sabato 31 marzo 2018

Mare nostro / Airgun in Puglia



Airgun su Santa Maria di Leuca

di Maria Rita D’Orsogna,
 
Fisico e docente all’Università statale della California


[Articolo dedicato ai signori Giovanni Torchia, Jean Pierre Davit e Roberto Mezzalma, autori di questo schifo per conto dei petrolieri, vergognatevi e andate a fare airgun a casa vostra]


"Molti studi confermano che l’esplorazione sismica costituisce una potenziale minaccia per i mammiferi marini poiché lo spettro di udibilità di questi si può spesso sovrapporre con le basse frequenze emesse dagli air gun. L’esplorazione sismica [...] può comunque determinare un impatto negativo sulla comunità ittica e le altre specie alieutiche"
(dalla Valutazione di Impatto Ambientale della Edison e della Petroceltic)

E se lo dicono loro!

Si chiama Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. In più di dieci anni della mia personale esperienza, questo ministero, quali che siano stati i colori politici dei suoi rappresentanti, di tutela del mare ne ha fatta poca. Anzi, questo ministero ha spesso fatto la tutela di affaristi e speculatori, petrolieri da ogni dove in primis.
Questa volta è il turno di due ditte che da tempo hanno preso di mira l’Italia e che ora ci riprovano con l’intento di fare airgun in Puglia. La Edison Spa ha sede a Milano ed è al 99,4 per cento di proprietà della Electrité de France. La Petroceltic ha sede invece a Dublino e fra le sue sussidiarie c’è la Petroceltic Italia che ha varie concessioni in giro per la penisola, inclusa Elsa fra l’Abruzzo e le isole Tremiti. In questi giorni il duo Edison-Petroceltic deposita istanza per eseguire indagini geofisiche con airgun in tre dimensioni su un’area di circa trecento chilometri quadrati nel permesso di ricerca di idrocarburi “d 84F.R-EL”.
La concessione è a quattordici miglia da Santa Maria di Leuca e interessa due aree protette. A quattordici miglia sorge infatti il Parco Naturale Regionale “Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase” con zona di Bird Watching e caratterizzata da numerose specie migratrici, e a ventinove miglia c’è invece il Sito di Interesse Comunitario marino “Posidonieto Capo San Gregorio – Punta Ristola”. I “posidonieti” sono (o dovrebbero essere!) fra le strutture marine più protette del mondo, per la loro unicità e perché garantiscono la biodiversità e la salute del mare.
In queste acque vivono (per ora) la stenella striata, la balenottera comune, il capodoglio, e lo zifio. Passano per di qui il tonno rosso, l’alalunga e il pesce spada. E ancora il gambero viola, il gambero rosso, lo scampo, il totano… Ci sono pure le tartarughe Caretta caretta, anche questa in teoria super protetta, e le specie Chelonia mydas (tartaruga verde) e Dermochelys coriacea (tartaruga liuto).
Le tecniche sono le stesse di sempre, spari violenti ad aria compressa ogni dieci-quindici secondi ad alta intensità per avere immagini del sottosuolo grazie ai segnali riflessi dalle strutture geologiche del sottosuolo.
Il fatto che questo airgun sia per ottenere rilievi in tre dimensioni significa che i lavori saranno molto più intensi rispetto alla presa in due dimensioni perché, ovviamente, ci vogliono più dati per visualizzare in tre dimensioni. E infatti parlano di lavori fra i quindici e i venticinque giorni, ventiquattro ore su ventiquattro, anche se dopo scrivono che faranno sedici giorni di spari diretti con trentatré airgun attivi. Ce ne hanno pure tre di riserva, che non si sa mai, eh?
