lunedì 30 novembre 2015
Dire no
Ho
orrore di tutte le verità assolute, delle loro applicazioni totali,
dei loro presunti detentori d’ogni risma. Prendete una verità,
portatela con cautela ad altezza d’uomo, guardate chi colpisce, chi
uccide, cosa risparmia, cosa elimina, annusatela a lungo, accertatevi
che non puzzi di cadavere, assaggiatela tenendola un po’ sulla
lingua, ma siate sempre pronti a sputarla immediatamente. L’uomo
libero è questo: il diritto di sputare.
Albert
Camus
Abbiamo
perso l’arte di dire “no”. No alla brutalità della politica,
no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no
all’ invasione della burocrazia nella nostra vita quotidiana. No
all’ idea che si possano accettare come normali le guerre, la fame,
la schiavitù infantile. C’è un bisogno enorme di tornare a
pronunciare quella parola.
G.
Steiner
sabato 28 novembre 2015
Comandamenti
Se
fossi Dio, i miei dieci comandamenti sarebbero così:
1)
Io sono il Signore Dio tuo e tutto il resto, ma tu fai pure come ti
pare. Non ho creato l’universo per metterci dentro qualche
minuscolo organismo che bela il mio nome, se no creavo pecore invece
di stelle.
2)
Non dare corda a miei sedicenti rappresentanti. Chi parla a mio nome
o è pazzo o è un ciarlatano, fai tu. Ma soprattutto non invio
angeli sulla Terra, e questo per due semplici motivi che ora andrò
a esporti: primo, non esiste nessun angelo; secondo, non ne ho
bisogno. Se proprio devo dirti una cosa, te la scrivo in cielo, ok?
3)
Non pensare mai che una disgrazia, una guarigione o un qualsiasi
altro fatto che ti riguarda sia opera mia. Cioè, se vuoi pensalo
pure, ma non è vero.
4)
Non pregarmi, tanto non attacca.
5)
Ricordati di santificare tutti i giorni della settimana. Non per me,
ma per te: sei ancora vivo e questo non succede spesso.
6)
Fai della tua vita quello che ti pare, ma non rompere le palle agli
altri. La tua libertà finisce dove inizia la vita privata altrui.
7)
Corollario del comandamento precedente: non uccidere. Ripeto: non
uccidere, chiaro? Non “non uccidere a meno che uno non trasgredisca
questi comandamenti e/o creda in divinità diverse dal
sottoscritto”. No, non uccidere. Punto. Qual è la parte di “non
uccidere” che non capite?
8)
Se proprio muori dalla voglia di fare una strage, almeno non andare a
dire in giro che la fai per farmi contento. Ragazzi, imparate ad
assumervi le vostre responsabilità.
9)
Non passare la vita con la fissa del paradiso, perché tanto io
quassù non ti ci faccio venire, mi spiace. Però c’è
l’inferno, cioè la vita che crei a te stesso e agli altri se non
segui questi comandamenti.
10)
Non starmi addosso.
Pubblicato
da Smeriglia
| 23.11.15
mercoledì 25 novembre 2015
Je suis
L'uomo
è la sola creatura che rifiuti di essere ciò che è. Si tratta di
sapere se questo rifiuto possa condurlo soltanto alla distruzione
degli altri e di sé, se ogni rivolta dovrà concludersi in una
giustificazione dell'uccisione universale, o se al contrario, senza
pretendere a un'impossibile innocenza, essa possa scoprire il
principio di una colpevolezza ragionevole.
Albert
Camus, L’uomo
in rivolta
domenica 22 novembre 2015
sabato 21 novembre 2015
Warning
This
is just a nightmare
Soon I’m gonna wake up
Someone’s gonna bring me around
Soon I’m gonna wake up
Someone’s gonna bring me around
Running
from the bombers
Hiding in the forest
Running through the fields
Laying flat on the ground
Hiding in the forest
Running through the fields
Laying flat on the ground
Just
like everybody
Stepping over hills
Running from the underground
Stepping over hills
Running from the underground
This
is your warning
4 minute warning
4 minute warning
I
don’t wanna hear it
I don’t wanna know
I just wanna run and hide
I don’t wanna know
I just wanna run and hide
This
is just a nightmare
But soon I’m gonna wake up
Someone’s gonna bring me around
But soon I’m gonna wake up
Someone’s gonna bring me around
This
is a warning
4 minute warning
4 minute warning
giovedì 19 novembre 2015
KIC 8462852
"Gentile
civiltà aliena del pianeta Terra.
