La
villa era in cima a un colle. Dalla terrazza sul davanti si godeva
una splendida veduta di Firenze; dietro c'era un vecchio giardino,
con pochi fiori ma con begli alberi, siepi di bosso tosato, vialetti
erbosi e una grotta artificiale dove una cascatella d'acqua sgorgava
fresca e argentina da una cornucopia. Costruita nel '500 da un nobile
fiorentino, la villa era stata venduta dai suoi impoveriti
discendenti a certi inglesi, e costoro l'avevano data temporaneamente
in prestito a Mary Panton.
(…)
Adesso, in giugno, quando stava a casa, Mary passava buona parte
della giornata sulla terrazza, da cui vedeva le cupole e le torri di
Firenze, oppure nel giardino sul retro.
Nelle
prime settimane del suo soggiorno aveva dedicato molto tempo ai
monumenti, aveva trascorso mattinate piacevoli agli Uffizi e al
Bargello, visitato le chiese e vagabondato a caso per le vecchie vie;
ma adesso scendeva di rado a Firenze, salvo per andare a pranzo o a
cena con amici. Si contentava di starsene in giardino, a leggere un
libro, e se aveva voglia di uscire preferiva salire sulla sua Fiat e
girare per la campagna. Niente superava l'incanto di quel paesaggio
toscano, con la sua raffinata semplicità; e quando gli alberi da
frutto furono in fiore, e i pioppi si ammantarono di foglie, di un
color tenero esultante tra il perenne grigioverde degli ulivi, lei si
era sentita nell'animo una leggerezza che aveva creduto le fosse per
sempre preclusa.
W.
Somerset Maugham, In villa
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