà concludersi in una giustificazione dell'uccisione universale, o se al contrario, senza pretendere a un'impossibile innocenza, essa possa scoprire il principio di una colpevolezza ragionevole.

Albert Camus, L’uomo in rivolta






domenica 22 novembre 2015

sabato 21 novembre 2015

Warning




This is just a nightmare
Soon I’m gonna wake up
Someone’s gonna bring me around
Running from the bombers
Hiding in the forest
Running through the fields
Laying flat on the ground
Just like everybody
Stepping over hills
Running from the underground
This is your warning
4 minute warning
I don’t wanna hear it
I don’t wanna know
I just wanna run and hide
This is just a nightmare
But soon I’m gonna wake up
Someone’s gonna bring me around
This is a warning
4 minute warning



giovedì 19 novembre 2015

KIC 8462852



"Gentile civiltà aliena del pianeta Terra.
Siamo gli abitanti della stella KIC 8462852 distante 1481 anni luce quella che state osservando con quel bidone aspiratutto che chiamate satellite Kepler.
Sappiamo che siete turbati perché avete notato delle variazioni di luce anomala sulla nostra superficie e i vostri giornali e scienziati stanno sparando ipotesi.
Ci teniamo quindi a precisare quanto segue:
Anzitutto smettetela di chiamarci alieni. Il termine “alieno” è reciproco, quindi se noi siamo alieni per voi, voi siete alieni per noi. La nostra stella non si chiama KIC 8462852, ma Seuisprusbellusdetottukosmox, quindi facciamo uno sforzo linguistico: noi vi chiameremo terrestri e voi chiamateci Prubelli.
Vi chiederete perché parliamo la vostra lingua. Beh, non abbiamo né televisione né web né gossip, ma siamo telepatici a lunga distanza, e ci colleghiamo cerebralmente con voi per ridere quando siamo un po’ tristi. Se proprio volete saperlo, nelle nostre barzellette razziste voi siete i nostri carabinieri, i nostri terroni, eccetera.
È vero, come avete ipotizzato, che siamo una civiltà superiore alla vostra, ma non per la tecnologia. Siamo semplicemente più pacifici, amichevoli e ottimisti di voi, ma anche un po’ riservati e incazzosi.
Quindi quel vostro obsoleto bidone aspiratutto che ci stia spiando ci innervosisce un po’.
Abbiamo letto che vi stupite delle variazioni luminose della nostra stella. Pensate che il fenomeno sia dovuto a pannelli solari, a utilizzo di gas rari e sconosciuti, a avanzatissime tecniche di trasformazione energetica. La vostra misura dell’Universo è l’Enel.
Avevamo pensato di prendervi in giro, dicendovi che la luce viene da concerti rock con palchi di ventisei chilometri, per far schiattare di invidia i vostri rockettari, oppure che Kepler stava osservando una partita notturna di calcio galattico tra noi e il Real Andromeda. Ma detestiamo le bugie.
Non vi descriviamo che tipo di creature siamo, quanti arti, tentacoli antenne e orecchie abbiamo, perché sappiamo che definite bizzarro chiunque non assomigli a voi. Pensateci pure come dei peluche di tre tonnellate, o dei polipi ballerini, o degli stronzi azzurri che procedono rotolando, o mostri simili a mantidi, oloturie o cuochi di MasterChef. Immaginateci come vi piace.
Però possiamo dire che abbiamo una bellissima musica che assomiglia un po’ al vostro blues e un po’ al rumore che fanno le vostre lavatrici. Ma non abbiamo bisogno di grandi palchi né di effetti speciali. Non abbiamo neanche un campionato di calcio, anche se ci piacerebbe. Perché ahimè, sul nostro pianeta siamo in ventuno, e ci manca sempre un giocatore.
Il nostro sport nazionale è il Nonsifrullax. Non è facile da spiegare. Diciamo che assomiglia al vostro biliardino, o calcio balilla. Dieci di noi stanno infilati nei bastoni e quattro girano le manopole. Dato che i bastoni sono infilati in modo e zona non piacevole, le partite durano pochissimo, tutti vogliono manovrare e nessuno vuole fare l’ometto calciatore. Quindi la luce non viene da uno stadio.
