Il
coronavirus è stato sequenziato dai Cinesi e pubblicato su Lancet il
30 gennaio 2020:
Il
virus pare sia stato isolato da:
Giapponesi
il
31.01.2020
https://www.nippon.com/en/news/yjj2020013101568/japanese-institute-succeeds-in-isolating-wuhan-coronavirus.html
https://www.nippon.com/en/news/yjj2020013101568/japanese-institute-succeeds-in-isolating-wuhan-coronavirus.html
Francesi,
il
31.01.2020
https://www.pasteur.fr/en/press-area/press-documents/institut-pasteur-isolates-strains-coronavirus-2019-ncov-detected-france
https://www.pasteur.fr/en/press-area/press-documents/institut-pasteur-isolates-strains-coronavirus-2019-ncov-detected-france
Italiani,
il 2.02.2020
Le ricercatorici italiane sono state definite in tanti modi, tra cui, da La Repubblica, come “Gli angeli del virus”. Niente, due tette e una figa vengono prima di una professione.
Titoli
a gogo sul fatto che l’Italia sia stata la prima a isolare il
virus. Moti d’orgoglio, cazzi dritti su cui far sventolare il
tricolore, “visto cosa siamo capaci di fare?”. Tutte
manifestazioni d’orgoglio provenienti da chi, di solito passa le
giornate a scrivere e criticare i sovranisti.
A
seguito della notizia-fake sull’eccellenza tutta italiana e
blablabla, neanche 12 ore dopo si è entrati nel vortice dei fondi
dati alla ricerca, dei ricercatori precari, se stavamo in Germania,
se stavamo in America, se stavamo nel 1895 ecc.
In
queste 24 ore di giornalismo c’è stato tutto quello che andrebbe
detestato e combattuto: superficialismo nel dare una notizia non
notizia; maschilismo nel definire “angeli” due ricercatrici con
tanto di PhD; esaltazione della patria da chi ha sempre criticato i
sovranisti; esterofilia spicciola “all’estero danno più soldi,
mica come da noi”.
È
stato meraviglioso, grazie.
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