Tra una linea e l’altra dell’area che spazzoleranno ci saranno cinquecento metri. Facciamo allora sedici giorni, facciamo ogni quindici secondi, facciamo trentatré airgun attivi. Cosa significa? Significano la bellezza di circa tre milioni di spari. Tre milioni di spari nel mare. Purtroppo nessuno potrà avvisare le strenelle, i balenotteri, i capodogli e gli zifi che vivono nel mare di Puglia che stanno per arrivare tre milioni di spari, ventiquattro ore su ventiquattro, da  trentatré sorgenti di airgun che li avvolgeranno da ogni dove.
E allora leggiamo la valutazione d’impatto ambientale. Come sempre un sacco di panzane! La prima è che l’opzione zero non si può fare, perché non sarebbe coerente con “l’attuale politica energetica italiana”. Io non so quale sia davvero la politica energetica italiana, visto che qui tutti parlano di tutto, ma alla fine non esiste una vera strada. Tutti fanno un po’ quello che vogliono, a casaccio, senza mai pensare alle conseguenze. Si parla, parla, parla, ma alla fine tutto è fatto a casaccio.
Nel 2018 e stiamo ancora cercando petrolio lungo le coste pugliesi? Ma ci sono o ci fanno? Quanti accordi abbiamo firmato da Kyoto in giù? Quante volte i politici italiani si sono riempiti la bocca di promesse di energia green? Di economia sostenibile? Di difesa dell’ambiente? Me lo ricordo ancora Renzi che faceva proclami in California. Quanto abbiamo preso in giro Trump perché si è ritirato dagli accordi di Parigi? Quanto inchiostro è stato speso per dire che l’Italia lotterà contro i cambiamenti climatici? Quante ne abbiamo dette alla Croazia che voleva trivellare dal suo lato? E noi siamo qui a fare airgun, l’anticamera delle trivelle, a pochi chilometri dalle coste di Puglia? Se glielo lasciamo fare sarà tutto una presa in giro. Un po’ di vergogna almeno? No, eh?
Andiamo a leggere ancora. Dicono l’area è caratterizzata da colonie di coralli bianchi, alcuni noti, altre invece della cui esistenza non si è certi al 100 per cento. Ovviamente la presenza di coralli significa anche la presenza di vita marina. Nella concessione ci sono anche zone di ripopolamento ittico, che loro chiamano “nurserye zone di “spawningper non far spaventare nessuno. In inglese suona tutto un po’ piu’ asettico, vero? Perché non parlare in italiano e dire che vogliono sparare nelle zone dove i pesci vanno a riprodursi e a depositare le uova? Mia risposta: perché pensano che la gente sia stupida. Ma che vuoi che importi. Neanche sappiamo cosa c’è nei nostri mari, ma gli spariamo lo stesso.
Dicono che “al bordo” della loro concessione “sono presenti delle colonie di coralli bianchi. Si tratta di specie ritenute di grande importanza per la biodiversità che sono in grado di promuovere lo sviluppo di una ricca fauna bentonica” . Notare che loro stessi, i petrolieri, dicono che evitano le zone con più coralli e più fauna ittica per precauzione. Quindi lo sanno anche loro che certo non è carino andare sparare ai coralli e ai pesci che lì vivono. Ma e… le altre zone? Se ci spostiamo un pochino dai coralli noti, va bene invece? E le balenottere? I zifi? I capidogli? E i tonni? E le tartarughe? Per i cetacei dicono che secondo i loro studi, potrebbero esserci disturbi fino a 5.800 metri dal punto di emissione, se usano gli airgun più potenti che hanno. Bontà loro però in alcuni punti useranno airgun meno potente, che si potrà sentire “solo” a 1.700 metri di distanza.