La spiegazione è più semplice. Noi Prubelli siamo aperti e tolleranti, abbiamo dodici sessi e quindi non ringhiamo come fate voi su chi è normale, su chi ha diritti e su cos’è la vera famiglia. Abbiamo una vita abbastanza regolare, che voi potreste definire noiosa, ma per noi è serena, avevamo una grande tecnologia ma ci abbiamo rinunciato mantenendo solo tre invenzioni: il giradischi, il cellulare senza tasti per non disturbare nessuno, e la bicicletta. Ci piace moltissimo fare gite in montagna, salire e discendere. Purtroppo la pendenza più alta del nostro pianeta è sedici centimetri, perciò ci scaliamo tra di noi.
Volete sapere il perché delle variazioni di luce? In ogni gruppo o etnia o civiltà c’è una percentuale di rompicoglioni. È una legge universale. Noi siamo pochi e ne abbiamo uno solo: si chiama Macculimortèx, è un prubello buono e mite, ma lamentoso e sempre scontento. Dice che dovremmo essere più aperti all’universo, più curiosi. Forse ha ragione, ma talvolta esagera. Ad esempio da quando sa che voi ci spiate, vi spia a sua volta, ha tirato fuori un vecchio telescopio e vi osserva tutta la notte. Dice che non capisce niente di quello che fate, ma che avete dei bellissimi quadri e alberi e che non fate altro che mangiare.
Ebbene sì su Seuisprusbellus siamo golosi. Ma non abbiamo materie prime: una sola verdura, la peppera piccante, e un solo animale commestibile, il Gigacocco. I nostri piatti tipici sono il tortino di polvere alla peppera e il macigno pepperato, che sarebbe un po’ come la vostra amatriciana, ma meno digeribile.
Perché, direte voi, non mangiate il Gigacocco? Beh il Gigacocco assomiglia a un vostro pollo, ma è alto come un condominio di otto piani, e ha una pessimo carattere. È già tanto se lui non mangia noi.
Questo turba Makkulimortèx. È ossessionato dalle vostre televisioni, segue le migliaia di trasmissioni dedicate alla cucina, e crepa d’ invidia. É convinto che voi pensiate solo a mangiare perché non avete altri pensieri. E invece sappiamo che voi mangiate proprio perché siete pieni di pensieri. E molti di voi non hanno da mangiare.
Ogni notte Makku si collega con la Terra e inizia a cantare le vostre sigle e a declamare a alta voce le ricette tipo “dadolata di astice con polenta allo zenzero su letto di rucola e julienne di mango". Lo affascina la selvaggia violenza dei vostri chef e il pianto dei concorrenti, dice che è la cosa più deliziosamente sadica dell’universo.
In una di queste notti insonni Makku è impazzito, ha spalancato la finestra e si è messo a gridare “anche io voglio la dadolata di astice”. Ci siamo svegliati, abbiamo acceso la luce e ci siamo messi a urlare in coro “basta, rompiballe, sta zitto, facci dormire”.
Svelato il mistero: le variazioni di luce sono dovute alle nostre arrabbiature contro il delirio notturno di Makku. Ed è colpa vostra.
Quindi vi diamo un consiglio.
Dimenticate KIC 8462852 come la chiamate voi. La vostra curiosità scientifica è legittima, ma vi facciamo una domanda. Vi farebbe veramente bene scoprire che esiste una civiltà “ aliena”?
Certo, la certezza che non siete soli nell’universo potrebbe ridimensionare la vostra onnipotenza, la vostra avidità, la vostra fame di dominio.
Ma se invece vi facesse male? Se subito pensaste a accordi commerciali, a sfruttamento delle risorse, addirittura a una escalation di armamenti contro la nostra minaccia?
Non siete in grado di accettare gli immigrati e sareste capaci di accogliere gente da altri pianeti? Siete spaventati dall’omosessualità e accettereste i nostri dodici sessi? Ve ne fregate di chi sta male ai vostri confini e vi interessate a noi che stiamo a mille anni luce?
Forse è meglio se non ipotizzate troppo, e vi limitate a raccogliere i dati del vostro bidone aspiratutto.
Avete altro a cui pensare: cercate di non distruggere il vostro pianeta e non ammazzatevi troppo in nome di grandi idee che nell’universo diventano meno di un brivido. E non fate falli su Messi (certo, se arrivasse lui come ventiduesimo potremmo giocare grandi partite!)
Soprattutto, per dirla nella nostra lingua
Fathevansfurkettatteccazzevostrex (Fatevi un po’ gli affari vostri)
Cordiali saluti e auguri, i ventuno abitanti di Seuisprusbellusdetottuscosmox."