Siamo gli abitanti della
stella KIC 8462852 distante 1481 anni luce quella che state
osservando con quel bidone aspiratutto che chiamate satellite
Kepler.
Sappiamo che siete turbati perché avete notato delle
variazioni di luce anomala sulla nostra superficie e i vostri
giornali e scienziati stanno sparando ipotesi.
Ci teniamo
quindi a precisare quanto segue:
Anzitutto smettetela di
chiamarci alieni. Il termine “alieno” è reciproco, quindi se noi
siamo alieni per voi, voi siete alieni per noi. La nostra stella non
si chiama KIC 8462852, ma Seuisprusbellusdetottukosmox, quindi
facciamo uno sforzo linguistico: noi vi chiameremo terrestri e voi
chiamateci Prubelli.
Vi chiederete perché parliamo la vostra
lingua. Beh, non abbiamo né televisione né web né gossip, ma siamo
telepatici a lunga distanza, e ci colleghiamo cerebralmente con voi
per ridere quando siamo un po’ tristi. Se proprio volete saperlo,
nelle nostre barzellette razziste voi siete i nostri carabinieri, i
nostri terroni, eccetera.
È vero, come avete ipotizzato, che
siamo una civiltà superiore alla vostra, ma non per la tecnologia.
Siamo semplicemente più pacifici, amichevoli e ottimisti di voi, ma
anche un po’ riservati e incazzosi.
Quindi quel vostro
obsoleto bidone aspiratutto che ci stia spiando ci innervosisce un
po’.
Abbiamo letto che vi stupite delle variazioni luminose
della nostra stella. Pensate che il fenomeno sia dovuto a pannelli
solari, a utilizzo di gas rari e sconosciuti, a avanzatissime
tecniche di trasformazione energetica. La vostra misura dell’Universo
è l’Enel.
Avevamo pensato di prendervi in giro, dicendovi che
la luce viene da concerti rock con palchi di ventisei chilometri, per
far schiattare di invidia i vostri rockettari, oppure che Kepler
stava osservando una partita notturna di calcio galattico tra noi e
il Real Andromeda. Ma detestiamo le bugie.
Non vi descriviamo
che tipo di creature siamo, quanti arti, tentacoli antenne e orecchie
abbiamo, perché sappiamo che definite bizzarro chiunque non
assomigli a voi. Pensateci pure come dei peluche di tre tonnellate, o
dei polipi ballerini, o degli stronzi azzurri che procedono
rotolando, o mostri simili a mantidi, oloturie o cuochi di
MasterChef. Immaginateci come vi piace.
Però possiamo dire che
abbiamo una bellissima musica che assomiglia un po’ al vostro blues
e un po’ al rumore che fanno le vostre lavatrici. Ma non abbiamo
bisogno di grandi palchi né di effetti speciali. Non abbiamo neanche
un campionato di calcio, anche se ci piacerebbe. Perché ahimè, sul
nostro pianeta siamo in ventuno, e ci manca sempre un giocatore.
Il
nostro sport nazionale è il Nonsifrullax. Non è facile da spiegare.
Diciamo che assomiglia al vostro biliardino, o calcio balilla. Dieci
di noi stanno infilati nei bastoni e quattro girano le manopole. Dato
che i bastoni sono infilati in modo e zona non piacevole, le partite
durano pochissimo, tutti vogliono manovrare e nessuno vuole fare
l’ometto calciatore. Quindi la luce non viene da uno stadio.
