mercoledì 29 giugno 2016

This moment





Un quartiere,
all’imbrunire.
Le cose si preparano
a succedere
lontano dagli occhi.
Stelle e falene.
E bucce che pendono dai frutti.
Ma non ancora.

Un albero è nero.
Una finestra è gialla come il burro.
Una donna si china a prendere una bimba
che le è corsa tra le braccia
in questo momento.

Le stelle salgono in cielo.
Le falene sfarfallano.
Le mele maturano al buio

 Eavan Boland





 

martedì 28 giugno 2016

Isole / 3




Arriva un mattino improvviso una luce strana che entra da una finestra, 

e sotto è sparito il cortile, c'è un'isola verde che tinge gli occhi di festa…. 

Mi chiamano pazzo perché ho sempre in mente di andarmene dalla città, 

di andarmene a vivere là, nell'isola verde della mia felicità...
(Claudio Lolli, L'isola verde)




domenica 26 giugno 2016

The in-between hour




E’ questa l’ora che amo: l’ora intermedia
né di qui né di là della sera.
L’aria in giardino ha il colore del tè.
E’ questo il momento in cui lavoro meglio,
salgo le scale in due stati d’animo,
in due mondi, portando stoffa o vetro,
lasciando giù qualcosa, prendendo con me qualcosa che avrei dovuto lasciare giù.
L’ora del cambiamento, della metamorfosi,
delle instabilità che mutano forma.

Eavan Boland , L'eco del silenzio

  
This is the hour I love: the in-between,
neither here-nor-there hour of evening…





Stella in blu












sabato 25 giugno 2016

venerdì 24 giugno 2016

Juma



Non è un caso forse se alla soglia dei Giochi Olimpici il Brasile, paese ospitante, abbia ucciso il suo stesso simbolo. Legata con una doppia catena per essere costretta ad assistere da vicino al passaggio del fuoco ardente nella torcia olimpica, lunedì scorso, a Manaus, la femmina di giaguaro Juma ha avuto una naturale reazione di paura, e i militari presenti hanno subito provveduto a eliminarla.
Già l’aver inserito in una celebrazione sportiva mondiale e teoricamente pacifica la prigionia e la sottomissione di un animale selvatico, testimonia l’ossessiva mania umana di voler dominare sulla natura e gli altri viventi.
L’Olimpiade inizia dunque con un gesto sanguinoso e una brutta morte dovuta a ignoranza, vacuità, disprezzo. Ma se non si ha cura di inviare messaggi corretti in occasioni tanto condivise, come stupirci della tragica sorte dell’elefantessa Tike, crivellata a Honolulu, nel 1994, con 86 colpi di carabina dopo essersi ribellata a vent’anni di abusi e sevizie in un circo?
Possiamo ancora meravigliarci del pubblico sventramento di Marius, il cucciolo di giraffa eliminato nel 2014 dallo zoo di Copenhagen e dato in pasto ai leoni davanti a una folla di bambini, oppure della precedente fucilazione del suo simile Alexandre, fuggito dal circo Rinaldo Orfei a Imola, o ancora dell’abbattimento senza appello del gorilla Harambe allo zoo di Cincinnati (Ohio), a causa di un bambino caduto nel suo recinto?
Alla base di troppi, dolorosi episodi, c’è la prigionia delle specie selvatiche. La cattività è un principio vergognoso, di cui la nostra società stenta ancora a liberarsi. Al riguardo, prima ancora dei detentori di zoo, acquari, circhi terrestri e acquatici, vanno ritenute colpevoli tutte quelle famiglie che, con inaudita superficialità, vi conducono i propri figli.
L’animale in gabbia è un esempio terribile, e se i più piccoli, che rimarranno tali solo per poco, non fossero continuamente spinti ad accettarlo, queste sinistre attività sarebbero già avviate a scomparire.




 









Pensieri




(…) Adamsberg aveva trovato un angolino ideale per andare a far beccheggiare i suoi pensieri. Dovunque fosse, una specie di istinto fondamentale gli permetteva di localizzare in poche ore gli angoli necessari alla sua sopravvivenza. Quando viaggiava non si preoccupava mai del luogo dove sarebbe capitato. Sapeva che avrebbe trovato. Quegli angoli di sopravvivenza si assomigliavano un po' tutti, indipendentemente dal rilievo, dal clima, dalla vegetazione del luogo (…). Occorreva trovare un luogo abbastanza vuoto, abbastanza selvaggio, abbastanza nascosto perché la mente potesse lasciarsi andare liberamente, ma anche abbastanza modesto perché uno non fosse costretto a guardarlo, a dirgli che era bello. I paesaggi mozzafiato sono molto scomodi, per pensare. Sei costretto a occuparti di loro, non osi sedertici sopra senza un minimo di riguardo.