Stefano Benni, Lettera dallo spazio
(Repubblica 20/10/2015


 

Anime fiammeggianti



Ci sono molti fuochi,
ci sono fuochi che mangiano e fuochi che bevono.
C'è un fuoco che respinge il fuoco
e uno che lo attira,
c'è un fuoco che genera e un fuoco che consuma,
c'è un fuoco che illumina e uno che confonde.

Ci sono anime determinate dal fuoco, a loro tocca bruciare 

e tante sono le possibilità del bruciare quante le anime che bruciano.
Diverse in tutto e a loro volta cumulabili in grandi famiglie.
Braci e tizzoni covano nella cenere, 

sono riconoscibili solo al contatto diretto.
Bisogna toccarli, smuoverli, stringerli, aggiungere dell'altro 

per rendersene conto, e non è facile. 
Possono far male, molto male, inaspettato.

I fuochi fatui si illuminano un attimo, non hanno consistenza.
Uno scoppio di volontà e tutto finisce
adatti ad un mondo virtuale occupano per un attimo il luogo dell'apparenza.
Belli,
possibili, inutili, in forte crescita.
Possono solo confondere, per un attimo. Basta un sorriso a farli svanire.

Le anime fiammeggianti sono visibili sempre, anche da lontano, anche se distratti.
Si possono evitare.
Non nascondono la loro essenza, come potrebbero?
A guardarle da lontano riempiono gli occhi
a starle a sentire palpitano e scoppiano. 

Troppo vicine fanno male, scottare è la loro natura.
Possono far bene, molto bene. Scaldano, illuminano, consolano, ma
bisogna essere predisposti, ardere.

-Giovanni Lindo Ferretti-







lunedì 16 novembre 2015

Per una irata sensazione di peggioramento



L'incombere umorale degli affetti del sangue
l'incombere umorale delle idee delle istanze
l'insolente promessa sciocca vacua solenne
di bastare a sé
non tornerò mai dov'ero già
non tornerò mai a prima mai
l'incombere umorale delle idee delle istanze
l'incombere umorale degli affetti del sangue
potessi dirti quello che nemmeno posso scriverti 
esiterei nel farlo
oggi è domenica domani si muore
oggi mi vesto di seta e candore
oggi è domenica domani si muore
oggi mi vesto di rosso e d'amore 

… ad onta di ogni strenua decisione o voto contrario
mi trovo imbarazzato sorpreso ferito
per una irata sensazione di peggioramento
di cui non so parlare né so fare domande...

 