La
spiegazione è più semplice. Noi Prubelli siamo aperti e tolleranti,
abbiamo dodici sessi e quindi non ringhiamo come fate voi su chi è
normale, su chi ha diritti e su cos’è la vera famiglia. Abbiamo
una vita abbastanza regolare, che voi potreste definire noiosa, ma
per noi è serena, avevamo una grande tecnologia ma ci abbiamo
rinunciato mantenendo solo tre invenzioni: il giradischi, il
cellulare senza tasti per non disturbare nessuno, e la bicicletta. Ci
piace moltissimo fare gite in montagna, salire e discendere.
Purtroppo la pendenza più alta del nostro pianeta è sedici
centimetri, perciò ci scaliamo tra di noi.
Volete sapere il
perché delle variazioni di luce? In ogni gruppo o etnia o civiltà
c’è una percentuale di rompicoglioni. È una legge universale. Noi
siamo pochi e ne abbiamo uno solo: si chiama Macculimortèx, è un
prubello buono e mite, ma lamentoso e sempre scontento. Dice che
dovremmo essere più aperti all’universo, più curiosi. Forse ha
ragione, ma talvolta esagera. Ad esempio da quando sa che voi ci
spiate, vi spia a sua volta, ha tirato fuori un vecchio telescopio e
vi osserva tutta la notte. Dice che non capisce niente di quello che
fate, ma che avete dei bellissimi quadri e alberi e che non fate
altro che mangiare.
Ebbene sì su Seuisprusbellus siamo golosi.
Ma non abbiamo materie prime: una sola verdura, la peppera piccante, e
un solo animale commestibile, il Gigacocco. I nostri piatti tipici
sono il tortino di polvere alla peppera e il macigno pepperato, che
sarebbe un po’ come la vostra amatriciana, ma meno
digeribile.
Perché, direte voi, non mangiate il Gigacocco? Beh
il Gigacocco assomiglia a un vostro pollo, ma è alto come un
condominio di otto piani, e ha una pessimo carattere. È già tanto
se lui non mangia noi.
Questo turba Makkulimortèx. È
ossessionato dalle vostre televisioni, segue le migliaia di
trasmissioni dedicate alla cucina, e crepa d’ invidia. É convinto
che voi pensiate solo a mangiare perché non avete altri pensieri. E
invece sappiamo che voi mangiate proprio perché siete pieni di
pensieri. E molti di voi non hanno da mangiare.
Ogni notte Makku
si collega con la Terra e inizia a cantare le vostre sigle e a
declamare a alta voce le ricette tipo “dadolata di astice con
polenta allo zenzero su letto di rucola e julienne di mango". Lo
affascina la selvaggia violenza dei vostri chef e il pianto dei
concorrenti, dice che è la cosa più deliziosamente sadica
dell’universo.
In una di queste notti insonni Makku è
impazzito, ha spalancato la finestra e si è messo a gridare “anche
io voglio la dadolata di astice”. Ci siamo svegliati, abbiamo
acceso la luce e ci siamo messi a urlare in coro “basta,
rompiballe, sta zitto, facci dormire”.
Svelato il mistero: le
variazioni di luce sono dovute alle nostre arrabbiature contro il
delirio notturno di Makku. Ed è colpa vostra.
Quindi vi diamo
un consiglio.
Dimenticate KIC 8462852 come la chiamate voi. La
vostra curiosità scientifica è legittima, ma vi facciamo una
domanda. Vi farebbe veramente bene scoprire che esiste una civiltà “
aliena”?
Certo, la certezza che non siete soli nell’universo
potrebbe ridimensionare la vostra onnipotenza, la vostra avidità, la
vostra fame di dominio.
Ma se invece vi facesse male? Se subito
pensaste a accordi commerciali, a sfruttamento delle risorse, addirittura a una escalation di armamenti contro la nostra
minaccia?
Non siete in grado di accettare gli immigrati e
sareste capaci di accogliere gente da altri pianeti? Siete spaventati
dall’omosessualità e accettereste i nostri dodici sessi? Ve ne
fregate di chi sta male ai vostri confini e vi interessate a noi che
stiamo a mille anni luce?
Forse è meglio se non ipotizzate
troppo, e vi limitate a raccogliere i dati del vostro bidone
aspiratutto.
Avete altro a cui pensare: cercate di non
distruggere il vostro pianeta e non ammazzatevi troppo in nome di
grandi idee che nell’universo diventano meno di un brivido. E non
fate falli su Messi (certo, se arrivasse lui come ventiduesimo
potremmo giocare grandi partite!)