Ovviamente questi sono tutti numeri di petrolieri, per cui, occorre verificarli, e potrebbero esser molti di più. Ad ogni modo, considerato che faranno airgun in un area di trecento chilometri quadrati, tutta l’area (e anche un po’ di più) diventerà una specie di sassaiola contro i cetacei, che non sapranno dove andare, confusi dagli spari che arriveranno senza sosta. Che vergogna.
Leggiamo ancora. Viene fuori che questa istanza della Edison e della Petroceltic si trova all’interno dell’area D15, definito “spazio aereo pericoloso dalla superficie sino a 5.500 piedi (circa 1.650 metri) per intensa attività aerea militare, attiva con preavviso a mezzo NOTAM”. Ci sono qui pure “ordigni inesplosi”. Eh? Cioè ci sarà attività militare dall’alto, ci sono ordigni inesplosi, e facciamo airgun ai pesci. Altro che far west! Qui e’ tutta una sparatoria.
Come in tutti i progetti di Valutazione di Impatto Ambientale si tende sempre a minimizzare, e a dare al colpa ad altri, a dire che è tutto nell’interesse nazionale, che gli effetti negativi sono tutti trascurabile e nulli e che è tutto “tutto apposto”, sempre. Infatti quelli della Edison-Petroceltic dicono che le più importanti minacce per i pesci sono la pesca, l’inquinamento e lo sviluppo antropico costiero. Non possono dire però che l’airgun faccia bene e quindi aggiungono che l’esplorazione sismica, può comunque determinare un impatto negativo sulla comunità ittica”. La parola trascurabile appare… ben ventidue volte nel loro documento!
Un’altra cosa che veramente fa male al cuore è leggere che, per qualche miracolo divino, la zona in questione è esclusa dalle “autostrade del mare”, cioè passano qui un enorme numero di navi merci e da crociera, pescherecci e altre imbarcazioni. Ma per puro caso, il rettangolo scelto dalla Edison-Petroceltic è fuori da tali tratte. Forse è per questo che i pesci vanno qui a depositare le uova? A riprodursi? Perché e’ l’unica zona di pace che gli resta? Non lo so, fatto sta che adesso andranno a bombardare anche questo posto qui.
La cosa vergognosa è che hanno collaborato con l’Istituto “Tethys onlusdi Milano per gli studi sui mammiferi marini. Vergognoso per la Petroceltic e per la Edison, ma vergognoso anche per la Tethys onlus di Milano che ha deciso di lavorare con ditte che certo non faranno il bene dei mammiferi, ma porteranno loro altra possibile morte e distruzione. È come dire che un medico oncologo collaborasse con la Marlboro.
Eccoci qui alla fine. Che dire. Adesso siamo tutti indignati, e arrabbiati e schifati. Ma è molto probabile che metteremo dei likes e che domani ce ne dimenticheremo. E invece no, occorre mettere pressione ai politici, rompere le scatole, e voler fermarli ogni santo giorno. A tutti piace gingillarsi con le copertine e le immagini di CNN o del New York Times che osannano i mari di Puglia. Ma tutto questo non è gratis. Tutto questo, tutta questa bellezza, richiede lavoro, impegno, vigilanza, volontà di salvare e magari migliorare che abbiamo. Nulla è per scontato, mai. Specie quando in giro ci sono rapaci come appunto la Edison o la Petroceltic che dalla lontana Francia e dalla lontana Irlanda pensano di poter venire qui e fare quello che vogliono.
Mi ci è voluto un sacco di tempo per mettere assieme tutte queste informazioni. Spero che si crei una maggior coscienza civile, non solo per lo scandalo, ma per combatterli e svergognarli ogni giorno. Tornatevene in Francia, tornatevene in Irlanda e lasciate l’Italia in santa pace.








