sabato 14 maggio 2016

Terra




Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell’estremo limite della spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo. Ad orbitare intorno ad esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c’è un piccolo, trascurabilissimo pianete verdeazzurro, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione.
Questo pianeta ha, o meglio aveva, un fondamentale problema: la maggior parte dei suoi abitanti era afflitta da una quasi costante infelicità. Per risolvere il problema di questa infelicità furono suggerite varie proposte, ma queste perlopiù concernevano lo scambio continuo di pezzetti di carta verde, un fatto indubbiamente strano, visto che a essere infelici non erano i pezzetti di carta verde, ma gli abitanti del pianeta. E così il problema restava inalterato: quasi tutti si sentivano tristi e infelici, perfino quelli che avevano gli orologi digitali.
Erano sempre di più quelli che pensavano che fosse stato un grosso errore smettere di essere scimmie e abbandonare gli alberi. E c’erano alcuni che arrivavano a pensare che fosse stato un errore perfino emigrare nella foresta, e che in realtà gli antenati sarebbero dovuti rimanere negli oceani.

Douglas Adams, Guida galattica per gli autostoppisti

 

 

 

 

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