Soprattutto, per dirla nella
nostra lingua
Fathevansfurkettatteccazzevostrex (Fatevi un po’
gli affari vostri)
Cordiali saluti e auguri, i ventuno abitanti
di Seuisprusbellusdetottuscosmox."
Stefano
Benni, Lettera dallo spazio
(Repubblica 20/10/2015)
(Repubblica 20/10/2015)
Anime fiammeggianti
Ci
sono molti fuochi,
ci sono fuochi che mangiano e fuochi che bevono.
C'è un fuoco che respinge il fuoco
e uno che lo attira,
c'è un fuoco che genera e un fuoco che consuma,
c'è un fuoco che illumina e uno che confonde.
Ci sono anime determinate dal fuoco, a loro tocca bruciare
e tante sono le possibilità del bruciare quante le anime che bruciano.
Diverse in tutto e a loro volta cumulabili in grandi famiglie.
Braci e tizzoni covano nella cenere,
sono riconoscibili solo al contatto diretto.
Bisogna toccarli, smuoverli, stringerli, aggiungere dell'altro
per rendersene conto, e non è facile.
Possono far male, molto male, inaspettato.
I fuochi fatui si illuminano un attimo, non hanno consistenza.
Uno scoppio di volontà e tutto finisce
adatti ad un mondo virtuale occupano per un attimo il luogo dell'apparenza.
Belli,
possibili, inutili, in forte crescita.
Possono solo confondere, per un attimo. Basta un sorriso a farli svanire.
Le anime fiammeggianti sono visibili sempre, anche da lontano, anche se distratti.
Si possono evitare.
Non nascondono la loro essenza, come potrebbero?
A guardarle da lontano riempiono gli occhi
a starle a sentire palpitano e scoppiano.
Troppo vicine fanno male, scottare è la loro natura.
Possono far bene, molto bene. Scaldano, illuminano, consolano, ma
bisogna essere predisposti, ardere.
ci sono fuochi che mangiano e fuochi che bevono.
C'è un fuoco che respinge il fuoco
e uno che lo attira,
c'è un fuoco che genera e un fuoco che consuma,
c'è un fuoco che illumina e uno che confonde.
Ci sono anime determinate dal fuoco, a loro tocca bruciare
e tante sono le possibilità del bruciare quante le anime che bruciano.
Diverse in tutto e a loro volta cumulabili in grandi famiglie.
Braci e tizzoni covano nella cenere,
sono riconoscibili solo al contatto diretto.
Bisogna toccarli, smuoverli, stringerli, aggiungere dell'altro
per rendersene conto, e non è facile.
Possono far male, molto male, inaspettato.
I fuochi fatui si illuminano un attimo, non hanno consistenza.
Uno scoppio di volontà e tutto finisce
adatti ad un mondo virtuale occupano per un attimo il luogo dell'apparenza.
Belli,
possibili, inutili, in forte crescita.
Possono solo confondere, per un attimo. Basta un sorriso a farli svanire.
Le anime fiammeggianti sono visibili sempre, anche da lontano, anche se distratti.
Si possono evitare.
Non nascondono la loro essenza, come potrebbero?
A guardarle da lontano riempiono gli occhi
a starle a sentire palpitano e scoppiano.
Troppo vicine fanno male, scottare è la loro natura.
Possono far bene, molto bene. Scaldano, illuminano, consolano, ma
bisogna essere predisposti, ardere.