Fred Vargas, L'uomo a rovescio

 



lunedì 20 giugno 2016

Elegy for the Arctic




Greenpeace diffonde oggi le spettacolari immagini di Ludovico Einaudi, musicista e compositore di fama mondiale, mentre esegue al pianoforte il suo inedito “Elegy for the Arctic” su una piattaforma galleggiante alla deriva nel Mar Glaciale Artico
La performance dell’artista italiano si è svolta di fronte al ghiacciaio Wahlenbergbreen, alle Isole Svalbard (Norvegia), in sostegno della campagna di Greenpeace a difesa dell’Artico. Un’iniziativa per chiedere alla comunità internazionale di sottoscrivere al più presto un accordo che protegga l’Artico dallo sfruttamento e dai cambiamenti climatici, “prima che sia troppo tardi”, spiega Einaudi. 
Tutte le informazioni su greenpeace.org
 
(da ilfattoquotidiano.it)










venerdì 17 giugno 2016

Rancore




Ogni disastro consente alla gente di manifestarsi nella sua cruda realtà; è lo strumento di rivelazione più esatto tra quelli che si conoscono. Specialmente per i bassifondi della convivenza, che in circostanze normali vivono nascosti. Così, il risentimento. Di fronte alla caduta di qualcosa che si è mantenuto vittorioso durante secoli, il rancore accumulato si scatena, viene alla luce senza maschera. È la sua ora. È l'ora della soddisfazione di tutte le impotenze. È anche l'ora degli ultimi arrivati, di quelli che adorano il successo come unico arbitro delle cose divine e umane. Al risentimento spetta la prima parte di quell'azione distruttrice che solo più tardi viene consolidata dalle armi. […]
Perché ciò che rende terribile il rancore è la sua essenziale apostasia; il fatto che si ritorca sempre, cieco, contro ciò che potrebbe salvarlo. La creatura risentita distrugge l'unica cosa alla quale potrebbe attaccarsi, si leva contro i suoi princìpi, che seppure odiati rimangono tali; princìpi appunto che potrebbero sostenere lo spirito disperato. Ma proprio per questo, perché il risentimento è un ritorcersi contro i princìpi, colui che è risentito manca essenzialmente di fermezza, di lealtà verso di sé e verso tutti. E in questo si confonde con l'adoratore del successo. Anche quest'ultimo non vuole sapere di chi è servo; schiavo di un signore che cambia, non vuole nemmeno sapere che non serve più chi serviva. Incapace anche di lealtà, colui che adora il successo non vuole sapere chi è colui che ha successo. O forse sarà che il successo, semplicemente, è una cosa senza volto, senza forma né figura, e per mancanza di essi non può generare alcuna lealtà. Può generarla solo ciò che ha figura, permanenza; ciò che, invece, senza nemmeno realizzarsi si innalza fino alla vetta per precipitare subito dopo, non può esigere la lucida adesione di una leale servitù. […]
Perché sempre, quando decade qualcosa che ha raggiunto la pienezza, si può intravedere, laggiù in fondo, un tradimento occulto o una debolezza di egual risultato. Sul terreno della vita storica, le inimicizie più effettive, le più ostinate, non irrompono da fuori, ma vanno a installarsi nel profondo, corrompendo il principio agente stesso. Poi sorgono nella superficie che si disfa. E il nemico, che ha avuto molta cura nell'infettare le radici, può arrivare allora perfino con l'apparenza del salvatore.

Marìa Zambrano, L'agonia dell'Europa







domenica 12 giugno 2016

Luoghi comuni



"I gatti sono molto meno affettuosi dei cani"



venerdì 10 giugno 2016

Yusra




Yusra Mardini, una ragazza siriana di 18 anni, è stata nominata per partecipare alle Olimpiadi di Rio 2016. Yusra è stata inserita tra i dieci atleti selezionati dal Cio (Comitato Olimpico Internazionale), per formare, prima volta nella storia, la squadra dei rifugiati che gareggerà nella metropoli carioca in agosto. 
 