giovedì 29 marzo 2018

lunedì 26 marzo 2018

Mamihlapinatapai




Mamihlapinatapai è una parola yaghan, lingua degli Yamana, una popolazione autoctona della Terra del Fuoco prossima all'estinzione. 
Il vocabolo è noto per essere una delle parole più concise e di difficile traduzione al mondo, e significa





 










domenica 25 marzo 2018

Agnus dei




Sul pelo soffice
che tua madre
ha pulito alla nascita
hanno scritto un numero
significa morte
Ci insegna la storia
di numeri tatuati
sulla pelle
ti separano
da chi ti ha generato
e ti ama
beli a perdifiato
ma nessuno ti aiuta
donne da una parte
bambini dall'altra
le lacrime
non commuovono nessuno
ancora sulla terra
sorgono lager.

Alma Saporito, “Lennox - 30 poesie per gli animali” 







 

giovedì 22 marzo 2018

domenica 18 marzo 2018

Ci si abitua



Ci si abitua. Sì, tante volte sentiamo dire, o lo diciamo noi stessi. 
Ci si abitua, lo diciamo, o lo dicono, con una serenità che sembra autentica, perché in realtà non esiste, o ancora non si è scoperto, altro modo di manifestare all’esterno con tutta la dignità possibile le nostre rassegnazioni; quello che invece nessuno domanda è a costo di cosa, ci si abitua.


Josè Saramago, La caverna










Categorie




Gli uomini che inseguono una moltitudine di donne possono facilmente essere distinti in due categorie. Gli uni cercano in tutte le donne la donna dei loro sogni, un’idea soggettiva e sempre uguale. Gli altri sono mossi dal desiderio di impadronirsi dell’infinita varietà del mondo femminile oggettivo. L’ossessione dei primi è lirica: nelle donne essi cercano se stessi, il proprio ideale, e sono sempre e continuamente delusi perchè l’ideale, com’è noto, è ciò che non è mai possibile trovare. Poichè la delusione che li spinge da una donna all’altra dà alla loro incostanza una sorta di scusa romantica, molte donne sentimentali sono commosse dalla loro ostinata poligamia. L’altra ossessione è un’ossessione epica e in essa le donne non trovano nulla di commovente: l’uomo non proietta sulle donne alcun ideale soggettivo, perciò ogni cosa lo interessa e nulla può deluderlo. E proprio questa incapacità di rimanere delusi ha in sé qualcosa di scandaloso. Agli occhi della gente, l’ossessione del donnaiolo epico appare senza riscatto (senza il riscatto della delusione). 
Poichè il donnaiolo lirico insegue sempre lo stesso tipo di donna, nessuno si accorge che egli cambia amante; gli amici gli causano continui malintesi, perchè non sono capaci di distinguere le sue amiche e le chiamano tutte con lo stesso nome.
Nella loro caccia alla conoscenza, i donnaioli epici  si allontanano sempre di più dalla bellezza femminile convenzionale, della quale si stancano presto, e finiscono irrimediabilmente per diventare dei collezionisti di curiosità.

Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere


 




sabato 17 marzo 2018

martedì 13 marzo 2018

The Future




Schiacciato tra un presente incalzante e invadente e un passato obeso e ingombrante, il futuro si assottiglia fino a scomparire. Non è più all'orizzonte. Per questo, oggi, è molto più naturale provare nostalgia che avere speranza. Riflettere sul passato diventa, cioè, l'unica possibilità di orientarsi e avere uno sguardo più ampio del presente, l'unico modo di immaginare il futuro. La nostalgia è anche una strada che non ha nulla di nostalgico. Individuare quello che non c'è più è un modo per capire che cosa abbia preso il suo posto e riconoscere ciò che è accaduto di nuovo, nel bene e nel male. La nostalgia è, cioè, prima di tutto, la scoperta di un metodo. E' uno sguardo che si concentra sulla mancanza per riconoscere quello che è arrivato, che individua nelle assenze i luoghi in cui si è annidato il presente. Quello che abbiamo perduto racconta chi siamo. Se il futuro non esiste e non è neppure immaginabile, il solo modo per guardarsi dall'alto, secondo una prospettiva storica ed esistenziale, è concentrarsi su quello che manca e ci manca in modo da comprendere con che cosa lo abbiamo riempito. Siamo anche quello che non abbiamo più.