-Giovanni Lindo Ferretti-
lunedì 16 novembre 2015
Per una irata sensazione di peggioramento
L'incombere
umorale degli affetti del sangue
l'incombere umorale delle idee delle istanze
l'insolente promessa sciocca vacua solenne
l'incombere umorale delle idee delle istanze
l'insolente promessa sciocca vacua solenne
di
bastare a sé
non tornerò mai dov'ero già
non tornerò mai a prima mai
l'incombere umorale delle idee delle istanze
l'incombere umorale degli affetti del sangue
potessi dirti quello che nemmeno posso scriverti
non tornerò mai dov'ero già
non tornerò mai a prima mai
l'incombere umorale delle idee delle istanze
l'incombere umorale degli affetti del sangue
potessi dirti quello che nemmeno posso scriverti
esiterei nel farlo
oggi è domenica domani si muore
oggi mi vesto di seta e candore
oggi è domenica domani si muore
oggi mi vesto di rosso e d'amore
oggi è domenica domani si muore
oggi mi vesto di seta e candore
oggi è domenica domani si muore
oggi mi vesto di rosso e d'amore
… ad onta di ogni strenua decisione o voto contrario
mi
trovo imbarazzato sorpreso ferito
per
una irata sensazione di peggioramento
di cui non so parlare né so fare domande...
di cui non so parlare né so fare domande...
sabato 14 novembre 2015
Prima che
Prima
che tutto accada occorre ragionare e far pensare.
Prima che la canea mediatica fascista, razzista, nazionalista, militarista, perbenista e di sinistra falsamente antagonista inizi ad ululare occorre dire, scrivere, organizzare.
Prima che la canea mediatica fascista, razzista, nazionalista, militarista, perbenista e di sinistra falsamente antagonista inizi ad ululare occorre dire, scrivere, organizzare.
(...)
Solo gli imbecilli, che troppo spesso governano le società, potevano pensare che la guerra rimanesse sempre lontana. Solo un pubblico rintronato dai media e dai social network poteva pensare di continuare a godersi lo spettacolo dalla finestra di uno schermo. Solo una sinistra fumosa e pervertita nei suoi ideali e nei suoi principi poteva negarne l’attualità. Nessuno ha ragionato a sufficienza sul significato di “guerra asimmetrica”.
Solo gli imbecilli, che troppo spesso governano le società, potevano pensare che la guerra rimanesse sempre lontana. Solo un pubblico rintronato dai media e dai social network poteva pensare di continuare a godersi lo spettacolo dalla finestra di uno schermo. Solo una sinistra fumosa e pervertita nei suoi ideali e nei suoi principi poteva negarne l’attualità. Nessuno ha ragionato a sufficienza sul significato di “guerra asimmetrica”.
(...)
A
poco più di un secolo di distanza la guerra è arrivata
definitivamente sul fronte occidentale. Ma non l’hanno portata gli
immigrati e i profughi, come tanti continuano a blaterare.
L’hanno
portata gli alleati dell’Occidente e dell’Europa (Stati del
Golfo? Arabia Saudita? Israele? USA? Turchia?). L’ha portata la
competizione imperialista tra gli stati occidentali e la loro
necessità di balcanizzare il Vicino Oriente senza, tra l’altro,
saperne prevedere le conseguenze.
L’ha portata la miseria politica, sociale ed economica delle periferie metropolitane diseredate dove si formano i moderni Gavrilo Princip.
L’ha portata la miseria politica, sociale ed economica delle periferie metropolitane diseredate dove si formano i moderni Gavrilo Princip.
L’ha
portata l’incapacità di pensare autonomamente il mondo da parte di
chi a questo vorrebbe opporsi. L’ha portata la mancata azione
sindacale in difesa di chi lavora. L’ha portata un antifascismo
ridotto a pacifismo e a spettacolo estetizzante. L’ha portata
l’analisi fumosa degli pseudo-intellettuali che si dilettano di
discettare sulla cultura della destra, là dove vi è solo odio,
violenza e menzogna. L’ha portata un parlamentarismo ridotto ormai
a veder gli schieramenti antagonisti di un tempo rispecchiarsi l’uno
nell’altro così come i loro avversari populisti.
L’ha provocata l’indifferenza per il destino della specie e dell’ambiente in cui dovrebbe vivere. L’ha provocata l’egoismo del guadagno e del profitto. L’ha provocata l’egoismo dei singoli e delle nazioni. L’ha provocata la scomparsa del concetto di classe e di lotta di classe. L’ha provocata un modo di produzione distruttivo e assurdo, spacciato per progresso e modernità. L’ha provocata il petrolio e le società che se ne occupano e servono. L’ha provocata il motore a scoppio e le guerre tra coloro che ne detengono il monopolio della produzione. L’ha provocata il consumismo con le sue cattedrali in attesa di essere trasformate soltanto in cimiteri di corpi e di merci.