Cresciuta a Damasco, Yusra è scappata durante la guerra civile, quando la sua casa è stata distrutta dai bombardamenti. Insieme alla sorella Sarah nell' agosto 2015 ha raggiunto il Libano e poi la Turchia, da dove è salpata per la Grecia insieme ad altri 20 migranti. Dopo neanche un’ora di navigazione il piccolo gommone comincia ad imbarcare acqua: Yusra, insieme alla sorella Sarah e a un altro profugo, gli unici a saper nuotare, si gettano in acqua e per tre ore trascinano l'imbarcazione riuscendo infine a raggiungere l'isola di Lesbo.  
Il viaggio però è solo all’inizio: Yusra prosegue il cammino a piedi passando per la Macedonia, la Serbia, l’Ungheria, l’Austria per poi fermarsi in Germania. A settembre 2015 le due sorelle arrivano a Berlino dove attualmente vivono insieme alla loro famiglia. 

 


giovedì 9 giugno 2016

Arte




Grazie alla musica salvarsi ogni giorno di nuovo, tirarsi fuori da tutte le nefandezze e le cose disgustose, è questo il trucco, disse, ritrovare ogni giorno la salvezza grazie alla musica, ridiventare ogni giorno, di primo mattino, un vero essere umano che pensa e sente, mi capisce! disse. Ma sì, disse Reger, l’arte, anche se la malediciamo e se a volte ci sembra del tutto pleonastica, e se anche siamo costretti ad ammettere che essa in realtà non vale un accidente, se osserviamo, qui, i quadri di questi cosiddetti Antichi Maestri, che molto spesso, e com’è naturale sempre di più con il passare degli anni, ci sembrano senza senso e senza scopo, nient’altro che maldestri tentativi di piazzarsi artisticamente sulla faccia della terra, malgrado tutto non c’è nient’altro che salvi la gente della nostra fatta se non proprio quest’arte maledetta e dannata, e spesso funesta e disgustosa da far vomitare.


Thomas Bernhard, Antichi maestri










Nidi













sabato 4 giugno 2016

Ah !!!




[Pubblicato da luigi castaldi, 3 giugno 2016]

Mancano pochi mesi al 40° dell’esordio televisivo di Roberto Benigni, e io ho un ricordo assai nitido di quella serata, perché il personaggio di Mario Cioni da lui interpretato in Onda Libera fu oggetto di un’accesa discussione tra me e mia madre. A lei quel contadino non dispiaceva, trovava avesse una vena di malinconico surrealismo che prometteva bene. È probabile, quasi certo, che non dicesse proprio «malinconico surrealismo», ma, insomma, il senso era quello.
Da subito, invece, a me diede il fastidio che in questi 40 anni non è mai venuto meno, e che anzi è diventato sempre più molesto, fino alla nausea che mi hanno inflitto proprio le sue prove più applaudite. Per dire, ho trovato insopportabili La vita è bella, Tutto Dante, La più bella del mondo, I dieci comandamenti, e di tutto quello che è venuto prima (Il piccolo diavolo, Johnny Stecchino, Pinocchio, La tigre e la neve, ecc.) salverei dal cesso solo Non ci resta che piangere, e solo per rispetto a Massimo Troisi. Ma il peggio del peggio mi è sempre sembrato il Benigni delle ospitate d’onore, quello che strizzava le palle a Pippo Baudo e palpeggiava il culo a Raffaella Carrà, tra cretini ordinari a sbellicarsi in platea e cretini di rango a definire geniali quelle pagliacciate, il giorno dopo, sulle prime pagine dei quotidiani. Non mi è mai sfuggito, tuttavia, anzi ho sempre avuto dolorosamente presente, dolorosamente e rabbiosamente presente, che il successo di un viscido ruffiano è sempre pienamente meritato se tributato da un paese di merda: i pidocchi prosperano dove c’è forfora, il conformismo di sinistra è sempre stato l’habitat elettivo di certa gente di spettacolo, poco importa se nell’humus si muovessero da simbiotici o da saprofitari.
È per questo che la giravolta di Benigni sul referendum che si terrà ad ottobre non mi stupisce, e anzi mi torna a conferma – sia per la decisione di farla, sia per l’amarezza che sembra aver inflitto a tanti – di quanto ho più volte scritto su queste pagine: il popolo del «se l’avesse detto/fatto Berlusconi, saremmo tutti a manifestare in piazza» è ormai perdente rispetto a quello del «Renzi sarà pure la continuazione di Berlusconi con altre chiacchiere, ma è il segretario del partito che comunque non possiamo non votare». L’altrieri erano una cosa sola, e da quella Benigni raccoglieva a piene mani, ma oggi sono alla conta, e Benigni è costretto a decidere, da marcatore di una mutazione che è del conformista di sinistra, prim’ancora che del Pd di Renzi.