sabato 14 novembre 2015

Prima che



Prima che tutto accada occorre ragionare e far pensare.
Prima che la canea mediatica fascista, razzista, nazionalista, militarista, perbenista e di sinistra falsamente antagonista inizi ad ululare occorre dire, scrivere, organizzare.
(...)
Solo gli imbecilli, che troppo spesso governano le società, potevano pensare che la guerra rimanesse sempre lontana. Solo un pubblico rintronato dai media e dai social network poteva pensare di continuare a godersi lo spettacolo dalla finestra di uno schermo. Solo una sinistra fumosa e pervertita nei suoi ideali e nei suoi principi poteva negarne l’attualità. Nessuno ha ragionato a sufficienza sul significato di “guerra asimmetrica”.
(...)
A poco più di un secolo di distanza la guerra è arrivata definitivamente sul fronte occidentale. Ma non l’hanno portata gli immigrati e i profughi, come tanti continuano a blaterare.
L’hanno portata gli alleati dell’Occidente e dell’Europa (Stati del Golfo? Arabia Saudita? Israele? USA? Turchia?). L’ha portata la competizione imperialista tra gli stati occidentali e la loro necessità di balcanizzare il Vicino Oriente senza, tra l’altro, saperne prevedere le conseguenze.
L’ha portata la miseria politica, sociale ed economica delle periferie metropolitane diseredate dove si formano i moderni Gavrilo Princip.

L’ha portata l’incapacità di pensare autonomamente il mondo da parte di chi a questo vorrebbe opporsi. L’ha portata la mancata azione sindacale in difesa di chi lavora. L’ha portata un antifascismo ridotto a pacifismo e a spettacolo estetizzante. L’ha portata l’analisi fumosa degli pseudo-intellettuali che si dilettano di discettare sulla cultura della destra, là dove vi è solo odio, violenza e menzogna. L’ha portata un parlamentarismo ridotto ormai a veder gli schieramenti antagonisti di un tempo rispecchiarsi l’uno nell’altro così come i loro avversari populisti.

L’ha provocata l’indifferenza per il destino della specie e dell’ambiente in cui dovrebbe vivere. L’ha provocata l’egoismo del guadagno e del profitto. L’ha provocata l’egoismo dei singoli e delle nazioni. L’ha provocata la scomparsa del concetto di classe e di lotta di classe. L’ha provocata un modo di produzione distruttivo e assurdo, spacciato per progresso e modernità. L’ha provocata il petrolio e le società che se ne occupano e servono. L’ha provocata il motore a scoppio e le guerre tra coloro che ne detengono il monopolio della produzione. L’ha provocata il consumismo con le sue cattedrali in attesa di essere trasformate soltanto in cimiteri di corpi e di merci.

L’ha determinata l’assenza di lotta di classe o anche solo una sua seria e riconoscibile rappresentanza politica, sia a livello nazionale che internazionale. L’ha determinata la frenesia per la novità politica e per il rifiuto dell’esperienza passata. L’ha determinata la scomparsa delle capacità organizzative e la ricerca della soggettività edonistica che ha trionfato nella società dello spettacolo. L’ha determinata le convinzione che un concerto potesse sostituire la lotta. L’ha determinata una concezione del tempo arcaica in cui si pensa che venti, trenta o cento anni costituiscano una distanza enorme tra gli avvenimenti e che ha contribuito ad annullare ogni memoria dell’azione anti-militarista e antifascista e delle forme più adeguate per condurla. (…)










































venerdì 13 novembre 2015

Silenzio essenziale



Fatto degno di nota: non c'è silenzio frivolo, silenzio superficiale. Ogni forma di silenzio è essenziale. Quando lo si assapora, si conosce automaticamente una sorta di supremazia, una strana sovranità. È possibile che ciò che si designa con interiorità non sia nient'altro che un'attesa muta. Perciò, non c'è «vita vera» o, semplicemente, vita spirituale che non implichi la morte dell'immagine e della parola, la distruzione – nel più profondo dell'essere – di questo mondo e di tutti i mondi. L'esperienza mistica, al suo limite estremo, si identifica con la beatitudine di un supremo rifiuto. 

Emil Cioran



News









giovedì 12 novembre 2015

Bisogno di consolazione


Mi manca la fede e non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa. Non ho ereditato né un dio né un punto fermo sulla terra da cui poter attirare l’attenzione di un dio. Non ho ereditato nemmeno il ben celato furore dello scettico, il gusto del deserto del razionalista o l’ardente innocenza dell’ateo. Non oso dunque gettare pietre sulla donna che crede in cose di cui io dubito o sull’uomo che venera il suo dubbio come se non fosse anch’esso circondato dalle tenebre. Quelle pietre colpirebbero me stesso, perché di una cosa sono convinto: che il bisogno di consolazione che ha l’uomo non può essere soddisfatto.
(...)
 