L’ha determinata l’assenza di lotta di classe o anche solo una sua seria e riconoscibile rappresentanza politica, sia a livello nazionale che internazionale. L’ha determinata la frenesia per la novità politica e per il rifiuto dell’esperienza passata. L’ha determinata la scomparsa delle capacità organizzative e la ricerca della soggettività edonistica che ha trionfato nella società dello spettacolo. L’ha determinata le convinzione che un concerto potesse sostituire la lotta. L’ha determinata una concezione del tempo arcaica in cui si pensa che venti, trenta o cento anni costituiscano una distanza enorme tra gli avvenimenti e che ha contribuito ad annullare ogni memoria dell’azione anti-militarista e antifascista e delle forme più adeguate per condurla. (…)
venerdì 13 novembre 2015
Silenzio essenziale
Fatto
degno di nota: non c'è silenzio frivolo, silenzio superficiale. Ogni
forma di silenzio è essenziale. Quando lo si assapora, si conosce
automaticamente una sorta di supremazia, una strana sovranità. È
possibile che ciò che si designa con interiorità non sia
nient'altro che un'attesa muta. Perciò, non c'è «vita vera» o,
semplicemente, vita spirituale che non implichi la morte
dell'immagine e della parola, la distruzione – nel più profondo
dell'essere – di questo mondo e di tutti i mondi. L'esperienza
mistica, al suo limite estremo, si identifica con la beatitudine di
un supremo rifiuto.
Emil Cioran
giovedì 12 novembre 2015
Bisogno di consolazione
Mi
manca la fede e non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché
un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo
un vagare insensato verso una morte certa. Non ho ereditato né un
dio né un punto fermo sulla terra da cui poter attirare l’attenzione
di un dio. Non ho ereditato nemmeno il ben celato furore dello
scettico, il gusto del deserto del razionalista o l’ardente
innocenza dell’ateo. Non oso dunque gettare pietre sulla donna che
crede in cose di cui io dubito o sull’uomo che venera il suo dubbio
come se non fosse anch’esso circondato dalle tenebre. Quelle pietre
colpirebbero me stesso, perché di una cosa sono convinto: che il
bisogno di consolazione che ha l’uomo non può essere soddisfatto.
(...)
Il
mondo è dunque più forte di me. Al suo potere non ho altro da
opporre che me stesso – il che, d’altra parte, non è poco.
Finché infatti non mi lascio sopraffare, sono anch’io una potenza.
E la mia potenza è temibile finché ho il potere delle mie parole da
opporre a quello del mondo, perché chi costruisce prigioni s’esprime
meno bene di chi costruisce la libertà. Ma la mia potenza sarà
illimitata il giorno in cui avrò solo il mio silenzio per difendere
la mia inviolabilità, perché non esiste ascia capace di intaccare
un silenzio vivente.
Questa
è la mia unica consolazione. So che le ricadute nella disperazione
saranno molte e profonde, ma il ricordo del miracolo della
liberazione mi sostiene come un’ala verso una meta vertiginosa: una
consolazione più bella di una consolazione e più grande di una
filosofia, vale a dire una ragione di vita.
Stig
Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione
Stig
Dagerman (5 ottobre 1923 – 5 novembre 1954)
è stato un
giornalista e scrittore svedese. Talentuoso, sensibile e libertario
concluse la propria esistenza suicidandosi a soli 31 anni.
mercoledì 11 novembre 2015
Sur-Fake
The
attention you're paying your screen right now—and while you
endlessly scroll through Facebook, emails, Netflix, and Instagram—is
the subject of a new photo series from French photographer Antoine
Geiger,
SUR-FAKE.
What appear to be casual snapshots of people going about their
phone-addicted lives become sinister, Dementor-from-Harry-Potter-like
scenarios under his digital paintbrush. That's right, your face is
getting sucked right off your head and into the single object that
absorbs more of our time than sleep.
