venerdì 15 maggio 2020

Felicità



Le finestre del soggiorno si aprivano su un balcone che dava sul giardino. In fondo, contro il muro, si levava un pero alto e snello nella pienezza di una rigogliosa fioritura; era perfetto, immobile contro il cielo verde giada. Bertha non poté fare a meno di sentire, anche da quella distanza, che non un bocciolo, non un petalo di esso era appassito. Giù, sotto il balcone, le aiuole di tulipani fitte di fiori gialli e rossi sembravano protendersi nel crepuscolo. Trascinandosi sulla pancia, un gatto grigio attraversò il prato, e un altro nero, la sua ombra, ne ricalcò le orme. 
(…)
Fu in quell'istante che Miss Fulton le "diede un segno".
"Avete un giardino?" domandò la voce fredda, assonnata.
Era così squisito da parte sua, che tutto ciò che Bertha potè fare fu obbedire. Attraversò la stanza, tirò le tende e aprì le lunghe finestre.
"Ecco!" disse in un soffio.
E le due donne rimasero in piedi l’una accanto all’altra a contemplare l’esile albero in fiore. Benchè fosse assolutamente immobile sembrava, come la fiamma di una candela, allungarsi, affilarsi, palpitare nell’aria luminosa, crescere e crescere via via che esse lo fissavano... fin quasi a toccare l'orlo della tonda argentea luna.
Quanto tempo rimasero lì? Entrambe, per così dire, rapite in quel cerchio di luce ultraterrena, comprendendosi perfettamente l’una con l’altra, creature di un altro mondo, attonite di quel che dovessero fare in questo, con tutto quel tesoro di felicità che gli ardeva dentro e grondava, in fiori d’argento, dalle mani e dai capelli

Katherine Mansfield, Felicità
  






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