Giacomo Papi, Inventario sentimentale












Augurio




Io mi auguro di avere in casa mia:
una donna provvista di prudenza,
un gatto a passeggio tra i libri,
e in tutte le stagioni amici
di cui non posso far senza

Apollinaire 










lunedì 12 marzo 2018

Resistenza




Quando non avevo più soldi, a Vienna, spendevo per i libri tutto quello che non avevo. A Londra, nell'epoca peggiore, in qualche modo riuscivo sempre a comprare libri, ogni tanto. Non ho mai imparato nulla in maniera sistematica, come gli altri, ma solo in improvvise eccitazioni. Cominciavano sempre nello stesso modo, il mio sguardo cadeva su qualcosa che poi assolutamente dovevo avere. Il gesto dell'afferrare, la gioia nel buttar via il denaro, il portare il libro a casa o nel locale più vicino, l'osservare, l'accarezzare, lo sfogliare, il mettere via per anni, poi l'epoca della nuova scoperta, quando l'urgenza si faceva sentire - tutto ciò è parte di un processo creativo di cui ignoro i particolari nascosti. Ma nulla, in me, accade altrimenti, e così dovrò comprare libri fino all'ultimo istante della mia vita, soprattutto se so con assoluta certezza che non li leggerò più.
È anche, credo, parte della mia ostinata resistenza alla morte. Non voglio sapere quali fra questi libri resteranno non letti. Sino alla fine non si può dire quali sono. Ho la libertà della scelta, fra tutti i libri che ho intorno posso sempre scegliere liberamente, e dunque ho il corso della vita nelle mie mani.

Elias Canetti, Il libro contro la morte







Ming










domenica 11 marzo 2018

sabato 10 marzo 2018

La verità




La verità è che tanta gente sta male e non ha il coraggio di dirlo. Il malessere, la sfiducia, la depressione generata dalla mancanza di lavoro e di prospettive, la disperazione sono dappertutto, stringono i carrelli della spesa sempre più vuoti o pieni di roba scadente, chiudono a doppia mandata le porte blindate di uffici, piccoli capannoni e appartamenti dove hanno staccato o staccheranno presto luce e gas, con le rate del mutuo o l'affitto arretrati, i debiti con lo Stato in sospeso e nei casi peggiori ipoteche e spettro incombente di un'asta giudiziaria che ti porterà via anche l'ultima sedia da sotto il culo.
Case dove le famiglie litigano, dove i figli escono sbattendo la porta perché non ne possono più di sentire parlare solo di soldi, crisi, niente lavoro, paura, paura, ammazzo qualcuno, ti ammazzo, mi ammazzo.
E intanto? Intanto sto male, intanto impazzisco.
In silenzio, per carità, che i vicini non sentano.
Piano, per pietà, che nessuno se ne accorga.
Finché si regge, finché si può.
Abbiamo imparato, stiamo imparando, che i muri di delimitazione, i confini, le città speciali si possono costruire anche senza cemento armato e mattoni, senza chilometri quadrati di acqua attorno o fossati scavati nella terra, senza incatenare le persone a un albero o a un pilone: disgregare un tessuto sociale può essere altrettanto efficace.

Simona Vinci, La prima verità





venerdì 9 marzo 2018

giovedì 8 marzo 2018

mercoledì 7 marzo 2018











Wood Wide Web













Genet / Pando



Pando, nello Utah, è un bosco di 40000 alberi che in realtà è un unico organismo










martedì 6 marzo 2018












L'ultima stagione




All’inizio ho scritto che questo sarebbe stato un 'tentativo di mettere ordine nella confusione'. Ma più scrivo e più mi domando: può la vita di un uomo essere definita in termini diversi dalla confusione? E la confusione non è, per sua stessa natura, qualcosa a cui è impossibile 'mettere ordine'? Si può spiegare un uomo negli stessi termini che si utilizzerebbero per descrivere un sistema di cablaggio elettrico?