"All
of a sudden I would be on the metro or in the museum and feel on my
own while it's crowded. I could literaly see people's faces melting
on their screens, like their identity was being lost in the non-space
of technology, like the spacial dimension of the present has been
outstretched." A bit of post-processing in Photoshop, and his
eerie feeling was visualized. The result is similar to the work of
Italian photographer Max Cavallari”
Ciottoli
Il ciottolo è una creatura
perfetta
uguale a se stesso
attento ai propri confini
esattamente ripieno
di senso pietroso
con un odore che non ricorda nulla
non spaventa nulla non suscita desideri
il suo ardore e la sua freddezza
sono giusti e pieni di dignità
provo un grave rimorso
quando lo tengo nel palmo
e un falso calore
ne pervade il nobile corpo
- I ciottoli non si lasciano addomesticare
fino alla fine ci guarderanno
con un occhio calmo e molto chiaro
Zbigniew Herbert, da Rapporto dalla città assediata
martedì 10 novembre 2015
Sempre più blu
Il
Dipartimento di stato e il Pentagono hanno detto sì. L’Italia
sarà l’unico paese del mondo, dopo la Gran Bretagna, a ricevere
dagli Stati uniti missili e bombe per armare i propri
droni, rendendoli in grado di uccidere. La notizia, raccolta dalla
Reuters e ripresa dai principali giornali italiani,
cade nel più totale silenzio della politica.
Sponsor
forte dell’operazione è il segretario di stato John Kerry,
che fin dal 2012, quando era senatore, si espresse ufficialmente
a favore della vendita all’Italia. Il Congresso, secondo
il principio del silenzio assenso ha ora 15 giorni per opporsi alla
decisione del governo Obama ma è decisamente improbabile che lo
faccia.
Da
quel momento, la palla sarà tutta in mano a Palazzo Chigi, che
presumibilmente dovrà firmare i numerosi protocolli «riservati»
previsti nella vendita. Secondo Reuters
il governo degli Stati uniti acquisterà da General Atomic e poi
rivenderà all’Italia 156 missili AGM-114R2 Hellfire (prodotti
dalla Lockheed Martin), 20 bombe GBU-12 a guida laser, 30 bombe
GBU-38 JDAM e altri armamenti per un contratto stimato
inizialmente in 129,6 milioni di dollari (119
milioni di euro).
L’Italia potrà così armare 2 droni Mq-9 Reaper con 14
missili aria-terra e 2 bombe per ogni missione. I Reaper
sono 9 volte più potenti e il doppio più veloci dei più
conosciuti Predator.
Alle
munizioni, vanno aggiunti almeno altri 30
milioni di euro
per l’addestramento del personale e l’aggiornamento del
software impiegato. Ed è praticamente certo che, vista la
palese considerazione del nostro paese a Washington, saremo
casualmente anche tra i primi ad acquistare dal 2018–2020
l’evoluzione del Reaper, il Predator B-RPA, spendendo altre
centinaia di milioni di euro in armamenti d’attacco. (...)
Sono
quattro anni che l’aeronautica aspetta. La richiesta fu avanzata
dal governo Berlusconi nel 2011 ed è stata ripetuta da tutti
gli esecutivi successivi (Monti, Letta e Renzi) nel silenzio
totale del parlamento.
La voce
Vado
al mare
per udire quella voce
fra un colpo e l'altro dell'onda
ma la voce non c'è
c'è solo la senile garrulità dell'acqua
il nulla salato
l'ala d'un bianco uccello
rinsecchita sulla pietra
vado nel bosco
dove dura ininterrotto
il fruscio d'una enorme clessidra
che trasmuta foglie in terra nera
terra nera in foglie
potenti mandibole d'insetti
divorano il silenzio della terra
vado nei campi
lastre verdi e gialle
fissate con spilli d'esistenze d'insetti
risuonano a ogni tocco di vento
dov'è quella voce
dovrebbe farsi udire
quando per un attimo tacerà
l'instancabile monologo della terra
niente solo sussurri
schiocchi scoppi
torno a casa
e l'esperienza assume
forma di alternativa
o il mondo è muto
o io sono sordo
forse però
siamo entrambi
segnati da una infermità
dobbiamo perciò
prenderci sottobraccio
andare avanti
verso nuovi orizzonti
verso gole contratte
da cui fuoriesce
un incomprensibile borbottio.