Say hello









venerdì 3 giugno 2016

Differenze culturali



GIAPPONE

La famiglia va in gita nel bosco.
Il bambino raccoglie dei sassi da terra e li tira alle macchine che passano.
I genitori si incazzano e per punirlo lo lasciano lì ma quando tornano non c’è più.
Chiamano i soccorsi.
I soccorsi lo cercano.
Dopo 6 giorni lo trovano in una baita dell’esercito.
Il padre chiede scusa in ginocchio ai soccorritori e farebbe pure seppuku senonché sente di dovere espiare questa colpa da vivo.

ITALIA

La famiglia va in gita nel bosco.
Il bambino raccoglie dei sassi da terra e li tira alle macchine che passano e i genitori dicono smettila che a terra c’è sporco.
Un automobilista scende incazzato e i genitori dicono che è solo una ragazzata e poi mica ti pago per quelle ammaccature che hai fatto perché guidi di merda. Salta fuori il cric.
Il bambino si allontana a cercare altri sassi e sparisce.
I genitori telefonano alla redazione di Chi l’ha visto? e dopo qualche ora si ricordano di chiamare anche i carabinieri.
Danno la colpa all’automobilista pedofilo e al vicino di casa che ascolta la musica da drogati che vengono subito arrestati con Breaking News di Studio Aperto che fa un sondaggio se è meglio buttare via la chiave o ripristinare la pena di morte.
A La Vita in Diretta un criminologo ha notato che nel suo profilo facebook la mamma ha messo mi piace su un Minipimer della Moulinex e il RIS di Parma cerca i resti frullati del bambino per cento chilometri quadrati attorno all’abitazione.
Spunta un testimone ma dopo tre ore di interrogatorio si capisce che stava cercando di incolpare Slender Man.
La madre in lacrime fa un appello al rapitore seriale pedofilo e di conseguenza vengono bruciati tre campi rom e linciato un uomo che aveva raccolto la Barbie caduta da un passeggino.
La sera stessa (perché è passata mezza giornata) il bambino si alza dai sedili posteriori della macchina dei genitori dove stava dormendo, scende e tira un sasso a Federica Sciarelli che faceva la diretta.
La scena si chiude sulla madre e il padre che abbracciano il bambino e dicono ‘Siamo felici ma c’è stata omertà e i soccorsi sono stati organizzati male e in ritardo’.










giovedì 2 giugno 2016

Consumatori difettosi





L’economia dei consumi e il consumismo sono mantenuti in vita in quanto i bisogni di ieri sono sminuiti e svalutati, e i loro oggetti ridicolizzati e sfigurati come ormai obsoleti, e ancor più è l’idea stessa che la vita di consumo debba essere guidata dalla soddisfazione dei bisogni a essere screditata. 
 

Ricordiamoci del verdetto della cultura consumistica: gli individui che si accontentano di avere un insieme finito di bisogni, che agiscono solo in base a ciò di cui pensano di avere bisogno e non cercano mai nuovi bisogni che potrebbero suscitare un piacevole desiderio di soddisfazione sono consumatori difettosi, vale a dire il tipo di emarginati sociali specifici della società dei consumatori. La minaccia e la paura dell’ostracismo e dell’esclusione aleggiano anche su chi è soddisfatto dell’identità che possiede e su chi si accontenta di ciò che i suoi «altri che contano» lo portano a essere.
La cultura consumistica è contrassegnata dalla costante pressione a essere qualcun altro. I mercati dei beni di consumo sono imperniati sulla svalutazione delle loro precedenti offerte, in modo da creare nella domanda del pubblico uno spazio che sarà riempito dalle nuove offerte. Essi alimentano l’insoddisfazione nei confronti dei prodotti usati dai consumatori per soddisfare i propri bisogni, e coltivano un perenne scontento verso l’identità acquisita e verso l’insieme di bisogni attraverso i quali viene definita. Cambiare identità, liberarsi del passato e ricercare nuovi inizi, lottando per rinascere: tutto ciò viene incoraggiato da quella cultura come un dovere camuffato da privilegio.

Zygmunt Bauman, Consumo, dunque sono