Il mondo è dunque più forte di me. Al suo potere non ho altro da opporre che me stesso – il che, d’altra parte, non è poco. Finché infatti non mi lascio sopraffare, sono anch’io una potenza. E la mia potenza è temibile finché ho il potere delle mie parole da opporre a quello del mondo, perché chi costruisce prigioni s’esprime meno bene di chi costruisce la libertà. Ma la mia potenza sarà illimitata il giorno in cui avrò solo il mio silenzio per difendere la mia inviolabilità, perché non esiste ascia capace di intaccare un silenzio vivente.
Questa è la mia unica consolazione. So che le ricadute nella disperazione saranno molte e profonde, ma il ricordo del miracolo della liberazione mi sostiene come un’ala verso una meta vertiginosa: una consolazione più bella di una consolazione e più grande di una filosofia, vale a dire una ragione di vita.

 
Stig Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione

 Stig Dagerman (5 ottobre 1923 – 5 novembre 1954) 
è stato un giornalista e scrittore svedese. Talentuoso, sensibile e libertario concluse la propria esistenza suicidandosi a soli 31 anni.











mercoledì 11 novembre 2015

Sur-Fake



The attention you're paying your screen right now—and while you endlessly scroll through Facebook, emails, Netflix, and Instagram—is the subject of a new photo series from French photographer Antoine Geiger, SUR-FAKE. What appear to be casual snapshots of people going about their phone-addicted lives become sinister, Dementor-from-Harry-Potter-like scenarios under his digital paintbrush. That's right, your face is getting sucked right off your head and into the single object that absorbs more of our time than sleep. 
"All of a sudden I would be on the metro or in the museum and feel on my own while it's crowded. I could literaly see people's faces melting on their screens, like their identity was being lost in the non-space of technology, like the spacial dimension of the present has been outstretched." A bit of post-processing in Photoshop, and his eerie feeling was visualized. The result is similar to the work of Italian photographer Max Cavallari”
 

 
 
  


 

Ciottoli



Il ciottolo è una creatura

perfetta

uguale a se stesso

attento ai propri confini

esattamente ripieno

di senso pietroso

con un odore che non ricorda nulla

non spaventa nulla non suscita desideri

il suo ardore e la sua freddezza

sono giusti e pieni di dignità

provo un grave rimorso

quando lo tengo nel palmo

e un falso calore

ne pervade il nobile corpo

- I ciottoli non si lasciano addomesticare

fino alla fine ci guarderanno

con un occhio calmo e molto chiaro  
 

Zbigniew Herbert, da Rapporto dalla città assediata
  
 
 

martedì 10 novembre 2015

Sempre più blu



Il Dipartimento di stato e il Pentagono hanno detto sì. L’Italia sarà l’unico paese del mondo, dopo la Gran Bretagna, a ricevere dagli Stati uniti missili e bombe per armare i propri droni, rendendoli in grado di uccidere. La notizia, raccolta dalla Reuters e ripresa dai principali giornali italiani, cade nel più totale silenzio della politica.
Sponsor forte dell’operazione è il segretario di stato John Kerry, che fin dal 2012, quando era senatore, si espresse ufficialmente a favore della vendita all’Italia. Il Congresso, secondo il principio del silenzio assenso ha ora 15 giorni per opporsi alla decisione del governo Obama ma è decisamente improbabile che lo faccia.
Da quel momento, la palla sarà tutta in mano a Palazzo Chigi, che presumibilmente dovrà firmare i numerosi protocolli «riservati» previsti nella vendita. Secondo Reuters il governo degli Stati uniti acquisterà da General Atomic e poi rivenderà all’Italia 156 missili AGM-114R2 Hellfire (prodotti dalla Lockheed Martin), 20 bombe GBU-12 a guida laser, 30 bombe GBU-38 JDAM e altri armamenti per un contratto stimato inizialmente in 129,6 milioni di dollari (119 milioni di euro). L’Italia potrà così armare 2 droni Mq-9 Reaper con 14 missili aria-terra e 2 bombe per ogni missione. I Reaper sono 9 volte più potenti e il doppio più veloci dei più conosciuti Predator.
Alle munizioni, vanno aggiunti almeno altri 30 milioni di euro per l’addestramento del personale e l’aggiornamento del software impiegato. Ed è praticamente certo che, vista la palese considerazione del nostro paese a Washington, saremo casualmente anche tra i primi ad acquistare dal 2018–2020 l’evoluzione del Reaper, il Predator B-RPA, spendendo altre centinaia di milioni di euro in armamenti d’attacco. (...)
Sono quattro anni che l’aeronautica aspetta. La richiesta fu avanzata dal governo Berlusconi nel 2011 ed è stata ripetuta da tutti gli esecutivi successivi (Monti, Letta e Renzi) nel silenzio totale del parlamento. 
 









