Mi
manca la fede e non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché
un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo
un vagare insensato verso una morte certa. Non ho ereditato né un
dio né un punto fermo sulla terra da cui poter attirare l’attenzione
di un dio. Non ho ereditato nemmeno il ben celato furore dello
scettico, il gusto del deserto del razionalista o l’ardente
innocenza dell’ateo. Non oso dunque gettare pietre sulla donna che
crede in cose di cui io dubito o sull’uomo che venera il suo dubbio
come se non fosse anch’esso circondato dalle tenebre. Quelle pietre
colpirebbero me stesso, perché di una cosa sono convinto: che il
bisogno di consolazione che ha l’uomo non può essere soddisfatto.
(...)
Il
mondo è dunque più forte di me. Al suo potere non ho altro da
opporre che me stesso – il che, d’altra parte, non è poco.
Finché infatti non mi lascio sopraffare, sono anch’io una potenza.
E la mia potenza è temibile finché ho il potere delle mie parole da
opporre a quello del mondo, perché chi costruisce prigioni s’esprime
meno bene di chi costruisce la libertà. Ma la mia potenza sarà
illimitata il giorno in cui avrò solo il mio silenzio per difendere
la mia inviolabilità, perché non esiste ascia capace di intaccare
un silenzio vivente.
Questa
è la mia unica consolazione. So che le ricadute nella disperazione
saranno molte e profonde, ma il ricordo del miracolo della
liberazione mi sostiene come un’ala verso una meta vertiginosa: una
consolazione più bella di una consolazione e più grande di una
filosofia, vale a dire una ragione di vita.
Stig
Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione
Stig
Dagerman (5 ottobre 1923 – 5 novembre 1954)
è stato un
giornalista e scrittore svedese. Talentuoso, sensibile e libertario
concluse la propria esistenza suicidandosi a soli 31 anni.
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