Anche noi siamo alla ricerca dell’essenza delle cose. Quando le persone invecchiano come noi, un bel giorno si svegliano e scoprono che tutta la mole di eventi, accadimenti, storia e tecnologia, il variare delle abitudini hanno calato un velo d’ombra sulla loro vita. E a quel punto si chiedono: qual è il vero senso del mondo, oggi? Qual è il vero schema? E la maggior parte di loro non ha la benché minima idea di come rispondere a queste domande. 

Don Robertson, L’ultima stagione


 


lunedì 5 marzo 2018

sabato 3 marzo 2018

venerdì 2 marzo 2018

L'uomo nero




(...) Come mai questo Paese taglieggiato dalle camorre, desertificato dalla grande distribuzione, saccheggiato dalle banche, bastonato dalle tasse, espropriato degli spazi pubblici e delle certezze sindacali, come mai questa Italia derubata del futuro, che va in crisi per una nevicata, che si lascia togliere persino la libertà democratica delle preferenze elettorali, che vede i suoi figli sedati fin da piccoli dalle playstation e poi costretti, da grandi, a emigrare per sfamarsi, magari facendo i camerieri con una laurea in tasca, come mai un Paese simile, anziché fare la rivoluzione, diventa razzista?
La risposta è di un'ovvietà elementare. Esiste un legame strettissimo tra la nullità di una classe dirigente e il rialzarsi della tensione etnica. Quando i reggitori non sanno dare risposte alla gente, le offrono nemici. Funziona sempre, perché l'uomo nero da detestare abita in ciascuno di noi. I media lo sanno, e ci campano. I social figurarsi. Accusare il “forestiero” impedisce di pensare ai nemici interni e assolve la comunità “autoctona” dall'obbligo morale di interrogarsi sui propri errori. È così da secoli. La dissoluzione della Jugoslavia insegna. Dopo aver saccheggiato il paese, la dirigenza post-comunista, per non pagare il conto, ha scagliato serbi contro croati e quel che segue. Ammazzatevi tra voi, pezzi di imbecilli.
Che c'entra la Jugoslavia? C'entra eccome. È stata il primo segno di una malattia che oggi sta contagiando l'Unione europea e si chiama balcanizzazione. Che significa: trasferimento sul piano etnico di una tensione politica e sociale che altrimenti spazzerebbe via i responsabili della crisi, i ladri e i loro cortigiani. Lo sta facendo Erdogan, evocando nemici a destra e a manca. Lo ha fatto Trump per spuntarla alle elezioni. Lo ha fatto Theresa May che ora non sa come gestire il risultato - Brexit - di un voto da cui non pensava di uscire vittoriosa. Lo fanno i Catalani chiedendo di separarsi da Madrid. Gli vanno dietro i populisti austriaci pianificando reticolati al Brennero. Per non parlare dei belgi di lingua olandese e francese che si guardano a muso duro sotto le vetrate del palazzo dell'Ue a Bruxelles. Impotenza, mascherata di patriottismo.
Viviamo un momento drammaticamente complesso segnato dal tema immigrazione. Ne siamo sommersi e non sappiamo come gestirla. Non lo sanno nemmeno quelli che l'hanno messa in moto per avere lavoratori a basso costo. Volevano manodopera, e invece gli hanno mandato degli uomini. Non era previsto. Uomini che fanno figli e cercano la felicità. E allora ecco la pensata: trasformare l'immigrato in parafulmine, per farla franca. Farne un tema elettorale, semplificare la complessità, depistare la tensione su altri obiettivi, speculare sul naturale spaesamento e le nostalgie identitarie dei più deboli in una società globale che emargina ed esclude. Chi fomenta odio razziale, con o senza il rosario, non si limita a evocare tragici fantasmi di ieri, ma è anche complice dei ladri che costringono i nostri figli a emigrare. Li copre. Con la pressione etnica aiuta i caporali ad abbassare il costo del lavoro e l'economia illegale a campare di schiavi nei campi di pomodori. È così ovvio, benedetto Iddio. Ma allora perché i cosiddetti democratici, salvo poche eccezioni, non ne parlano? Per paura dei sondaggi? Per non andare contro il senso comune di una minoranza urlante?
Un giorno, presto o tardi, vi sarà imputato di avere taciuto. Perché anche dalla vostra pusillanimità discende l'osceno silenzio che nei treni e sugli autobus avvolge e lascia impunito chi, in questa vigilia elettorale, tuona contro l'uomo nero. È questo silenzio che ferisce e offende, più ancora del razzismo. Eppure sarebbe così facile svelare il trucco; dire che, un secolo fa, dicevano di noi italiani in America le stesse cose che oggi noi diciamo dei forestieri in Italia. E cioè che fanno troppi figli, rubano il lavoro alla gente, portano criminalità e malattie. Per mio nonno è stato così, a otto anni ha attraversato l'oceano da solo, per fame. Minore non accompagnato. Varrebbe la pena ricordarlo. Anche perché sono le stesse cose che, forse, altri Paesi diranno, domani, dei nostri figli.