La voce



Vado al mare
per udire quella voce
fra un colpo e l'altro dell'onda

ma la voce non c'è
c'è solo la senile garrulità dell'acqua
il nulla salato
l'ala d'un bianco uccello
rinsecchita sulla pietra

vado nel bosco
dove dura ininterrotto
il fruscio d'una enorme clessidra
che trasmuta foglie in terra nera
terra nera in foglie
potenti mandibole d'insetti
divorano il silenzio della terra

vado nei campi
lastre verdi e gialle
fissate con spilli d'esistenze d'insetti
risuonano a ogni tocco di vento

dov'è quella voce
dovrebbe farsi udire
quando per un attimo tacerà
l'instancabile monologo della terra

niente solo sussurri
schiocchi scoppi

torno a casa
e l'esperienza assume
forma di alternativa
o il mondo è muto
o io sono sordo

forse però
siamo entrambi
segnati da una infermità

dobbiamo perciò
prenderci sottobraccio
andare avanti
verso nuovi orizzonti
verso gole contratte
da cui fuoriesce
un incomprensibile borbottio.

Zbigniew Herbert, da Rapporto dalla città assediata






Cogito



Tutti i tentativi di allontanare
il cosiddetto calice amaro —
con la riflessione
l'impegno frenetico a favore dei gatti randagi
gli esercizi di respirazione
la religione —
sono falliti

bisogna accettare
chinare mitemente il capo
non torcersi le mani
ricorrere alla sofferenza con misura e dolcezza
come a una protesi
senza falso pudore
ma anche senza inutile orgoglio

non sventolare il moncherino
sulle teste degli altri
non picchiare col bastone bianco
alle finestre dei sazi

bere l'estratto d'erbe amare
ma non fino in fondo
lasciarne avvedutamente
qualche sorso per l'avvenire

accettare
ma al tempo stesso
distinguere dentro di sé
e possibilmente
trasformare la materia della sofferenza
in qualcosa o qualcuno

giocare
con essa
ovviamente
giocarci

scherzare con essa
con grande cautela
come con un bambino malato
per strappare alla fine
con sciocchi giochetti
un esile
sorriso

Zbigniew Herbert, Il Signor Cogito medita sulla sofferenza

 

 

lunedì 9 novembre 2015

Passato



Non possiamo cambiare neppure una virgola del nostro passato, né cancellare i danni che ci furono inflitti nell’infanzia. Possiamo però cambiare noi stessi, "riparare i guasti", riacquisire la nostra integrità perduta. Possiamo far questo nel momento in cui decidiamo di osservare più da vicino le conoscenze che riguardano gli eventi passati e che sono memorizzate nel nostro corpo, per accostarle alla nostra coscienza. Si tratta indubbiamente di una strada impervia, ma è l’unica che ci dia la possibilità di abbandonare infine la prigione invisibile – e tuttavia così crudele – dell’infanzia e di trasformarci, da vittime inconsapevoli del passato, in individui responsabili che conoscono la propria storia e hanno imparato a convivere con essa. 
 
Alice Miller