per udire quella voce
fra un colpo e l'altro dell'onda
ma la voce non c'è
c'è solo la senile garrulità dell'acqua
il nulla salato
l'ala d'un bianco uccello
rinsecchita sulla pietra
vado nel bosco
dove dura ininterrotto
il fruscio d'una enorme clessidra
che trasmuta foglie in terra nera
terra nera in foglie
potenti mandibole d'insetti
divorano il silenzio della terra
vado nei campi
lastre verdi e gialle
fissate con spilli d'esistenze d'insetti
risuonano a ogni tocco di vento
dov'è quella voce
dovrebbe farsi udire
quando per un attimo tacerà
l'instancabile monologo della terra
niente solo sussurri
schiocchi scoppi
torno a casa
e l'esperienza assume
forma di alternativa
o il mondo è muto
o io sono sordo
forse però
siamo entrambi
segnati da una infermità
dobbiamo perciò
prenderci sottobraccio
andare avanti
verso nuovi orizzonti
verso gole contratte
da cui fuoriesce
un incomprensibile borbottio.
Zbigniew Herbert, da Rapporto dalla città assediata
Cogito
Tutti
i tentativi di allontanare
il cosiddetto calice amaro —
con la riflessione
l'impegno frenetico a favore dei gatti randagi
gli esercizi di respirazione
la religione —
sono falliti
bisogna accettare
chinare mitemente il capo
non torcersi le mani
ricorrere alla sofferenza con misura e dolcezza
come a una protesi
senza falso pudore
ma anche senza inutile orgoglio
non sventolare il moncherino
sulle teste degli altri
non picchiare col bastone bianco
alle finestre dei sazi
bere l'estratto d'erbe amare
ma non fino in fondo
lasciarne avvedutamente
qualche sorso per l'avvenire
accettare
ma al tempo stesso
distinguere dentro di sé
e possibilmente
trasformare la materia della sofferenza
in qualcosa o qualcuno
giocare
con essa
ovviamente
giocarci
scherzare con essa
con grande cautela
come con un bambino malato
per strappare alla fine
con sciocchi giochetti
un esile
sorriso
il cosiddetto calice amaro —
con la riflessione
l'impegno frenetico a favore dei gatti randagi
gli esercizi di respirazione
la religione —
sono falliti
bisogna accettare
chinare mitemente il capo
non torcersi le mani
ricorrere alla sofferenza con misura e dolcezza
come a una protesi
senza falso pudore
ma anche senza inutile orgoglio
non sventolare il moncherino
sulle teste degli altri
non picchiare col bastone bianco
alle finestre dei sazi
bere l'estratto d'erbe amare
ma non fino in fondo
lasciarne avvedutamente
qualche sorso per l'avvenire
accettare
ma al tempo stesso
distinguere dentro di sé
e possibilmente
trasformare la materia della sofferenza
in qualcosa o qualcuno
giocare
con essa
ovviamente
giocarci
scherzare con essa
con grande cautela
come con un bambino malato
per strappare alla fine
con sciocchi giochetti
un esile
sorriso
Zbigniew Herbert, Il Signor Cogito medita sulla sofferenza
lunedì 9 novembre 2015
Passato
Non
possiamo cambiare neppure una virgola del nostro passato, né
cancellare i danni che ci furono inflitti nell’infanzia. Possiamo
però cambiare noi stessi, "riparare i guasti", riacquisire la
nostra integrità perduta. Possiamo far questo nel momento in cui
decidiamo di osservare più da vicino le conoscenze che riguardano
gli eventi passati e che sono memorizzate nel nostro corpo, per
accostarle alla nostra coscienza. Si tratta indubbiamente di una
strada impervia, ma è l’unica che ci dia la possibilità di
abbandonare infine la prigione invisibile – e tuttavia così
crudele – dell’infanzia e di trasformarci, da vittime
inconsapevoli del passato, in individui responsabili che conoscono la
propria storia e hanno imparato a convivere con essa.
Alice
Miller
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