Paolo Rumiz, La paralisi bianca e l’uomo nero,
la Repubblica, 26 Febbraio 2018 





















Servitù volontaria




Colui che tanto vi domina non ha che due occhi, due mani, un corpo, non ha niente di più dell'uomo meno importante dell'immenso ed infinito numero delle nostre città, se non la superiorità che gli attribuite per distruggervi. Da dove ha preso tanti occhi, con i quali vi spia, se non glieli offrite voi? Come può avere tante mani per colpirvi, se non le prende da voi? I piedi con cui calpesta le vostre città, da dove li ha presi, se non da voi? Come fa ad avere tanto potere su di voi, se non tramite voi stessi? Come oserebbe aggredirvi, se non avesse la vostra complicità? Cosa potrebbe farvi se non foste i ricettatori del ladrone che vi saccheggia, complici dell'assassino che vi uccide e traditori di voi stessi? Seminate i vostri frutti, affinché ne faccia scempio. Riempite ed ammobiliate le vostre case, per rifornire le sue ruberie. Allevate le vostre figlie perché abbia di che inebriare la sua lussuria. Allevate i vostri figli, perché, nel migliore dei casi, li porti alla guerra e li conduca al macello, li faccia ministri delle sue bramosie, ed esecutori delle sue vendette. Vi ammazzate di fatica perché possa trattarsi delicatamente nei suoi lussi e voltolarsi nei suoi piaceri sporchi e volgari. Vi indebolite per renderlo più forte e rigido nel tenervi la briglia più corta. E di tutte queste indegnità, che neanche le bestie potrebbero accettare o sopportare, voi potreste liberarvi se provaste, non dico a liberarvene, ma solo a volerlo fare. Siate decisi a non servire più, ed eccovi liberi. Non voglio che lo scacciate o lo scuotiate, ma solo che non lo sosteniate più, e lo vedrete, come un grande colosso al quale è stata tolta la base, piombare giù per il suo stesso peso e rompersi.”

Così Étienne de La Boétie, filosofo e scrittore francese, nel suo saggio “Discorso sulla servitù volontaria” descriveva il rapporto intercorso tra il tiranno e il popolo, che col suo comportamento avalla il potere che lo opprime. Probabilmente scritto intorno al 1540, il testo fu stampato per la prima volta nel 1576, diventando da allora un punto di riferimento e d’ispirazione per molti pensatori. Nei secoli successivi, i concetti ivi espressi saranno sviluppati per criticare ogni forma di autoritarismo e limitazione delle libertà. Secondo alcuni fu proprio con questo testo che iniziarono a porsi le basi di quella che in futuro sarà la disobbedienza civile. 
 





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