sabato 4 giugno 2016

Ah !!!




[Pubblicato da luigi castaldi, 3 giugno 2016]

Mancano pochi mesi al 40° dell’esordio televisivo di Roberto Benigni, e io ho un ricordo assai nitido di quella serata, perché il personaggio di Mario Cioni da lui interpretato in Onda Libera fu oggetto di un’accesa discussione tra me e mia madre. A lei quel contadino non dispiaceva, trovava avesse una vena di malinconico surrealismo che prometteva bene. È probabile, quasi certo, che non dicesse proprio «malinconico surrealismo», ma, insomma, il senso era quello.
Da subito, invece, a me diede il fastidio che in questi 40 anni non è mai venuto meno, e che anzi è diventato sempre più molesto, fino alla nausea che mi hanno inflitto proprio le sue prove più applaudite. Per dire, ho trovato insopportabili La vita è bella, Tutto Dante, La più bella del mondo, I dieci comandamenti, e di tutto quello che è venuto prima (Il piccolo diavolo, Johnny Stecchino, Pinocchio, La tigre e la neve, ecc.) salverei dal cesso solo Non ci resta che piangere, e solo per rispetto a Massimo Troisi. Ma il peggio del peggio mi è sempre sembrato il Benigni delle ospitate d’onore, quello che strizzava le palle a Pippo Baudo e palpeggiava il culo a Raffaella Carrà, tra cretini ordinari a sbellicarsi in platea e cretini di rango a definire geniali quelle pagliacciate, il giorno dopo, sulle prime pagine dei quotidiani. Non mi è mai sfuggito, tuttavia, anzi ho sempre avuto dolorosamente presente, dolorosamente e rabbiosamente presente, che il successo di un viscido ruffiano è sempre pienamente meritato se tributato da un paese di merda: i pidocchi prosperano dove c’è forfora, il conformismo di sinistra è sempre stato l’habitat elettivo di certa gente di spettacolo, poco importa se nell’humus si muovessero da simbiotici o da saprofitari.
È per questo che la giravolta di Benigni sul referendum che si terrà ad ottobre non mi stupisce, e anzi mi torna a conferma – sia per la decisione di farla, sia per l’amarezza che sembra aver inflitto a tanti – di quanto ho più volte scritto su queste pagine: il popolo del «se l’avesse detto/fatto Berlusconi, saremmo tutti a manifestare in piazza» è ormai perdente rispetto a quello del «Renzi sarà pure la continuazione di Berlusconi con altre chiacchiere, ma è il segretario del partito che comunque non possiamo non votare». L’altrieri erano una cosa sola, e da quella Benigni raccoglieva a piene mani, ma oggi sono alla conta, e Benigni è costretto a decidere, da marcatore di una mutazione che è del conformista di sinistra, prim’ancora che del Pd di Renzi.












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